di Adriana Valerio
Se devo pensare a una maestra e a un autorevole punto di riferimento per i miei studi storico-teologici non esito a indicare il nome della tedesca Elisabeth Gössmann (nata Placke, 1928-2019), morta lo scorso i° maggio a quasi 91 anniEi
. Ricordo una donna di grande carattere, dai tratti gentili e dai modi riservati, con i capelli raccolti come le nonne di un tempo, sempre sorridente, con i pince-nez sul naso mentre legge un testo significativo e mantiene con me il contatto visivo. Ho avuto modo di conoscerla personalmente a uno dei tanti convegni organizzati dall’Associazione Femminile Europea per la Ricerca Teologica (Afert) e ho avuto modo di manifestarle la mia gratitudine per avermi aperto una feconda strada di ricerche.
Gössmann è stata una delle prime donne cattoliche a conseguire il dottorato di teologia, nel 1954 — insieme al suo compagno di classe Joseph Ratzinger —, sotto la guida di Michael Schmaus, con una tesi su L’Annunciazione a Maria nella comprensione dogmatica del Medioevo. Tuttavia, le fu negata l’abilitazione nel 1963 pagando sulla propria pelle il suo «difetto di nascita: l’essere donna» (Geburtsfehler: weiblich) come lei stessa definiva la propria condizione di esclusa dalla carriera accademica nelle facoltà teologiche tedesche.
Dopo ben 37 rifiuti di insegnamento teologico ha trovato ospitalità in Giappone dove, trasferitasi con il marito, il letterato Wilhelm Gössmann, e le due figlie, ha insegnato per 40 anni, prima letteratura tedesca medioevale alla Sophia University di Tokio, poi letteratura cristiana all’Università di Seishin, tornando spesso in Europa dove ha conseguito l’abilitazione in filosofia nel 1978, ricevendo diversi dottorati ad honorem (Graz, Francoforte, Bamberga, Lucerna, Osnabrueck) e premi (Herbert Haag nel 1997) che l’hanno in parte ripagata dell’amarezza di non aver potuto avere una cattedra in una università teologica del suo paese.
La facoltà di filosofia di Monaco di Baviera, tuttavia, dal 1984 le diede la possibilità di avviare un gruppo di lavoro che ha dato origine alla sua opera più famosa: Archiv für philosophie-und theologie-geschichtliche Frauenforschung (Archivio per la ricerca filosofica, teologica e storica delle donne) che, in 9 volumi pubblicati tra il 1984 e il 1995, ha focalizzato l’attenzione sulla «tradizione alternativa e minoritaria» delle donne: rinvenire testi che consentono di recuperare una parte dimenticata della tradizione cristiana nelle sue variegate articolazioni e proposte.
È stata dunque lei a scoprire oltre cinquant’anni fa l’esistenza di un’inedita contro-tradizione da parte delle donne e ad avviare ricerche quanto mai significative di fonti, dal Medioevo fino almeno al XVIII secolo, che consentono di riconoscere le testimonianze femminili come facenti parte della tradizione vivente al pari di quelle maschili.
Fondamentali i suoi studi sulla figura di Eva e sulla storia dell’esegesi: infatti, se da una parte i Padri della Chiesa e i teologi si sono schierati nell’interpretare la prima donna come peccatrice e seduttrice fondando sul racconto delle origini l’antropologia asimmetrica che ha giustificato la subordinazione delle donne, da un’altra non poche pensatrici cristiane, dalla teologa Ildegarda di Bingen alla mistica Matilde di Magdeburgo, dalla umanista Cristina da Pizzano alla letterata Lucrezia Marinella, dalla scrittrice Marguerite Buffet alla scienziata protestante Dorothea Erxleben Leporin, hanno evidenziato un’interpretazione alternativa del racconto biblico restituendo alla donna dignità e positivo protagonismo. Le ricerche pubblicate nell’Archiv, di fonti perlopiù inedite di età moderna e presenti nel filone della cosiddetta Querelle des Femmes, hanno evidenziato una sorprendente vivacità di proposte esegetiche che hanno coinvolto donne e uomini in un’ermeneutica originale, molteplice e affascinante. Queste ricerche hanno spinto altre teologhe come me ad avviare gli studi per una storia dell’esegesi femminile che sono confluiti nel grande progetto internazionale e inter-religioso La Bibbia e le Donne che pubblica, da ormai 10 anni con il patrocinio del Coordinamento delle Teologhe Italiane e grazie alla casa editrice Il Pozzo di Giacobbe, studi di esegesi e di storia della ricezione. Il contributo di Gössmann sulle Interpretazioni bibliche nell’opera di Ildegarda di Bingen, all’interno del volume Donne e Bibbia nel Medioevo (a cura di Kari E. Børresen e mia) è apparso quanto mai significativo e illuminante di un percorso avviato soprattutto grazie ai suoi pionieristici studi per i quali le sono grata e riconoscente.
pubblicato su L'Osservatore Romano