Amref: la cultura, un'arma per sconfiggere le mutilazioni genitali femminili

da | Ott 28, 2016 | Interviste e sviste

Durante l'incontro milanese con Nice, ambasciatrice Amref nel mondo, ho potuto dialogare con Paola Magni, referente italiana di Amref Health Africa

Amref è la più grande organizzazione sanitaria no-profit attiva in Africa, il 27 ottobre 2016 ho partecipato all'incontro con Nice Nailantei Leng’ete, 25enne operatrice e ambasciatrice di Amref Health Africa nel mondo. La giovane keniota ci ha raccontato la sua storia e la sua attività per salvare le bambine dalle mutilazioni praticate fin da piccole: se una bambina rimane integra non rischia di incorrere in matrimoni e gravidanze precoci poiché in quella società solo se sei mutilata puoi sposarti, a prescindere dall'età.

Cosa sono le mutilazioni genitali femminili (FGM)? Per una cultura radicata e antica le donne fin da giovanissime vengono circoncise asportando con una lametta il clitoride; questo intervento praticato con modalità casalinghe e scarsa igiene provoca una serie di problemi di salute anche gravi. Possiamo parlare di un brutale atto di violenza. Nice, sfuggita a nove anni alla pratica della mutilazione, si adopera da anni per una nuova cultura che le ha permesso di salvare oltre 10500 donne; iniziò la sua missione presso i Moran, giovani guerrieri destinati a sposare le bambine e le ragazze dei villaggi Masai.

La sua opera culturale non si è più fermata, lo scorso agosto, dopo aver partecipato alla borsa di studio “Mandela Washington” per Giovani Leader Africani, Nice ha anche preso parte ad un evento presieduto dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Come ambasciatrice porta in giro per il mondo un messaggio di sensibilizzazione ricordando che le mutilazioni si possono sconfiggere solo con la cultura. Durante i riti di di passaggio all'età adulta, divenuti riti alternativi, al posto delle mutilazioni vengono offerti libri: un messaggio ricco di speranza. Un problema, quello delle FGM, che interessa anche l'Europa vista la presenza di persone provenienti dall'Africa e permeate dalla stessa cultura del taglio. Un problema femminile che ci lega in quanto donne a tutte le altre donne del Mondo, a prescindere da razza, religione e orientamento politico.

I numeri delle mutilazioni genitali femminili: Nel mondo, secondo il nuovo rapporto Unicef, almeno 200 milioni di ragazze e bambine, 70 milioni di casi in più di quelli stimati nel 2014, hanno subito mutilazioni genitali femminili. Tra le vittime, 44 milioni non hanno più di 14 anni. 3 milioni di giovani donne sono a rischio ogni anno. Solo in Kenia 100.000 ogni anno.

Obbiettivi di Amref:
Con i suoi progetti dedicati alla salute materno infantile e all'istruzione delle ragazze, Amref punta ad accompagnare le donne in un sano percorso di crescita, tanto dal punto di vista sanitario quanto educativo-culturale. L’appello di Nice rafforza la campagna “Diventare Grandi”, che ha l'obiettivo di finanziare borse di studio per il corso di ostetricia in Mozambico, altre presso la scuola secondaria femminile di Maridi, in Sud Sudan, nella speranza che le studentesse scelgano di diventare future operatrici sanitarie.

All'incontro milanese era presente Paola Magni, ecco il nostro dialogo.

Come nasce il progetto, quali sono le origini di Amref?

Amref storicamente lavora per la difesa dei diritti umani, essendo le mutilazioni genitali femminili una delle principali violazioni dei diritti umani, ce ne occupiamo. La caratteristica di Amref è di essere radicata in Africa e, proprio perché africana, riesce ad entrare a fondo nelle comunità grazie a persone come Nice.

Qual'è il vostro ruolo?

Partecipiamo ai progetti, ma il nostro personale sul campo è africano al cento per cento e quindi ha una conoscenza da vicino della realtà, di conseguenza ha una capacità di dialogo e di partnership con la comunità che è chiaramente differente. Da ciò nasce la consapevolezza che le mutilazioni genitali hanno una radice comunitaria e di tradizione legate alle tribù. Le mutilazioni sono una tra le peggiori violenze sulle donne, ed essendo le donne e le bambine le categorie più vulnerabili, abbiamo deciso che eravamo adatti a lavorare con le collettività per sviluppare i riti alternativi. Lavorare sui riti alternativi non è peculiare di Amref, ma è un approccio spinto dal mondo delle organizzazioni delle Nazioni Unite perché è uno di quegli interventi che funziona meglio. Si è dimostrato che la legge da sola non basta, nei Paesi dove ci sono leggi contro le mutilazioni ma non sono presenti progetti, addirittura diminuisce l'età in cui vengono praticate e oltretutto più di nascosto con l'aumento dei rischi. Donne e bambine sono il nostro target di lavoro insieme ai diritti umani, in questo caso si tratta anche di diritto alla salute perché le mutilazioni portano conseguenze a breve, medio e lungo termine.

Dai suoi riscontri, come reagiscono gli uomini delle comunità dove operano persone come Nice alla proposta di donare libri durane il rito?

Per l'uomo di queste comunità la donna da sposare deve essere circoncisa, questo è il motivo per cui sono coinvolti all'interno del progetto così da poter far parte del meccanismo decisionale. Sono gli uomini a prendere le decisioni e se non vengono coinvolti fin dall'inizio, il progetto non funziona. Quando gli uomini comprendono che i rischi alla salute della donna e del bambino sono forti, allora c'è da parte loro molta più disponibilità. Dobbiamo ricordare che i riti si fanno per la credenza che il taglio faciliti la fertilità, oltre al fatto che i genitali vengono ritenuti osceni, quindi una radicamento culturale profondo e antico.

Con gli anziani del villaggio quali risultati ci sono?

Con loro è più difficile, fortunatamente con i giovani guerrieri Moran che dovranno sposare le donne è più semplice e questo è fondamentale.

Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata