Alessandra Ciotti, giornalista-sceneggiatrice

da | Dic 3, 2010 | Interviste/Video

Chi è Alessandra Ciotti?
Sono una donna, che vive e lavora a Roma.

Quali sono i suoi interessi?
Tanti, forse troppi: la scrittura, il cinema i nuovi media e cerco di inserirli tutti nella mia vita a vario titolo.

Le tappe più importanti della sua vita?
Fin da ragazzina ho pensato che sarebbe stato bello condividere con gli altri i miei pensieri, cercare attraverso l’arte e la scrittura di parlare di me e del mondo.

Ho iniziato a vent’anni a scrivere per il Teatro, e ho dato alle scene uno spettacolo che si chiamava ‘Un certo gabbiano Jonathan”. Prendendo spunto dal famoso libro, raccontavo la storia di una donna che cercava di imparare a ‘volare’. A quel tempo volevamo cambiare il mondo, e io pensavo che le donne fossero i soggetti privilegiati in questo futuro cambiamento.

Poi, per qualche anno ho scritto, lasciando da parte il Teatro, e ho ricominciato a studiare.

Ho preso una Laurea in Lingue e Letterature straniere, dopo aver studiato la lingua e la letteratura inglese  (adoravo Graham Greene), mi sono avvicinata allo Spagnolo, una bella scoperta.

Il mio piano di studi era molto particolare, perché tutti gli esami che non attenevano alle lingue erano esami di spettacolo. Ho dato esami di Teatro con Squarzina, di Cinema con Miccicchè, insomma sono stati anni interessanti.

Poi, il tentativo di trovare lavoro nel mio campo, durissimi. Non conoscevo nessuno, quindi… alla fine l’incontro con Francesca Di Mattia, che su La Repubblica aveva pubblicato una lettera/appello, nella rubrica allora tenuta da Barbara Palombelli, di una giovane laureata disoccupata.

Ci siamo incontrate, e ho incontrato molti altri nelle mie condizioni, era il 1997, quando il tema disoccupazione non andava molto di moda. Insieme abbiamo fondato ‘L’Officina del Lavoro’, che cercava di dare risposte al problema lavoro. Tante cose abbiamo fatto, una conferenza al Comune di Roma sulla disoccupazione, un lavoro per la Provincia sugli sportelli informa giovani, e infine, abbiamo scritto un libro: ‘Sono portato per quasi tutto’ , Edizioni Lavoro.

I suoi obiettivi?
Il mio obiettivo principale era ed è quello di scoprire i miei talenti, di fare il viaggio della vita, pensando e facendo pensare. Insomma, scrivere, esprimermi in tutti i modi possibili.

Le difficoltà che ha incontrato nel realizzarli?
Tante e ancora le incontro. Il mio è un viaggio accidentato, in quel precariato che sembra colpire solo i giovani e che colpisce ormai anche gli adulti. Ho lavorato per cinque anni a Stream, con un contratto di co.co.co.. E’ stato un bellissimo lavoro, mi sono trovata in un gruppo che ‘inventava’ in Italia i Canali Interattivi. Io curavo in particolare due canali: un canale d’inglese e uno di viaggi. Mi occupavo di tutto, dal palinsesto alla messa in onda. Un’esperienza variegata, in contatto con tanta gente, dell’azienda ed esterna. Poi… è arrivato Murdoch, e la fusione. Chi di voi ha vissuto un’esperienza tale sa di cosa parlo: un vero incubo (sogno sempre di scriverne una sceneggiatura, a mo’ di film di fantascienza).

Chiaramente chi ci ha rimesso siamo stati noi precari, che senza avere nessuna contropartita, abbiamo assistito alla nascita di Sky e alla nostra morte. Messi alla porta, dopo anni di lavoro, senza neanche una lira e senza nessuna speranza.

Poi sono passata in RAI, a RAI EDU, e ho partecipato alla nascita di due siti Internet per i bambini, (inglese e informatica, il famoso progetto delle tre i della Moratti) un lavoro fatto in collaborazione con il MIUR, il Ministero dell’Istruzione.

Anche questo un bel progetto, ma che si è arenato per mancanza di fondi, dopo un paio d’anni dei due siti ne è rimasto uno solo che si chiama ilD (www.ilD.rai.it).

Devo ringraziare un collega, o meglio un ‘capo’ di SKY, che mi ha voluto con lui in quest’avventura, ma che mi ha anche congedata, quando quest’avventura, non dico è tramontata, ma quasi.

E poi la politica. Ho fatto politica da ragazza, mi sono sempre interessata di politica, anche se non professionalmente, e ho avuto questo incontro con due deputati del PD che mi hanno assunto, sempre con un contratto di co.co.pro., come ufficio stampa e collaboratore parlamentare alla Camera.

Sono andata a sbirciare dal di dentro i meccanismi della nostra vita civile, e non vi dico che mi siano piaciuti molto. Ma per tornare a me, alla caduta del Governo Prodi, è finita anche questa esperienza.

I risultati raggiunti?
Mi chiedo spesso quali risultati io abbia raggiunto. Le mie mete sono sempre nuove, anche se spesso penso che sia ora di approdare in un porto sicuro. Ho preso un’altra Laurea qualche mese fa, al DAMS, discipline dello spettacolo. Ecco i risultati raggiunti sono quelli dell’impegno nello studio, certamente.

I progetti per il futuro?
Come dicevo riuscire ad approdare in un porto sicuro, e continuare a fare quel che mi piace, che per me vuol dire vivere, riuscendo a sostentarmi, ché nessuno lo fa al posto mio, non essendo né sposata né ricca. Vorrei finire di scrivere un romanzo cominciato da anni, e scrivere la sceneggiatura di un documentario su tre donne meravigliose, che nel Risorgimento hanno dato tutte se stesse nella lotta per costruire l’Italia.

Cosa conta veramente per Alessandra?
Quello che mi ha insegnato mio padre: l’eguaglianza sociale, la libertà, e i rapporti con gli altri.

Da ragazza ho letto questa frase di Kafka, e la porto con me per sempre: «Di fronte alle sofferenze del mondo tu puoi tirarti indietro: sì, questo è qualcosa che sei libero di fare. Ma proprio questo tirarti indietro è l’unica sofferenza che forse potresti evitare».

Alessandra e le nuove tecnologie…
Adoro le nuove tecnologie, me ne sono interessata, le ho studiate, ci ho lavorato e ci lavoro. Per la mia tesi al DAMS, mi sono appunto occupata di ‘Estetica dei nuovi Media’.

Bellissimo argomento, tra filosofia, arte, tecnologia, diciamo massmediologia.


Quando si diverte veramente?
Ahimè faccio parte di una generazione che non si è mai divertita molto, impegnata sì, ma divertita poco. Diciamo che le cose che mi divertono sono: il cinema, cantare, leggere.

Non posso dire che scrivere mi diverta, mi libera, mi rende a volte leggera, ma è un impegno.

Cosa la fa stare bene?
Sapere che gli altri stanno bene intorno a me (ora ho ristretto i miei orizzonti mi bastano i miei cari, gli amici); stare sdraiata di fronte al mare e guardarlo; una cena etnica e una chiacchierata a cuore aperto; aprire le pagine di un nuovo libro; l’amore.

Quali sono le sue letture preferite?
E’ veramente difficile dire cosa mi piace leggere, mi piacciono i saggi, ma anche i romanzi. Non disdegno la letteratura di genere che ho iniziato ad apprezzare con Simenon. La mia prima tesi l’ho scritta su Manuel Vasquez Montalban, scrittore spagnolo che usava il genere ‘hard boiled’, per parlare della Spagna post-Franco. Ora sono tutta presa  dagli svedesi e da Fred Vargas, sempre per quanto riguarda il giallo.

Che valore hanno le amiche nella sua vita?
Io ho un rapporto che sento speciale con le donne, anche se spesso mi hanno deluso e trattato peggio degli uomini (specie in campo lavorativo), rimangono le mie compagne di viaggio.

E i rapporti con il "nemico" (cioè i maschi)?
Gli uomini, in questi ultimi anni, sono per me un vero mistero. Non ho amici uomini, purtroppo e quindi i miei rapporti sono solo amorosi. Preferisco non parlarne.

Come immagina il mondo fra vent’anni?
Sono in un momento di grande pessimismo, d’altronde come potrebbe essere diversamente? Catastrofi naturali (?), guerre, e ingiustizie in tutto il mondo. Stranamente, da una parte di mondo che ci preoccupa, spero che invece arrivino venti di novità, intendo l’Iran. E’ un Paese dove il 70% degli abitanti sono giovani, e soprattutto donne, sarà dura, ma non credo che i venti di libertà possano essere soffocati.