Donne, grammatica e media

da | Giu 29, 2014 | Appelli, Comunicati

Suggerimenti per l’uso dell’italiano – GiULiA giornaliste

Le donne hanno fatto carriera.
Arrivano in gran numero ai ruoli apicali.
Eppure nell’informazione restano invisibili. Sono passati quasi trent’anni dalle Raccomandazioni per un uso non essista della lingua italiana di Alma Sabatini, e il giornalismo, con poche eccezioni, continua a definirle al maschile: può essere incinta, ma resta ministro.

La discriminazione di genere che ancora oggi, e non solo in Italia, vede le donne in posizione di svantaggio rispetto agli uomini in campo lavorativo, economico, sociale, familiare, si manifesta anche nel modo in cui esse vengono descritte attraverso il linguaggio. Anche i media continuano spesso a trasmettere l’immagine di una società costruita al maschile: la donna appare come un essere inadeguato o addirittura inferiore rispetto all’uomo, se ne sottolineano i tratti fisici o della vita privata più del peso sociale e politico, la si definisce tranquillamente al maschile se riveste un ruolo di rilievo in campo istituzionale o professionale.
La donna può essere una velina, una casalinga, o anche una dottoressa, ma solo raramente, un’architetta, una chirurga o una prefetta.
Questo lavoro presentato oggi dall’associazione Gi.U.Li.A., intitolato Donne, grammatica e media, è stato pensato per colmare una lacuna nell’uso che l’informazione fa della lingua italiana. Ripartendo dalle regole della grammatica. Contiene alcune importanti proposte operative, utili a far superare dubbi e perplessità circa l’adozione del genere  femminile per i nomi professionali e istituzionali alti, suggerendo soluzioni di facile applicazione e di buon senso, per usare le stesse parole dell’autrice Cecilia Robustelli.

Si può dire ministra? E ingegnera? Esiste il femminile di questore? È meglio avvocata o avvocatessa? Forse è preferibile donna sindaco o donna ingegnere? E poi è proprio necessario usare sempre entrambe le forme, maschili e femminili, quando ci si riferisce a uomini e donne? Quindi è obbligatorio dire, per esempio, i consiglieri eletti e le consigliere elette sono stati invitati e sono state invitate a entrare? Oppure è preferibile i consiglieri e le consigliere eletti/e sono stati/e invitati/e a entrare? O è possibile fare l’accordo solo al maschile: i consiglieri e le consigliere eletti sono stati invitati a entrare?

Una guida consultabile da tutti, ma pensata soprattutto per giornaliste e giornalisti. Affinché l’informazione riconosca, rifletta e rispetti le differenze, a partire da un uso corretto del linguaggio.
C’è una richiesta forte, che dalla società sale verso l’informazione: aiutare il cambiamento culturale per fare ell’Italia un paese egualmente per donne e per uomini. La cultura cambia e la lingua, soprattutto, evolve. Come ci spiega Nicoletta Maraschio, presidente onoraria dell’Accademia della Crusca nella sua prefazione. Il rischio per la nostra lingua è quello di continuare a trasmettere una visione del mondo superata, densa di pregiudizi verso le donne e fonte di ambiguità e insicurezze grammaticali e semantiche. Recentemente anche l’Accademia della Crusca si è pronunciata in tal senso e vi ha dedicato numerosi interventi. Perché il femminile esiste, basta usarlo.

L’autrice Cecilia Robustelli è docente di Linguistica Italiana all'Università di Modena e Reggio Emilia. Ha svolto attività scientifica e didattica in Inghilterra (Univ. di Reading, Londra Royal Holloway e Cambridge) e Stati Uniti presso la Cornell University. I suoi campi di ricerca sono la sintassi storica, la storia della grammatica, il linguaggio di genere e la grammatica dell'italiano contemporaneo. Collabora con l'Accademia della Crusca sui temi del genere e della politica linguistica italiana in Europa.

Gi.U.Li.A. Giornaliste – www.giuliagiornaliste.it – giuliagiornaliste@gmail.com
Donne, grammatica e media.
Suggerimenti per l’uso dell’italiano

Chi è Gi.U.Li.A.
Gi.U.Li.A. è nata da una ribellione. La disobbedienza di un gruppo di giornaliste che non si riconoscevano nel modo in cui l’informazione racconta, e tratta, le donne. Cronache di umiliazioni, di ragazze-tangenti, di uomini potenti e di logiche politiche che premiavano corpi e schiacciavano ingegni, di collaborazioni d’oro e ministeri elargiti per meriti estetici, mentre la popolazione femminile faticava a trovare lavoro, asili nido e rappresentazione.
Ci siamo così ritrovate e unite attorno a un Manifesto e un acronimo (giornaliste unite libere autonome). Dapprima un semplice drappello di amiche e colleghe, che in brevissimo tempo è cresciuto fino a superare le attuali 800 adesioni. Tutte ci riconosciamo negli obiettivi del nostro Manifesto: promuovere l’uguaglianza dei generi nella società con particolare attenzione al mondo del giornalismo e battersi contro discriminazioni e resistenze; difendere l’immagine della donna dall’uso umiliante di merce o tangente, costruendo una sua rappresentazione mediatica aderente alla realtà e rispettosa delle differenze; battersi per la libertà e l’autonomia dell’informazione, intesa
come bene comune, e per un servizio pubblico indipendente.
Nel 2012 Gi.U.Li.A. si è costituita in associazione nazionale con sede a Roma, organizzata per realtà territoriali. Si è battuta accanto ad altre associazioni di donne democratiche e sindacali per difendere diritti (legge 194, lavoratrici madri, norme anti-femminicidio, contratto di servizio Rai, democrazia paritaria…).
Soprattutto ha costruito propri progetti, mirati a incidere su chi i media li fa e su chi ne fruisce: un sito di informazione (www.giuliagiornaliste.it), corsi di genere ai master universitari per futuri giornalisti, corsi di ormazione per giornalisti, dibattiti e manifestazioni prendendo a spunto i casi di cronaca, spettacoli teatrali che mettono in rilievo le analogie tra la cultura alta e l’attualità quotidiana nella tragedia del femminicidio (Desdemona e le altre), video sulla rappresentanza femminile, il concorso fotografico annuale Lo Sguardo di Giulia. E il presente manuale d’orientamento linguistico ad uso delle redazioni.

SCHEDA
Titolo:
Donne, grammatica e media. Suggerimenti per l’uso dell’italiano
Autrice:
Cecilia Robustelli, professoressa associata presso l'Università di Modena e Reggio Emilia, da anni consulente per l'Accademia della Crusca sulle questioni linguistiche di genere
Prefazione:
Nicoletta Maraschio, presidente emerita dell'Accademia della Crusca
A cura di:
Maria Teresa Manuelli, giornalista, segretaria nazionale dell’Associazione Gi.U.Li.A.

Sintesi:
Le donne hanno fatto carriera. Arrivano in gran numero ai ruoli apicali. Eppure nell'informazione restano invisibili. Sono passati quasi trent'anni dalle “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana” di Alma Sabatini, e il giornalismo, con poche eccezioni, continua a definirle al maschile: può essere incinta, ma resta ministro. Questo lavoro è stato pensato per colmare una lacuna nell'uso che l'informazione fa della lingua italiana. Ripartendo dalle regole della grammatica. Una guida consultabile da tutti, ma pensata soprattutto per giornaliste e giornalisti. Affinché l'informazione riconosca, rifletta e rispetti le differenze, a partire da un uso corretto del linguaggio. All'interno si trovano anche un'intervista a Sergio Lepri, storico direttore dell'Ansa e primo a introdurre sui giornali il femminile delle cariche istituzionali, e un piccolo vocabolario delle professioni al maschile e femminile.
Per una rapida consultazione.
Pagine:
80
Editrice:
Giulia Giornaliste
Patrocini:
Inpgi, Fnsi, OdG Lazio e OdG Lombardia
Sostenitrici:
Snoq Donne e Informazione, Cpo Usigrai
Gi.U.Li.A. Giornaliste – www.giuliagiornaliste.it – giuliagiornaliste@gmail.com