Iran, Nazanin Zaghari-Ratcliffe detenuta e trasferita in isolamento in un reparto psichiatrico

da | Lug 23, 2019 | Donne dal mondo

Ellie Kennedy, di Amnesty International Regno Unito, chiede la scarcerazione detenuta anglo-iraniana trasferita al reparto pschiatrico dell'ospedale Imam Khomeini, a Teheran

 

“Ancora una volta temiamo che le autorità iraniane stiano giocando con la salute e il benessere di Nazanin”.

Questo l'allarmato commento di Ellie Kennedy, di Amnesty International Regno Unito, a seguito della notizia che la detenuta anglo-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe è stata trasferita dalla prigione di Evin al reparto pschiatrico dell'ospedale Imam Khomeini, nella capitale Teheran.

“Il fatto che questa decisione sia stata presa senza coinvolgere la famiglia lascia capire che l'obiettivo non fosse tanto quello di prendersi cura di Nazanin quanto di esercitare pressione sulle autorità britanniche”, ha aggiunto Kennedy.

“Già in passato le autorità iraniane hanno fatto ricorso a una serie di pressioni sui prigionieri o li hanno usati come pedine di scambio durante crisi politiche. Dopo tutto ciò che Nazanin e la sua famiglia hanno passato, è veramente arrivato il momento che le autorità di Teheran pongano fine a tutto questo, la rilascino e le consentano di tornare nel Regno Unito insieme a sua figlia Gabriella”, ha concluso Kennedy.

Ulteriori informazioni
Nazanin Zaghari-Ratcliffe è stata arrestata il 3 aprile 2016 quando stava per lasciare l’Iran con la figlia Gabriella, che allora aveva solo 22 mesi, per tornare nel Regno Unito dopo aver visitato la sua famiglia a Teheran.

Prima di essere presa in custodia, è riuscita a lasciare la figlia ai nonni materni, che l’avevano accompagnata all’aeroporto. Le autorità però hanno confiscato il passaporto britannico della piccola Gabriella che ancora oggi, a distanza di oltre tre anni, è bloccata in Iran.

Dopo mesi di detenzione in isolamento senza poter contattare un avvocato, nel settembre 2016 è stata condannata a cinque anni di carcere per “spionaggio”: un'accusa infondata, dal momento che fino al momento del suo arresto Nazanin Zaghari-Ratcliffe lavorava come project manager alla Thomson Reuters Foundation, un ente non-profit che promuove il progresso socio-economico, il giornalismo indipendente e lo stato di diritto.

Nel corso degli anni in carcere le condizioni fisiche e psichiche di Nazanin sono peggiorate. Dopo la condanna, la disperazione è arrivata a tal punto che Nazanin ha scritto al marito confessandogli di pensare al suicidio. Recentemente ha sviluppato noduli al seno e secondo il marito Richard, che da Londra porta avanti la campagna per la scarcerazione, non ha mai ricevuto cure mediche adeguate.

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