Mi capita di guardare vecchie foto dell’Udi, quelle degli anni settanta, e di soffermarmi sulle facce, cercando di riconoscerle. Non sempre ricordo i nomi, è più facile che ricordi le città, i circoli da cui venivano quelle. Oppure la funzione, la collocazione politica. C’è stato un tempo, nell’Udi, in cui c’erano le componenti: le compagne, le compagne socialiste, le indipendenti, più tardi le cattoliche. Per ultime quelle come me, senza tessera di partito, sull’onda del femminismo. Erano già gli anni in cui l’Associazione si stava avviando verso l’XI Congresso che, nell’ottantadue, avrebbe azzerato l’organizzazione sul modello dei partiti. Fu proprio il percorso di autonomia intrapreso a favorire il confronto diretto tra donne, oltre le appartenenze, facendoci trovare il punto d’incontro su questioni come il divorzio o l’aborto. E anche la complicità necessaria per far fronte ai partiti.
Questo e tanto altro mi è tornato in mente leggendo il libro “Viaggio in terza classe” di Marta Ajo’ perché, pur venendo da storie e pratiche diverse, abbiamo attraversato anni cruciali per la conquista di leggi fondamentali per le donne, che hanno modificato profondamente la società e i costumi. Una donna che abbia fatto politica allora si è dovuta misurare, per forza di cose, con il proprio genere.
Scrive Marta: “Davo per scontatati sia i diritti sia i limiti del mio essere donna. […] Non avevo preso minimamente in considerazione le parole di Marisa Passigli , che era dirigente all’interno dell’Unione Donne Italiane, una denominazione che mi pareva assurda. Non riuscivo ad accettare che le donne fossero organizzate in quanto tali. Divise dagli uomini.” Ma sarà proprio la tenacia e la pazienza di Marisa Passigli – una donna dalla “doppia militanza”– a farle comprendere che le battaglie per la libertà e per i diritti non sono neutre. Per questo le donne che vogliono farsi strada nel mondo devono affrontare un viaggio scomodo, in terza classe, appunto.
Raccontare questo viaggio e le sue scomodità, non deve essere stato semplice perché, sempre, nella vita di una donna, il vissuto personale e quello politico si intrecciano fortemente. A cominciare dal rapporto con il padre ammirato e amato, ma anche giudicato quando, ormai adulta, guarda sua madre come a una donna e, di conseguenza, vede padre come uomo. Giovanissima l’incontro con la politica che diventa la passione di una vita. Prima nel Psiup, poi nel Psi dove si troverà in contrasto con Craxi sino ad arrivare al Ministero degli Esteri con Gianni De Michelis, rivestendo incarichi istituzionali per poi doversi reinventare dopo la rovinosa caduta del partito con Tangentopoli. Sbaglieremmo a soffermarci al solo lato politico della sua vita, non meno importante è infatti la sua dimensione privata, vissuta con dignità e consapevole coraggio.
Non si deve però pensare che questo sia un libro che parla solo di ieri, dei fatti che abbiamo alle spalle, grandi e piccoli; no, questo libro è anche una riflessione lucida e pacata sull’oggi perché “aveva ragione Marisa Passigli, e la necessità di essere unite e presenti, di partecipare ed informare, infine di lottare, non si è ancora esaurita” *
Fonte: Facebook