Donne & Sud

da | Nov 12, 2019 | Donne e lavoro

 

 

Donne & Sud

Napoli, Forum PA 15 novembre 2019

Isa Maggi

Stati Generali delle Donne

 

Il Rapporto Svimez ha illustrato una profonda condizione di arretramento del Sud che si manifesta con la stagnazione dei consumi,la difficoltà delle famiglie a far completare il ciclo di studi ai propri figli, l'aumento della dispersione scolastica, la mancanza di infrastrutture, un sistema di mobilità assente, un basso tasso di occupazione in particolare per le donne.

L'andamento dell'occupazione femminile meridionale ha subito un duro contraccolpo durante gli anni della crisi: tra il 2008 e il 2014 :le giovani donne del Sud, tra 15 e 34 anni, hanno perso oltre 194 mila posti di lavoro

Il Rapporto ritiene che la chiave per riattivare il Mezzogiorno sia l’occupazione femminile: parlare oggi di questione meridionale significa quindi parlare di questione femminile ed in particolare di lavoro femminile.

L'incremento del lavoro delle donne determinerà il futuro del Mezzogiorno

Quindi le donne rappresentano in questo momento storicamente dato il soggetto politico più autorevole nel Sud per proporre “la crescita”.

Due sono i filoni sui quali occorre lavorare:

1- Occorre garantire alle donne i servizi di cui necessitano, in particolare adeguati e diffusi

servizi per l’infanzia e di sostegno alla maternità come asili nido e ludoteche in quanto molte donne lavoratrici ancora lasciano il lavoro a causa della maternità. Ma anche servizi per gli anziani perché il lavoro di cura continua a gravare sulle donne e quindi è necessario ripensare l'attuale sistema di welfare che ripropone “vecchi modelli sociali” che continuano a immaginare le donne la “fascia debole che deve essere inclusa”.

In generale occorre rimettere al centro il lavoro delle donne parlando di occupabilità e non solo di occupazione, di nuove competenze e formazione e non solo di lavoro povero, poco dignitoso e poco qualificato. Ma cos'è l'occupabilità? “Rendere protagonista l'individuo ed esaltare le sue competenze facendole incontrare con le richieste del mercato”.”Feed your work “ è il claim emerso durante il Festival de l'Inchiesta di questi giorni.

Occorre cioè nutrire le nostre competenze e fare in modo che si eviti il mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Serve un nuovo umanesimo del lavoro fondato sul mix ottimale fra nuove tecnologie, capitale umano e aggiornamento continuo, garantendo, anche da parte sindacale, un diritto soggettivo alla formazione.

Molto potrà fare l'Europa. La Presidente Von Der Leyen ha proposto una forma di riassicurazione europea per la disoccupazione, che non sarà uno strumento assistenziale, ma uno strumento che si attiverà in caso di shock forti nell'economia e potrebbe svilupparsi sotto forma di prestito. Una misura che potrebbe creare benefici effetti per il Sud.

Allo stesso modo serve una previdenza integrativa perché l’aspettativa di vita si allunga e le carriere lavorative sono sempre più discontinue e instabili, soprattutto per le donne, soprattutto al Sud.

Molti di queste riflessioni sono contenute nel Patto delle Donne per il lavoro, elaborato dagli Stati Generali delle donne a partire dal 2015.

2- In secondo luogo occorre ripensare ad un nuovo “modello imprenditoriale femminile di tipo Mediterraneo”, che tenga conto delle vocazioni e delle specificità dei singoli territori.

Le imprese femminili costituiscono un volano per la crescita e lo sviluppo ma devono essere sostenute attraverso l'erogazione di servizi reali durante la fase dell'avviamento e un adeguato accesso al credito che continua ad essere un forte elemento critico.

Continua comunque ad aumentare, anche nel 2018, il numero delle imprese femminili: sono oltre un milione e 337mila a fine 2018, circa 6mila in più del 2017, e rappresentano il 21,93% del totale delle imprese iscritte al Registro delle Camere di Commercio. A determinare il risultato del 2018 sono le 145mila imprenditrici straniere, aumentate di oltre 4mila unità rispetto all’anno precedente, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere. Tra le regioni del Sud la Campania registra un aumento di +1.417. In generale le imprese femminili aumentano in 15 regioni su 20 e tra le città Napoli si afferma ai primi posti della classifica provinciale per numero di imprese femminili registrate.

Benevento, Avellino, Chieti e Frosinone, invece, si affermano per incidenza delle imprese femminili sul totale.

Secondo il Rapporto dell'Osservatorio appare evidente che qualcosa sta cambiando nel mondo dell’imprenditoria femminile. Lo scorso anno si è ridotto il numero di imprese commerciali e agricole guidate da donne (settori in cui le imprese femminili sono più numerose) mentre continuano ad aumentare le attività a trazione femminile in altri due comparti già fortemente caratterizzati dalla presenza di imprenditrici: le “Altre attività dei servizi” (oltre 2mila le imprese in più), al cui interno la componente più importante è quella della “cura della persona”, e il “turismo” (quasi 2mila in più le imprese femminili dell’alloggio e ristorazione). Ma il numero delle imprese femminili aumenta sempre più anche nei settori tradizionalmente maschili: quello delle “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (quasi 1.500 imprese femminili in più), il “Noleggio”,

”Agenzie di viaggio” e “Servizi di supporto alle imprese” (+1.453) e le “Attività immobiliari” (+1.004).

Si afferma, anche al Sud, il diritto all'innovazione, anche per le imprese femminili.

In tutte le regioni italiane, ad eccezione della Sicilia, comunque, si registrano aumenti delle attività guidate da donne non di origine italiana. Le 145mila attività femminili di straniere rappresentano il 24% delle imprese guidate da stranieri in Italia e sono numerose soprattutto nel commercio e nel turismo. Rispetto allo stock del 2017, i saldi più elevati si registrano nelle “Attività di alloggio e ristorazione” (+854), nelle “Altre attività dei servizi” (+772) e nel “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+467).

Le imprese femminili del Sud creano lavoro per un milione di persone. E’ quanto emerge dalla lettura dei dati sulle aziende guidate da donne al 31 marzo scorso, elaborati dall’Osservatorio per l’imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere.

I 3 milioni di addetti presenti nelle imprese femminili (che sono più di un milione e 330mila a fine marzo scorso) incidono per meno del 15% sull’occupazione del settore privato. Ma, in Molise e in Sardegna, nelle imprese guidate da donne trovano lavoro oltre il 20% degli addetti delle imprese presenti sul territorio, in Calabria quasi il 20%, in Sicilia, in Umbria e in Abruzzo quasi il 19%, più del 18% in Basilicata.

In generale nel Sud alle 483mila attività a trazione femminile si deve il 17% dell’occupazione generata dal settore privato.

 

Isa Maggi
Stati Generali delle Donne