Malala Yousafzai, Khadija Ryadi, Hiljmnijeta Apuk, Liisa Kauppinen

da | Dic 12, 2013 | Donne dal mondo

In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani che si celebra il 10 dicembre dal 1968 a New York, l’Onu premia quattro donne per il loro impegno in difesa degli altri.

 

Malala Yousafzai, Khadija Ryadi, Hiljmnijeta Apuk e Liisa Kauppinen sono le quattro donne scelte dalle Nazioni Unite per ilUnited Nations Human Rights Prize che sarà consegnato il 10 dicembre in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani che si celebra dal 1968, in occasione del 20esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, premiando coloro che si distinguono per il proprio impegno sul campo, ogni cinque anni.

Le vincitrici. Malala Yousafzai, la studentessa pakistana diventata un simbolo della lotta per il diritto allo studio femminile, è stata scelta perché ha continuato a dare prova di coraggio e di coinvolgimento per il rispetto dei diritti delle ragazze e delle donne. Khadija Ryadi lotta contro l’impunità, è impegnata contro le violazioni dei diritti umani e a favore della parità in Marocco, dove coordina una rete di 22 ong, dopo essere stata per anni presidente dell’Associazione marocchina per i diritti umani.

Hiljmnijeta Apuk, attivista kosovara e sostenitrice dei diritti delle persone affette da nanismo. Lavora per i disabili, anche attraverso la sua arte, e ha fondato e dirige la ong Little People of Kosovo. Liisa Kauppinen è presidente emerita della Federazione mondiale dei sordi in Finlandia. Nel 2006 ha lavorato per assicurarsi il riferimento ai linguaggi dei segni nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone disabili e ha da sempre un’attenzione particolare per le donne affette da disabilità e in generale.

I premiati inoltre sono Biram Dah Abeid, attivista anti-schiavitù della Mauritania, presidente dell’organizzazione Initiative de résurgence du mouvement abolitionniste de Mauritanie (Ira), da anni in prima linea a favore dell’abolizione effettiva della schiavitù e scarcerato nel settembre 2012 dopo pressioni internazionali, e una istituzione, la Corte Suprema messicana, per i progressi notevoli compiuti in materia di promozione dei diritti umani tramite le sue sentenze e nell’attuazione della Costituzione e degli obblighi del paese nell’ambito del diritto internazionale.

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