di Linda Laura Sabbadini
Luci, sì, ma purtroppo anche ombre sull’agenda dei diritti nel nostro Paese, portata avanti dal governo Gentiloni. Partiamo dalle luci. In primo luogo l’introduzione della misura contro la povertà era essenziale dopo il raddoppio della povertà assoluta che ha colpito in primis bambini e giovani. Bisognerà ampliarne gli stanziamenti, ma è un grande passo in avanti. Bene anche il biotestamento in dirittura d’arrivo, e diverse misure riguardanti i diritti dei minori: la tutela dei minori stranieri non accompagnati, il cyberbullismo, e speriamo i fondi per gli orfani di femminicidio, calendarizzati subito dopo la approvazione della legge di bilancio.
Bene l’introduzione del delitto di tortura e l’approvazione dell’emendamento per evitare la giustizia riparativa nei casi di stalking, recependo le richieste provenienti dalla ampia mobilitazione delle donne. Bene anche le prime misure in difesa del diritto alla maternità per le atlete. Purtroppo su tre questioni significative i risultati non ci sono: lo Ius soli, la legge sull’omofobia, il doppio cognome dei figli da parte dei partner. Lo Ius soli è calendarizzato subito dopo l’approvazione della legge di bilancio, ma non si poteva provare a fare di più, per esempio mettere la fiducia al momento giusto? La legge sull’omofobia giace immotivatamente. Perché? Quanto al doppio cognome, perché arrendersi di fronte alle resistenze in gran parte maschili? Il non aver operato esplicitamente per l’automatismo del doppio cognome, ha portato all’ennesimo rinvio di una questione simbolicamente e sostanzialmente importante per le donne.
La Stampa, 13/12/2017