Femmicidi in Italia. Due pesi, due misure

da | Nov 21, 2014 | Donne e violenza di genere

di Elena Guerra

Quasi 20 casi in meno rispetto al 2013 ma le donne in Italia continuano a morire per mano degli uomini, spesso mariti o conviventi. I media che raccontano i fatti mettono l’accento su nazionalità o religione del colpevole, giustificando l’offender quando a uccidere è un italiano.

20.11.2014:In Italia sono state uccise diciannove donne in meno rispetto al 2013. Un dato positivo guardando ai femmicidi avvenuti nel nostro Paese secondo il report parziale del 2014, tratto dalla ricerca condotta da Cristina Martini di ProsMedia dal titolo “Uomini che odiano le donne. Come l’agenzia di stampa Ansa rappresenta i casi di femmicidio secondo la nazionalità dei protagonisti”.

Sono infatti 96 le donne (rispetto alle 115 dello stesso periodo del 2013) morte per mano di uomini che conoscevano bene, per lo più tra le mura domestiche, dal primo gennaio fino al 31 ottobre 2014. Mogli, mamme, fidanzate, assassinate da chi le voleva possedere, da chi ha troncato la loro vita perché “o sei mia, o non sarai di nessun altro”. Le donne uccise in quanto donnesono italiane nell’82% dei casi (79), mentre per il 18% sono straniere (17). Tra queste, le nazionalità più ricorrenti sono rumena e ucraina, dati in linea con la fotografia emersa dal “Dossier Statistico Immigrazione – Rapporto Unar 2014, Dalle discriminazioni ai diritti” dove oltre la metà (51,1%) degli stranieri in Italia proviene da soli cinque Paesi (Romania, Ucraina, Albania, Marocco e Cina). Chi le ha uccise? In 40 casi sono i mariti (42%), ma anche figli, compagni, ex fidanzati e coinquilini. In quattro femmicidi sono i clienti a compiere l’atto criminoso. Le armi sono nel 40% da taglio e quindi compatibili con la realtà domestica (coltelli). I colpevoli italiani sono il 71% (68 colpevoli), 16 sono stranieri (17%) e 12 non identificati (12%). Gli offender sono per la maggior parte rumeni e albanesi, e dei 16 offender stranieri, il 68% ha ucciso le loro fidanzate straniere e il rimanente 32% ha ucciso donne italiane, ma pur sempre loro compagne, anche di una vita.

La logica dei media nel raccontare i femmicidi spesso è spietata. Per ilkiller straniero le cause si cercano nella nazionalità – spiega Cristina Martini –: spesso il femmicidio è ricondotto a cause religiose e culturali, ponendo l’accento sulla diversità che li contraddistingue. Se iprotagonisti sono italiani, gli ambienti in cui avviene il delitto sono descritti comefamiglie apparentemente normali, anche dalle parole dei vicini di casa e dei conoscenti, la cui serenità è interrotta dall’episodio violento. Il linguaggio è più crudo e colpevolizzante quando l’uomo assassino è straniero; più comprensivo e giustificanter quando a colpire è la mano di un killer italiano.

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