Convegno internazionale ‘Lo spazio della differenza’ . Entro il 30 aprile le iscrizioni – Università La Bicocca

da | Mag 16, 2010 | Filosofando

Milano
20 – 21 ottobre 2010
Università di Milano-Bicocca

Lo spazio della differenza
Lo spazio come sfera della possibilità di esistenza della molteplicità

Un convegno sulla riflessione su quelle che possono essere considerate ‘violazioni’ alle regole della normalità e sulla molteplicità e diversità del soggetto geografico, riprendendo i concetti nati in seno ai gender studies e sviluppatasi con la queer theory per allargare la riflessione ad altre forme di esclusione sociale che lo spazio pubblico riproduce e legittima.

Lo spazio, per la geografia, non è un semplice sfondo per le azioni umane, “un intervallo lineare standard” ove “tutte le parti sono l’un l’altra equivalenti […] sottomesse alla stessa astratta regola, che non tiene affatto conto delle loro differenze qualitative” (Franco Farinelli). Lo spazio, per Doreen Massey, diventa, in un processo in continua costruzione: “la sfera della possibilità di esistenza della molteplicità, nel senso della pluralità contemporanea; la sfera ove coesistono traiettorie differenti, la sfera, quindi, dell’eterogeneità coesistente”.

Gli studi più recenti sul rapporto tra sessualità, differenza e spazio hanno dimostrato come lo spazio pubblico sia costruito intorno alla nozione di ‘comportamento sessuale appropriato’, escludendo così i modi di vivere non centrati sulla monogamia, l’eterosessualità e il sesso procreativo, cardini dell’ordine sociale nella maggior parte delle società patriarcali. Inoltre, l’esclusione spaziale dei ‘dissidenti’, di quegli individui cioè che non si conformano per diverse ragioni a ciò che viene considerato ‘normale’, contribuisce a riprodurre le nozioni di cittadinanza e di diritto sulla base dell’eteronormatività (Phil Hubbard).

Con il termine eteronormatività si intende la naturalizzazione dell’eterosessualità quale unica e ‘normale’ espressione delle relazioni sessuali all’interno dello spazio pubblico (Robyn Wiegman). Lo spazio pubblico gioca un ruolo fondamentale nella costruzione e nella legittimazione di una serie di politiche, formulate a partire da tale concetto, mai veramente esplicitato. Relegare la sessualità solo alla sfera privata dell’individuo significa ignorarne la funzione di dispositivo nella formazione dell’identità collettiva. Ciò che dà potere allo spazio normativo è la sua presunta ‘neutralità’. Lo spazio pubblico viene pensato, gestito e modellato in base a una rigida concezione dualistica (maschio/femmina, lecito/illecito, omosessuale/eterosessuale); la natura gendered dello spazio sociale viene nascosta dietro la naturalizzazione della divisione tra spazio pubblico e spazio privato, riflesso della divisione della vita sociale in pubblica e privata (Rachele Borghi e Elena dell’Agnese).

Il convegno, partendo da queste premesse, si propone di riflettere su quelle che possono essere considerate ‘violazioni’ alle regole della normalità e sulla molteplicità e diversità del soggetto geografico. Il tentativo è quello di riprendere i concetti nati in seno ai gender studies e sviluppatasi con la queer theory per allargare la riflessione ad altre forme di esclusione sociale che lo spazio pubblico riproduce e legittima. I soggetti deboli, infatti, non sono soltanto le donne eterosessuali o gli omosessuali, ma anche l’umanità ‘freak’ formata, secondo la fotografa americana Diane Arbus, dagli individui che possiedono solo in parte o non possiedono affatto le caratteristiche necessarie per rientrare nella categoria di ‘soggetti normali’. Il corpo ‘giusto’ che occupa a pieno diritto lo spazio pubblico è, infatti, quello dell’uomo, bianco, occidentale, giovane e sano: quanto esula da questi parametri viene rapidamente classificato nella a-normalità. Tale processo si riflette sulla pianificazione e l’uso degli spazi pubblici, in particolare urbani, come testimonia la storia della segregazione razziale. Gli spazi pubblici diventano contenitori della ‘normalità’, traendo la loro forza da una presunta neutralità. Ecco allora che uno spazio considerato neutro può diventare estremamente violento dal momento che mette al bando i soggetti ‘a-normali’, quali anziani, bambini, immigrati, diversamente abili e animali. Lo spazio di tutti si trasforma tacitamente nello spazio di pochi, ove si manifestano dinamiche di potere, tradotte in pratiche di esclusione e di marginalizzazione dei soggetti deboli.

La constatazione della scarsità di ricerche geografiche in Italia intorno a questi temi ha stimolato l’iniziativa di riunire studiosi e studiose della disciplina in un convegno, con il fine di contribuire a una lettura spaziale di tali fenomeni. L’obiettivo è fare il punto sullo stato dell’arte in Italia, confrontare le ricerche con quelle già avviate all’estero, favorire lo scambio di esperienze sulle pratiche di resistenza e di trasgressione portate avanti da accademici e da esponenti della società civile, facilitare la creazione di reti transnazionali.

5 sessioni sulle tematiche seguenti:

1. Spazio pubblico e controllo sociale