6 Febbraio – Giornata internazionale per l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili, di Aurora Amendolagine

da | Feb 5, 2012 | L'opinione

6 Febbraio – Giornata internazionale per l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminiliQuale impegno per l’Italia? 

Il 6 febbraio si celebra la Giornata internazionale per l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili, una pratica cui sono state sottoposte circa 140 milioni di donne nel mondo. In occasione di questa giornata AIDOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo, indirizza una lettera aperta ad alcuni ministri del governo Monti per chiedere i fondi che dovrebbero essere stanziati ogni anno come sancito dalla legge n.7/2006. 

Negli anni passati l’Italia si era distinta in questo campo perché metteva in atto sia misure volte a prevenire la pratica nel nostro paese, sia misure di cooperazione allo sviluppo.
In particolare la legge n. 7/2006 per la prevenzione ed il divieto della mutilazione genitale femminile è considerata un esempio a livello internazionale, perché non si limita alle misure penali. È, infatti, l’unica legge al mondo ad aver previsto, nel suo primo capitolo, attività di prevenzione volte a scoraggiare la pratica, e dunque a limitare il ricorso a misure penali, e a stabilire per tali attività e per la gestione di un numero verde di segnalazione un finanziamento pari a complessivi 5 milioni di Euro l’anno a partire dal 2005.

Negli anni i finanziamenti erogati sono stati progressivamente tagliati e  ora poco o nulla si sa dei fondi che ogni anno la legge n. 7/2006 mette a disposizione le attività di prevenzione. Inoltre poco si conosce anche di come siano stati spesi, se lo sono stati, i fondi erogati negli anni precedenti.
I tagli di bilancio, dunque, rischiano di porre fine anche a queste attività?

La lettera aperta che AIDOS indirizza ai ministri del Welfare con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero, della Salute Renato Balduzzi,  degli Esteri Giuliomaria Terzi  di Sant’Agata e della Cooperazione e Integrazione Andrea Riccardi vuole essere quindi un richiamo all’impegno dell’Italia per promuovere l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili, un impegno che non può venire meno proprio nel momento in cui si registrano i primi progressi verso l’abbandono definitivo della pratica e dunque verso il pieno godimento dei diritti umani anche per le donne e bambine finora sottomesse a questa norma sociale.  

Per questo AIDOS:

– Chiede alla Ministra del Welfare con delega alle Pari Opportunità di chiarire come siano stati spesi i fondi a disposizione per le campagne informative e di sensibilizzazione da realizzare in collaborazione con le organizzazioni della società civile e le comunità di migranti, i programmi di aggiornamento degli/lle insegnanti e il monitoraggio delle strutture sanitarie, di cui all’art. 3 della legge, pari a 2 milioni di Euro l’anno a partire dal 2005, considerato che l’unico bando per progetti è stato emesso nel 2008, e i 21 progetti finanziati attraverso tale bando sono stati realizzati tra il 2009 e il 2010.

– Chiede al Ministro della Salute di conoscere la destinazione e l’uso dei finanziamenti di cui all’art. 4 della legge, pari a 2,5 milioni di Euro l’anno, considerato che non è stato mai pubblicato un resoconto delle attività di formazione condotte dalle Regioni, così da avere un quadro dei servizi sanitari dove sia possibile trovare personale formato e sensibile.

– Infine, considerato che all’art. 7 della legge si stabilisce di realizzare, nell’ambito delle attività di cooperazione allo sviluppo, “progetti di formazione e informazione diretti a scoraggiare tali pratiche”, chiede al Ministro degli Esteri e al Ministro della Cooperazione e Integrazione di rinnovare il sostegno finanziario al Fondo UNFPA-UNICEF sulle mutilazioni dei genitali femminili, attualmente il più importante programma internazionale di prevenzione della pratica, alla cui costituzione l’Italia aveva partecipato attivamente, pur riducendo poi progressivamente il suo supporto concreto.

Ovunque nel mondo, grazie all’impegno di organizzazioni internazionali, governi e organizzazioni della società civile, si registra un progresso verso l’abbandono della pratica. Ma questo, e il ritmo che prenderà negli anni a venire, dipendono davvero dall’impegno concreto a sostegno di attività di sensibilizzazione, informazione e formazione, che possano favorire la scelta, individuale e personale, di ciascuna famiglia di porre fine a una tradizione considerata finora essenziale per assicurare a una donna il matrimonio e le tutele che ne derivano.

Oggi più che mai, mentre la crisi finanziaria domanda a noi tutti di fare dei sacrifici, è importante che l’Italia non venga meno a questo impegno, anche perché l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili ha un impatto diretto sul raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio 3 sull’uguaglianza di genere, 4 sulla salute infantile e 5 sulla salute materna, per i quali anche l’Italia è impegnata attivamente.