Violenza, l'Italia inadempiente sulla Convenzione di Istanbul, check richiesto entro 5 mesi

da | Ott 27, 2020 | Donne e violenza di genere

 

L'Italia ha cinque mesi di tempo per dimostrare al Consiglio d'Europa di non essere inadempiente sulla Convenzione di Istanbul firmata e ratifiata per contrastare la violenza di genere. Entro il 31 marzo 2021 le autorità italiane devono fornire «informazioni sulle misure adottate o previste per garantire un'adeguata ed efficace valutazione e gestione del rischio». In particolare viene richiesto un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione con dati statistici sul numero delle denunce ricevute, dei tempi medi di risposta delle autorità, e del numero di ordini di protezione attuati.

Per il Comitato dei Ministri, «il sistema italiano ostacola ancora l'accesso alla giustizia delle donne sopravvissute alla violenza domestica, come dimostra l’alto numero di archiviazioni preprocessuali delle denunce», ha spiegato l’avvocata Titti Carrano, che ha curato il ricorso alla Corte di Strasburgo per il caso Talpis (un uomo nel 2016 ha ucciso il figlio della signora Talpis riducendola in fin di vita, nonostante le precedenti denunce per violenza presentate dalla donna).

La Corte di Strasburgo aveva condannato l’Italia e avviato una procedura di verifica sul sistema antiviolenza italiano, chiedendo al nostro paese di risolvere le criticità che avevano portato alla mancata protezione della donna e di fornire i dati che consentissero di monitorare i progressi dichiarati dal governo.

«I dati forniti dal governo riguardano solo il 2018 e sono stati ritenuti non solo insufficienti, ma allarmanti» ha rimarcato Elena Biaggioni, referente del Gruppo avvocate di D.i.Re, che insieme a Titti Carrano ha preparato la memoria. «Tutte le azioni e informazioni chieste dal Comitato dei Ministri all’Italia sono le stesse che D.i.Re chiede da tempo e che sono il punto di partenza per il contrasto alla violenza maschile sulle donne», aggiunge Biaggioni.

«Il Comitato dei Ministri non solo ha valutato il sistema legislativo italiano, ma chiede qualcosa in più in termini di prevenzione in ordine alla diffusione dei centri antiviolenza e alle risorse a loro disposizione».

Sotto la lente di ingrandimento la revisione dell’Intesa Stato-Regioni che governa il sistema antiviolenza dal 2014, per fissare criteri minimi per qualificarsi come servizi specializzati per le donne in linea con la Convenzione di Istanbul e rendere l'accesso ai finanziamenti pubblici dipendente dall'adempimento a tali criteri.

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