Assegno aumentato se l’ex non più giovane ha sì una laurea ma non la specializzazione

da | Feb 11, 2018 | Anno 2018

Bocciato il ricorso dell’onerato: decisive l’età matura della beneficiaria e l’allargamento della famiglia, fattori che pesano sulla difficoltà a trovare lavoro dopo la cessazione del matrimonio – Sentenza, 9 febbraio 2018

Scatta l’aumento dell’assegno divorzile all’ex coniuge in età matura, laureato sì in medicina ma che non ha conseguito la specializzazione. Pesa sull’aumento del contributo anche l’allargamento della famiglia. Lo stabilisce la Cassazione con la sentenza 3246/18, depositata il 9 febbraio dalla prima sezione civile.

Piazza Cavour boccia il ricorso di un uomo proposto contro la sentenza di merito che ha stabilito di rideterminare l’assegno divorzile da corrispondere all’ex coniuge da 600 a 800 euro. La Corte territoriale operava tale scelta partendo dal presupposto dell’età matura della donna (più di 50 anni) che, tuttavia, possedendo una laurea in medicina avrebbe potuto trovare un’occupazione. Sul punto, la convenuta specificava di non aver conseguito la laurea specialistica, ma di aver sostenuto solo pochi esami, dato accertato e di cui tiene conto il giudice che decide di aumentare ancora il contributo aumentandolo a 1.300 euro.
Il ricorrente censura la sentenza per aver il giudice ritenuto «l’elemento della (mancanza della) laurea decisivo» ai fini della decisione revocata, ma è stato solo uno degli elementi presi in considerazione; tra gli altri, «la non più giovane età della richiedente l’assegno divorzile, e l’incremento della sua famiglia». L’istituto della revocazione – spiega il collegio – è «possibile quando la sentenza è l’effetto di un errore di fatto» e risulta pertanto sostenibile che l’errore debba essere «decisivo». Nel caso in esame, però, nella sua prima decisione la Corte d’appello si è impegnata a confrontare «elementi positivi e negativi» sulla capacità di percepire futuri redditi da parte della ex moglie e ha indicato quale fattore negativo, «l’età matura», e un fattore negativo deve considerarsi anche «l’incremento della famiglia». Inoltre, ha ritenuto di dover valutare anche un elemento positivo, consistente «nel possesso di laurea specialistica in medicina, aspetto che evidenzia la possibilità di recuperare un lavoro. Ciò vuol dire che il possesso della laurea specialistica risultava «l’unico elemento indicato dalla Corte d’appello a fondamento della valutazione che la ex moglie potesse in prospettiva percepire un reddito, con la conseguenza che questo elemento è risultato certamente decisivo in merito alla decisione assunta di quantificare l’assegno divorzile in un importo contenuto». Il collegio rigetta il ricorso.