Nessrin Abdalla: “Noi donne curde addestrate a resistere L’Europa si svegli non abbiamo più tempo”

da | Ott 13, 2019 | Interviste/Video

di Linda Laura Sabbadini per la Stampa

 

Continua l'offensiva turca nel Nord della Siria dopo le minacce. Bombardamenti su molte città e aree circostanti. È il caso di Kobane, Tell Abiad,
Sere Kaniye, Komshlu, Amuola. Bombardamenti da terra e dal cielo che colpiscono pesantemente la popolazione civile.
Nessrin Abdalla, 38 anni, comandante curda dell'Unità di protezione popolare delle donne dell'Ypg che raccoglie 8.000 donne e sua portavoce
combatte in queste zone nel Nord della Siria. È componente del Consiglio della Sdf che coalizza tutte le forze per la Siria Democratica dal 2015. Una donna forte, fiera di combattere per il suo popolo e la pace. Ci racconta che cosa sta succedendo, dietro le sue parole il rumore delle bombe.

Come vede la situazione nel Nord Est della Siria?
«La situazione è molto critica. Per 8 anni noi curdi non abbiamo sparato neanche un colpo contro i turchi. Siamo un popolo pacifico, non amiamo le armi, non amiamo ostentarle, noi le usiamo solo per difenderci ed evitare massacri. Perché il nostro fine è vivere in pace liberi. I turchi non si sono comportati nello stesso modo. Ci attaccano con artiglieria pesante da terra e dal cielo. Noi per ora li stiamo respingendo, ma già contiamo decine e decine di vittime».

Che cosa la preoccupa di più?
«Due cose. La prima è che la Turchia fa parte della Nato e possiede un esercito molto forte, incomparabilmente più forte del nostro, anche dal punto di vista tecnologico. Noi abbiamo armi da difesa, e la forza di un popolo compatto. Curdi, arabi, armeni, yazidi, turcomanni siamo uniti, uomini e donne. Loro hanno le tecnologie avanzate della Nato. C'è una grande sproporzione. La seconda è che la Turchia incoraggia l'Isis. L'Occidente deve capire che l'Isis non è finito. In tutte le città ci sono le loro cellule segrete. L'esercito turco sta cercando di colpire le prigioni dove si trovano prigionieri dell'Isis per liberarli. Se succederà ne subiremo tutti le conseguenze, non soltanto noi».

Potrebbero riuscirci?
«Potrebbero, ma combatteremo per difendere la nostra libertà. Nei campi dove sono le famiglie dell'Isis, le donne incendiano le tende per
richiamare l'attenzione della Turchia. In particolare nel Campo di El Hawl ci sono 75000 famiglie dell'Isis e le donne oltre a incendiare le tende urlano continuamente “la libertà è vicina” e manifestano, sanno benissimo che la Turchia è loro alleata».

Che cosa direbbe all'Europa?
«Di fare presto. Di non rimanere inermi. Ogni giorno che passa aumenta il pericolo. Una crescita esponenziale. Ricordatevi tutti che noi vi abbiamo liberato dallo Stato islamico, ora dovete fare la vostra parte, prima che sia troppo tardi. Noi ce lo aspettiamo. E se lo farete a guadagnarci non saremo solo noi, ma voi stessi e la democrazia, perché la Turchia ha intenzione di liberare e i prigionieri Isis e tutti ne
pagheremo le conseguenze».

Che cosa vuole dire agli Stati Uniti?
«Ci avete traditi ritirando le vostre truppe. Non è il momento di riportare i vostri soldati a casa. Siamo un popolo pacifico, non siamo terroristi. Ripensateci».

Che cosa potrebbe fare la Comunità internazionale?
«Molte cose. Stabilire una nofly zone della regione, far applicare alla Turchia la legge della “non invasione”, prevedere sanzioni economiche contro la Turchia. La Turchia fa parte della Nato. La Nato deve fermare la Turchia. Se non lo farà diventerà complice di quello che succederà».

Che clima c'è nella popolazione?
«In questa zona vivono 7 milioni di persone, di questi un milione e mezzo sono rifugiati iracheni e siriani.
Nelle città le scuole sono chiuse e così gli uffici pubblici e privati, i mercati. Città quasi deserte in molte ore della giornata che si animano delle mobilitazioni del nostro popolo che sono cominciate già da due mesi, dalle prime minacce di Erdogan. Tante donne si stanno addestrando, madri e figlie, giovani e anziane. Abbiamo costruito da due mesi un consiglio militare in ogni città».

Come vede il futuro?
«Rosa. Sogno la libertà e la democrazia per il nostro popolo e per il mondo intero. Donne e uomini che vivono in pace con pari diritti.
Non abbasseremo la testa, lottiamo per la nostra libertà. E ci crediamo. Noi vogliamo la democrazia vera e il rispetto di tutte le popolazioni, religioni, identità. Loro vogliono far tornare il terrore. In nome dei nostri valori comuni, in nome della democrazia, sosteneteci.
Non lasciate che vada avanti il massacro. Non ci arrenderemo mai». 

VIDEO: 
https://video.lastampa.it/esteri/la-comandate-curda-dell-ypg-loro-vogliono-far-tornare-il-terrore-e-noi-non-ci-arrenderemo-mai/104612/104627?