Non contano i sacrifici compiuti per acquistare l’immobile: la coppia punta a svincolarsi dall’obbligo di fedeltà agli occhi del figlio e l’ordinamento non può riconoscere «soluzioni ibride» – Provvedimento, 6 luglio 2017
Separati in casa non omologati. Il giudice non può ratificare l’accordo raggiunto dalla coppia che avvia l’iter per sciogliere il matrimonio ma pretende di conservare la coabitazione a tempo indeterminato: l’ordinamento non può riconoscere tutela a «soluzioni ibride» secondo cui viene meno la maggior parte dei doveri dei coniugi ma continua la coabitazione, che pure costituisce uno di quegli obblighi e anzi fa da cornice alla vita familiare. È quanto emerge da un recente provvedimento pubblicato dalla sezione civile del tribunale di Como.
Comunione e coabitazione
Il procuratore dei ricorrenti spiega che l’accordo da separati in casa nasce nell’interesse del figlio diciottenne: inutile sprecare risorse mentre bisogna sostenerlo nel percorso di studio più importante e costoso della vita. La coppia non è più tale da anni: ognuno fa vita a sé e dorme nella sua camera da letto. Ma nel patto raggiunto fra gli ex non è neppure ipotizzato un miglioramento economico che possa consentire a uno di loro di lasciare l’abitazione in comproprietà, che pure è stata acquistata con grandi sacrifici: entrambi sono lavoratori dipendenti e hanno condizioni di reddito stabili. Il punto è che già oggi ciascuno potrebbe permettersi di prendere una casa in affitto e continuare a vivere in modo dignitoso: lo dimostra il cospicuo fondo di risparmio accantonato in favore del figlio. Insomma, papà e mamma puntano soprattutto a essere svincolati dal dovere di fedeltà agli occhi del giovane. Ma non si può dare una forma giuridica alla loro condizione di separati in casa. Ognuno nella vita privata fa come crede, tuttavia non può pretendere di piegare gli istituti giuridici per tutelare situazioni in contrasto con i principi del diritto di famiglia. Ben può esistere matrimonio senza coabitazione, magari per motivi di lavoro, mentre va esclusa la persistenza della coabitazione quando è venuta meno la comunione materiale e spirituale fra i coniugi. Diversamente, conclude il giudice, si finirebbe per omologare accordi simulatori oppure operazioni elusive, anche a fini illeciti.