4 novembre 2022
Webinar #51 DiCulther
Ringrazio Carmine Marinucci e Diculther per questo percorso che stiamo condividendo e che ogni volta si arricchisce di sollecitazioni nuove.
Nel percorso avviato verso la costruzione sul futuro dell’Europa riteniamo centrale rispondere alle sfide della modernità e del post pandemia nel New Bauhaus Europeo, per una transizione sostenibile dell’Europa, la diffusione della cultura digitale per affrontare le sfide sociali,favorire la coesione sociale e il superamento dei divari territoriali.
L’integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell’Unione non è sufficiente: vogliamo fare dell’uguaglianza di genere una priorità dell’Unione europea perché parità di genere significa poter legiferare meglio e creare benessere per tutte e per tutti.
Al centro delle attività in corso abbiamo posto la ‘creatività’ dei giovani e delle giovani donne per “garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarli al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro” attraverso un insieme integrato di approcci scientifici, culturali e formativi, di processi e di metodi finalizzate alla costruzione di un sistema di competenze digitali consapevoli, abilitate alla co-creazione e alla sostenibilità, per costruire il futuro del “dopo pandemia” e del “dopo guerra” che non sarà più necessariamente un semplice ritorno alla situazione precedente, ma sempre di più o spartiacque netto tra un prima ed un dopo, per offrire un futuro positivo ai nostri giovani e all’Europa.
Il futuro per l’Europa che verrà dovrà essere costruito con le competenze,la conoscenza, la creatività e la crescita all’interno di un ambiente di sviluppo più ampio legato alla sostenibilità, dove con il termine “sostenibilità” non s’intende solo quella ambientale, ma anche quella sociale, culturale, economica ed amministrativa, dove il denominatore comune è la cultura.
In questo scenario , i temi legati all’empowerment delle donne e al diritto al benessere collettivo sono centrali.
Le nostre preoccupazioni riguardano:
– il tema della disoccupazione femminile e quindi il tema del diritto al lavoro,
– le disuguaglianze economiche, in particolare le disparità salariali tra i sessi,
– il regresso dei diritti delle donne compresi i diritti delle persone LGBTIQ,
– la sotto-rappresentazione delle donne nel processo decisionale,in politica e nell’economia,
– la violenza contro le donne e le molestie sui luoghi di lavoro,
– i nostri diritti in materia di salute e di benessere.
Il tema centrale rimane quello della disoccupazione femminile e quindi il tema del diritto al lavoro.
Ora è la prima volta che l’Europa e in particolare l’Italia puo’ affrontare il tema delle diseguaglianze con un programma di investimento della portata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR.
Conseguire una maggiore equità di genere è, infatti, uno dei tre obbiettivi trasversali del PNRR accanto all’equità generazionale e a quella territoriale.
Da un lato, il requisito di perseguire l’equità di genere risponde alle linee guida dell’Europa su come investire le risorse del PNRR, dall’altro, la pandemia da Covid ha messo al centro del dibattito politico ed anche mediatico una maggiore assunzione di consapevolezza dell’importanza del lavoro delle donne per il riequilibrio del sistema economico in generale.
Oggi vorrei portare la riflessione su due aspetti per noi fondamentali:
– Il tema delle Certificazioni e delle validazioni di Competenze. Spesso molte donne, cosi come molti giovani devono far fronte a questa criticità. Cito solo per inciso il grande problema del riconoscimento delle competenze delle giovani donne in fuga da Kabul, da noi accolte all’interno del progetto dei Caschi Rosa messo in atto già dello scorso agosto 2021, per vedere riconosciuti i loro diritti allo studio e al lavoro.
Sappiamo che la Commissione ha adottato oggi la proposta di fare del 2023 l’Anno europeo delle competenze. Le transizioni verde e digitale stanno aprendo nuove opportunità per i cittadini, le cittadine e l’economia dell’UE. Disporre delle competenze adatte ci mette in grado di affrontare con successo i cambiamenti del mercato del lavoro e di prendere pienamente parte alla società e alla democrazia.
Si garantirà così che nessuno resti indietro e che la ripresa economica e le transizioni verde e digitale siano socialmente eque e giuste. Una forza lavoro dotata delle competenze richieste contribuisce inoltre alla crescita sostenibile, produce più innovazione e migliora la competitività delle imprese. Con l’Anno europeo delle competenze, in collaborazione con il Parlamento europeo, gli Stati membri, le parti sociali, i servizi per l’occupazione pubblici e privati, le camere di commercio e dell’industria, i fornitori di istruzione e formazione, i lavoratori e le imprese tutti insieme, la Commissione propone di dare nuovo slancio all’apprendimento durante l’intero ciclo di vita
i) promuovendo maggiori e più efficaci e inclusivi investimenti nella formazione e nel miglioramento delle competenze per sfruttare appieno le potenzialità della forza lavoro europea e sostenere le persone nel passaggio da un lavoro all’altro;
ii) assicurando che le competenze siano adatte alle necessità del mercato del lavoro, in collaborazione anche con le parti sociali e le imprese;
iii) facendo convergere le aspirazioni delle persone e i ventagli di competenze con le opportunità nel mercato del lavoro, soprattutto nell’ambito della transizione verde e digitale e della ripresa economica. Speciale attenzione sarà dedicata all’inserimento attivo di un maggior numero di persone nel mercato del lavoro, in particolare donne e giovani, soprattutto coloro che non studiano, non frequentano corsi di formazione e non lavorano;
iv) attraendo persone da paesi terzi con le competenze necessarie per l’UE, anche aumentando le opportunità di apprendimento e mobilità e facilitando il riconoscimento delle qualifiche. Per conseguire tali obiettivi la Commissione promuoverà opportunità di miglioramento e riqualificazione delle competenze, ad esempio segnalando le pertinenti iniziative dell’UE, comprese le possibilità di finanziamenti europei, per favorirne la diffusione, la concretizzazione e l’applicazione sul campo.
– il tema delle misure di contrasto alla violenza nelle sfide che abbiamo lanciato attraverso la diffusione della Convenzione di Istanbul e l’installazione delle Panchine rosse.Gli argomenti che potremmo affrontare intorno al tema della violenza sono veramente tanti e purtroppo di tragica attualità ma abbiamo deciso di rispondere a due domande:
– Perché, nonostante la modernizzazione delle civiltà occidentali, delle menti e dei costumi, assistiamo ancora oggi e sempre più a fenomeni di violenza sulle donne così numerosi e cruenti?
– Perché, il fenomeno della violenza sulle donne in tutte le sue forme, invece di diminuire di frequenza assume proporzioni sempre più estese?
Abbiamo cosi deciso di diffondere a tutti i livelli, associativi, istituzionali ed anche al sistema delle imprese la Convenzione di Istanbul, ancora cosi poco conosciuta nonostante sia stata ratificata in Italia nel 2013.
Abbiamo dato il via ad una Campagna informativa e di sensibilizzazione della Convenzione di Istanbul e del “Il diario di Lela” rivolta agli Ordini Professionali degli Avvocati e dei Dottori Commercialisti, dei Consulenti del lavoro e alle Camere Penali e Civili dei Tribunali.
La violenza è un fenomeno strutturale multidimensionale che affonda le sue radici nella nostra cultura. Gli approcci per affrontarla e contrastarla si confrontano con le diverse culture e le prassi proprie dei servizi. Occorre promuovere attività di sensibilizzazione e di collaborazione come occasioni di conoscenza e riconoscimento reciproco, per costruire insieme un cambiamento a più livelli che possa contribuire alla risoluzione del dramma della violenza sulle donne, attraverso un lavoro integrato e il riconoscimento degli specifici ruoli e responsabilità di ciascuno/a di noi, così come richiesto in ambito europeo e internazionale
Innanzitutto sappiamo che per combattere le radici culturali del fenomeno e le sue cause, bisogna fare prevenzione mediante strategie politiche mirate all’educazione a partire dal contesto familiare e scolastico, alla sensibilizzazione, al riconoscimento ed alla realizzazione delle pari opportunità. Prevenzione deve essere la parola d’ordine. Per questo è indispensabile mettere a punto un’agenda di incontri che coinvolga le Scuole,le Università e le Amministrazioni locali con il supporto di tutte quelle associazioni che da anni operano sui territori.
Ma bisogna avere coraggio per capire che la violenza, in tutte le sue forme, non è amore. Occorre coraggio nell’allontanarsi prima che la violenza embrionale diventi qualcosa di ancora più serio. Se qualcosa di serio lo è già, bisogna allora chiedere aiuto perché da sole non è possibile uscirne, servono sostegno, condivisione ed aiuto legale.
Bisogna agire subito. Non c’è più tempo. Ci sono troppe donne in pericolo.
Cosa fare per passare dalle parole ai fatti?
Dove tutto questo si potrebbe realizzare?
Come Stati generali delle Donne abbiamo lanciato la sfida e stiamo attivando una grande mobilitazione culturale con il Progetto Le Città delle Donne, motore importante per le azioni di rigenerazione urbana, per favorire una migliore qualità della vita, dove realizzare la nuova democrazia urbana e iniziare a scrivere la prima pagina del Nuovo Bauhaus Europeo.
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