MARK RUTTE IL SIGNOR NO DELL'EUROPA

da | Lug 22, 2020 | L'opinione

di Elisabetta Righi Iwanejko

Niente di personale. Perchè in realtà il premier olandese colpendo l'Italia, voleva indebolire l'asse franco-tedesco. Dopo 4 giorni e 4 notti, i leader europei hanno raggiunto lo storico accordo sul Recovery Fund con una dotazione di 750 miliardi di euro, di cui 209 destinati al nostro paese. Comunque Mark Rutte è salito alla ribalta della cronaca. Assieme ad Angela Merkel, Cancelliere dal 2005, e Viktor Orban, alla guida dell'Ungheria dall'aprile 2010 dopo la parentesi 1998-2002, è il capo di governo più longevo.
Primo Ministro del Regno di Olanda dall'ottobre 2010, ha sfatato le tradizioni storiche poichè l'ultimo liberale alla testa dell'esecutivo tulipano era addirittura datato 1913. La consuetudine vedeva avvicendarsi democristiani e laburisti, le due classiche forze partitiche, da sempre maggioritarie. Rutte ha sconvolto gli equilibri, coinvolgendo in un primo momento nell'alleanza parlamentare la destra populista, euroscettica, xenofoba di Geert Wilders che ha imposto la stretta sulle politiche dell'immigrazione. Una posizione peraltro condivisa da democristiani e liberali, che ha ridimensionato alle elezioni del 2012 la destra di Wilders, da allora non più ago della bilancia, e ridotta a contenitore di protesta.
Rutte è un perfetto interprete del modo di vivere olandese. Malgrado sia l'uomo politico più importante del paese, abita in una casa minuscola, guida un'utilitaria, lo puoi incontrare al supermercato. Ha difeso gli interessi nazionali di un popolo traumatizzato dalla bolla immobiliare di inizio XXI secolo che grava ancora come una spada di Damocle sull'economia. La creazione di un vero e proprio paradiso fiscale nel cuore dell'Ue ha attirato varie multinazionali straniere, tra cui la Fiat, grazie ad un sistema di accordi bilaterali contro la doppia imposizione stipulati con gli stati che sono da anni paradisi fiscali.
“Un buco nero che dilapida il gettito fiscale degli altri paesi membri”. Questa la denuncia dell'ex Commissario Europeo all'Economia Pierre Moscovici. L'Italia perde annualmente un 19% di entrate tributarie stimabili in oltre 7 miliardi di euro. Una distorsione dell'architettura comunitaria che è stata tacitamente accettata, etichettando Olanda, Eire, Lussemburgo ottimizzatori fiscali, ossia uno stratagemma contabile in vista della tanto agognata armonizzazione dei sistemi fiscali. Una questione che costituisce uno dei punti deboli dell'unione monetaria e legata alla vicenda degli eurobond. Rutte ha i conti in ordine, entrate e investimenti in crescita favoriti da una legislazione flessibile e tollerata da Bruxelles, imperniati sul cosiddetto “check the box” che consente ad una società straniera di sottrarsi al fisco nazionale.
Elisabetta Righi Iwanejko