Ha diritto al risarcimento del danno morale la donna maltrattata per gelosia, 11 aprile 2011

da | Apr 20, 2011 | Anno 2011

Quattromila euro per una gomitata. Il Tribunale di Varese rivendica la parità fra i sessi.


Ha diritto a essere risarcita anche dei danni morali la donna maltrattata dal partner per questioni di gelosia e al di là dell’assoluzione di lui in sede penale.
Lo ha sancito il tribunale di Varese (relatore Dott. Giuseppe Buffone) che con una sentenza del 24 febbraio 2011, ha riconosciuto il danno morale (4mila euro) a una donna che aveva preso dal partner una gomitata.
Lui stesso aveva accompagnato la signora al pronto soccorso ma aveva dichiarato di averla solo strattonata. lui lo aveva denunciato ma il gup lo ha assolto per mancanza di prove.
Quindi la donna ha chiesto i danni. il tribunale lo ha riconosciuti sottolinenando la assoluta parità di diritti fra uomini e donne. in particolare in un passaggio chiave di questa interessante sentenza si legge che “l’espressione "violenza contro le donne" comprende tutti gli atti di violenza contro il genere femminile che si traducono, o possono tradursi, in lesioni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata. l’atto violento verso la donna espone il responsabile al sicuro obbligo del risarcimento del danno, ex art. 2059 c.c., da personalizzare però con particolare attenzione. la violenza degli uomini nei confronti delle donne, infatti, non costituisce meramente un problema di salute pubblica, ma anche: una questione di diseguaglianza tra donne e uomini, ambito in cui l’unione europea ha il mandato per intervenire; una violazione dei diritti umani, segnatamente il diritto alla vita, alla sicurezza, alla dignità, all’integrità mentale e fisica nonché alla scelta e alla salute sessuale e riproduttiva; un ostacolo alla partecipazione delle donne alle attività sociali, alla vita politica, alla vita pubblica e al mercato del lavoro e può portare le donne all’emarginazione e alla povertà; un impatto negativo duraturo sulla salute mentale ed emotiva dei figli che può innescare un ciclo di violenza e di abusi che si perpetua di generazione in generazione.
Per i motivi illustrati, la posta risarcitoria deve comprendere non solo il mero danno alla salute ma anche il pregiudizio per le gravi sofferenze morali patite dalla vittime, senza alcuna attenuante o riduzione”.