Bandiera rosa sul Comune, le città si affidano alle donne, di Concita De Gregorio, La Repubblica 1992

da | Mar 19, 2011 | Scritti d'archivio

Bari, L’Aquila,forse Torino: crescono le prime cittadine

Enrico Mazzucca, undici mesi, piange disperato mentre sua madre Daniela, da due giorni sindaco di Bari, spiega al telefono che fra uomo e donna non c’è differenza, che lei dovrà fronteggiare l’emergenza criminalità, dare uno statuto al comune, varare l’area metropolitana e con tutto questo il sesso cosa c’entra? Le donne che lavorano, si sa,hanno problemi in più, le operaie come i sindaci.

Il bimbo piange mentre il primo sindaco donna di Bari, una socialista con laurea in filosofia. 40 anni, bel1a voce e bel piglio, vagamente stile Ornella Vanoni, ammette che lei era l’unica donna in consiglio, e che a Bari le donne si sono affacciate solo da qualche anno in quà. Se non avesse avuto l’appoggio entusiasta di Rino Formica, suo grande amico personale, apripista e tutore ell’accidentato cammino della politica, forse non sarebbe stata tanto tranquilla di fronte a una prospettiva così difficile. Ma che il suo nome e il suo volto siano serti al partito per giocare il jolly-donna, per stupire e darsi una credibilità nuova no, questo non lo crede. «Non voglio fare atti di fede, ma non penso che la mia candidatura sia stata solo un’operazione di immagine. Ho sentito l’appoggio concreto e autentico di buona parte del partito. Preferisco credere che anche al Sud, per le donne, le cose stanno cambiando".

Succede a Bari e all’Aquila.
Forse, presto, a Torino. Potrebbe succedere a Brescia. Le città in mano alle donne, perché le donne possono risanare la politica: sono oneste, efficienti, capaci. Diventano sindaco proprio mentre si teme,con la preferenza unica, che le prossime elezioni le escludano dal Parlamento. Prendono la guida delle amministrazioni, indicate dai partiti in crisi di credibilità come il nuovo, il buono, il meglio. Sarà gloria?

Alfonsina Rinaldi, donna simbolo della buona amministrazione pds, per cinque  anni sindaco di Modena, quella che ha ridisegnato gli orari e i servizi della città «per andare incontro ai bisogni delle donne e, di conseguenza. di’ tutti", avverte: «La donna, di per sé, non è una garanzia di trasparenza e buona amministrazione. Per esserlo deve portare nella politica buoni programmi, valori puliti. Deve creare le condizioni perché diventare sindaco o assessore, per una donna, non sia solo un episodio o un’ operazione d’immagine”.
Alfonsia Rinaldi lascia. Il 2 gennaio ha rassegnato le dimissioni, correrà per la camera come capolista di Modena (“ma lascio la città in buone mani: un bravo sindaco e molte donne in  consiglio). In Emilia Romagna, di donne sindaco di città capoluogo ne restano altre due: Antonella Spagiari, pds,  a Reggio Emilia, Mara Colla, sociaIista, a Parma. Una concentrazione eccezionale,se si pensa che su oltre ottomila comuni le prime cittadine sono 254,  solo sei in capoluoghi di Provincia. Una concentrazione che, in Emilia, la Rinaldi spiega con una “diffusa capillare  presenza delle donne nella società e nelle istituzioni, portato di una cultura femminile forte, nella sinistra".

Al Sud questa tradizione non c’ è,o non è così forte. Li la presenza delle donne in politica ha un senso e una storia diverse, così come né a Brescia né a Torino le candidature femminili nascono da un’ onda prepotente e invadente di donne in politica. Giovanna Zincone, ordinario di sociologia politica all’Università di Torino, autrice di libri sul tema «donne e politica., ha una teoria: ci sono tre spinte, tre motivi che portano le donne al potere. Il primo è la “coniugazione del femminismo con la partecipazione attiva, cresce nel partiti della sinistra, in  particolare nel Pci-Pds,sfocia naturalmente  senza stupire, nell’ impegno delle donne ai vertici delle istituzioni". Poi c’è il caso in cui la donna fa da «solvente di un’immagine corrotta: «Alcuni partiti, penso alla Dc e al Psi, hanno gravi problemi

Di immagine sotto il  profilo della moralità. Le donne contrastano questa percezione comune: sono in generale meno corrotte  e più difficilmente corruttibili, trafficano meno con i soldi".Sono-ed è il terzo motivo “anche più brave a mediare, tendono ad evitare posizioni estreme": quando, in casi come quelli di Torino, si crea una situazione di grande conflittualità, «possono rappresentare una valida soluzione alla crisi. Le donne, hanno un approccio psicologicamente più complesso, più profondo con gli altri: la "vita di relazione, in famiglia e fuori, è  il loro punto di forza".

Giovanna Incisa Cattaneo, signora della buona borghesia  torinese, non fa alcun mistero ma anzi un vanto del fatto che la famiglia sia stata per anni la sua attività prevalente. Sposata nel ’67 con il marchese Roberto Incisa della Rocchetta, non ha avuto il tempo di preparare la tesi dovendo invece crescere i figli che ha chiamato Oddone, Rodolfo, Emanuele. Il Pri, a cui è approdata seguendo il marito, la chiama a risolvere il nodo del dopo Zanone e ad amministrare la città della Fiat. E’ già stata assessore, il compito non la spaventa. Dice: C’è  un rimedio, per vedere se sono pronta: mettermi al lavoro".

Sul fatto che la cpacità di mediazione sia un grande atout delle donne conviene volentieri  Maria Luisa Baldoni, nuovo sindaco dc dell’Aquila. Impossibile, al contrario, cercare da lei la conferma che a certe condizioni candidare una donna sia un escamotage caccia-consensi. Non è il suo
caso, lei ha speso una vita nel partito, ci è entrata quando faceva l’  università, ha seguito le orme di
Lorenzo Natali a Roma, nei ministeri, alla Cee. Poi è tornata in Abruzzo, è stata per otto anni segretario provinciale, poi presidente dell’ente  Regionale dello sviluppo agricolo, del teatro stabile. Ora ne ha 63: non ha figli, non si  è mai   sposata, si sveglia ogni mattina alle sette, lavora fino a notte. «Arrivo a questo incarico portando la mia . esperienza e la  passione di sempre”. E l’essere donna? «Non saprei, credo che ci voglia più coraggio all’inizio". In fondo questa storia della «specificità femminile" non è nelle sue corde.

Commento di Marta Ajò

Questo articolo conferma ancora una volta, e vediamo che è un tema ricorrente, le difficoltà incontrate dalle donne per il loro ingresso in politica e nelle istituzioni. La bandiera Rosa di allora così come le quote rosa di adesso, un dibattito così lungo, una vertenza e una richiesta così  ripetuta, non fanno che confermare la necessità di una vigilanza attenta e di una vertenza attiva ancora per il  futuro.