DONNE SENZA FIGLI: MAMME NEL CUORE

da | Ott 10, 2022 | Testimonianze e contributi

 

           Nella società in cui viviamo, essere donna è quasi sempre associato ad essere mamma. “Non c’è famiglia senza figli”, “Non capirai mai un vero amore finché non avrai figli”, “La donna senza figli non è completa”, “Non sei mamma, non puoi darmi consigli sui bambini”, “Solo una mamma può capire…” – Queste sono le frasi che senti spesso, dette senza pensarci, che fanno male, che ti ricordano, senza pietà, di essere fallita, diversa, inutile, delusa… Sola…
          Sei sola, mentre in realtà, sei una su cinque. Senza figli. 

Lo dicono i dati statistici: sul livello globale, quasi 20% delle donne non hanno figli, di cui solo 10% hanno scelto di non averli (in lingua inglese si chiamano “childfree”). Il resto dell’80% non sono madri senza averlo voluto, chi per ragioni mediche, chi per circostanze della vita (“childless”).

In realtà, il linguaggio è un problema. Come ha notato Giorgio M. Ghezzi, l’autore del libro “No, non abbiamo figli. L’amore ai tempi dell’infertilità“, nella lingua italiana non esiste una parola per identificare le persone senza figli. Nei secoli lontani si usava la parola “orbo (-a)” che significava una persona priva di qualcosa o qualcuno.

Guardiamo il dizionario:
orbo [òr-bo]

Aggettivo:
– Privo del senso della vista.
– Privo, privato di una cosa o di una persona cara.

Sostantivo:
– Chi è privo della vista, cieco.
– Persona senza senno, senza giudizio.

Incredibile! Persone senza figli le si immaginavano come tali da avere una disabilità, oppure da non avere un giudizio.
Infatti, non esiste la terminologia precisa per i concetti di essere senza figli per scelta, non per scelta, per l’infertilità, per aver perso un figlio o una figlia, per non aver trovato un partner giusto, per non essere stati pronti economicamente, per… per… per…

Ci sono mille modi per NON diventare genitori. Mille facce di ORBI. E non ci sono parole per spiegare questa mancanza, questo vuoto nel cuore.
Secondo gli psicoterapeuti questa sensazione è lutto. Ebbene si, si può sperimentare il lutto anche verso qualcosa che non hai mai avuto. In inglese si chiama “disenfranchised grief”, in italiano si può spiegare come “lutto nascosto”, “dolore senza diritto di voto”.

Ecco. Le persone senza nome sperimentano una sensazione senza averne diritto.

Oggigiorno in Italia, secondo l’Istat, “si osserva uno spiccato aumento della quota di donne senza figli, passate dall’11,1% nella generazione del 1950 al 13% in quella del 1960; la stima per quella del 1977 è del 22%”. I dati recenti, del 2020 e 2021, confermano il calo delle nascite e l’aumento dell’età media alla nascita del primo figlio, sia nelle donne italiane che straniere residenti in Italia.

…Eppure ti senti sola, abbandonata nel tuo lutto, il lutto “non permesso”. La nostra società, certi argomenti, non li tollera, non è capace di gestirli, ci ha paura. Parenti, amici, colleghi – tutti vogliono che non ne parli, oppure che te ne fai una ragione e vai avanti con la tua vita. “Si vede che non hai provato abbastanza”, “Hai ancora tutto il tempo per fare figli”, “Conosco una donna che è rimasta incinta a 50 anni!”, “Hai mai pensato di un’adozione?” – Cercano semplicemente di farti tacere o di suggerirti delle soluzioni al tuo problema. (Come se non ci avessi pensato centomila volte). Ma l’unica cosa giusta non la fanno mai – non ti ascoltano. 

Viviamo nel mondo “pronatalistico” (o “famigliocentrico”), in cui si da priorità e supporto ai genitori, in cui l’idea di procreazione è ampiamente promossa, e in cui si pensa che l’unico modo di essere una persona adulta valida – è di essere genitore. Insomma, la “genitorialità” – è uguale “felicità” e “completezza”. Inoltre, la forte influenza della Chiesa Cattolica fa sì che la famiglia (ovviamente, quella con i figli!) è vista come una benedizione, perciò chi non ce l’ha, sarà sicuramente una persona “non idonea” agli occhi di Dio.

Interessante la riflessione del Dott. Alessandro Pedrazzi, psicologo: “La realtà è che non avere figli è accettabile ma spesso malaccetto. In una società famigliocentrica come quella italiana, poi, la famiglia classica assume un valore aggiunto che implica un disvalore per tutti coloro costruiscano realtà relazionali diverse”.

Verissimo. Osserviamo la situazione in cui vi sono meno preferenze o addirittura degli atteggiamenti scorretti verso le persone senza figli sul lavoro, totale assenza delle strutture o associazioni sociali che si occupino delle esigenze di childless; al livello famigliare vi sono amicizie e legami rotti: i parenti non riescono a capire la scelta di childfree, e non sanno come comportarsi con i childless. La tendenza di non fare figli ha generato i “nonni mancati”, ovvero i genitori delle persone senza figli, che avrebbero dato di tutto, pur di poter insegnare ai nipoti ciò che hanno imparato nella vita. Ma anche le persone senza figli stesse – anche loro appartengono a questo gruppo, perché non essendo genitori, non diventeranno mai nonni.

…E nel mentre, soffri in silenzio. Soffri mentalmente, ma anche fisicamente: lo sai solo tu cosa sente il tuo corpo torturato dalle numerose procedure mediche, ormoni, controlli, analisi… gravidanze interrotte spontaneamente… E intorno, intanto, vedi altre donne ad avere dei figli, alcune addirittura senza volerli. Le colleghe e le amiche una dopo l’altra fanno i “baby shower”, la festa di rivelazione del sesso del bimbo in arrivo, dove non ti invitano, perché forse sarai triste o gelosa, o semplicemente non ti sentirai a tuo agio, o la ragione più probabile è che “non sei mamma, non puoi capire”. Certo, essere senza figli provoca una combinazione di sentimenti molto complessa: il dolore per qualcosa che non si è mai avuto, il dovere di essere pienamente grate per ciò che si ha, e la colpa per volere ciò che hanno le altre.

Anche tue sorelle, cugine, cognate sono diventate mamme, e cominciate a vedervi di rado: hanno tutto il loro cerchio in cui non sei più la benvenuta.

Ed è così come avviene l’alienazione o allontanamento sociale, di cui molte persone senza figli sono vittime. Ma non solo questo, c’è spesso la critica e, addirittura, il bullismo, specialmente sul lavoro, e soprattutto, verso chi è childfree, che sono viste come persone egoiste ed immature. Di conseguenza, chi non ha figli sente la solitudine e la paura di anzianità solitaria.

Noi, come società, abbiamo ancora molto da imparare sull’accettazione, empatia ed inclusione verso le persone senza figli, ma anche sulla fertilità.

Peccato che in Italia al livello governativo ne locale non vi sono iniziative sull’argomento. Le persone senza figli sono un gruppo INVISIBILE ma ormai TROPPO GRANDE per continuare a rimanere tale.
Esistono diversi gruppi sui social per “autoaiuto” tra le donne nelle situazioni simili, ci sono libri scritti dalle donne e dagli uomini che non sono diventati genitori. Intanto negli altri paesi, come UK, Stati Uniti, Australia, esistono le associazioni di supporto per questa categoria.

In Italia invece, l’unica iniziativa è stata la “Fertility day” nel 2016 del Ministero della Salute – una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità. L’iniziativa che sembrava di sollevare il tema della mancata genitorialità ma sempre nel contesto di sollecitazione alla procreazione, senza dare attenzione ai problemi ad essa legate.

La “Fertility Day” è stata istituita a partire da un documento del ministero della Salute intitolato “Piano nazionale per la fertilità”, pubblicato nel maggio 2015. Oltre all’istituzione della “Fertility Day”, erano previsti corsi ed eventi appositi (a cui hanno partecipato dei medici e professori universitari), nonché relative campagne sui giornali e nelle scuole. L’obiettivo era di “informare i cittadini sul ruolo della Fertilità nella loro vita, sulla sua durata e su come proteggerla evitando comportamenti che possono metterla a rischio”, “celebrare questa […] Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità”. – Eccolo, il perfetto riflesso di pronatalismo.

Questa iniziativa è stata molto criticata online, perché accusata di fare eccessiva pressione sulle donne affinché facciano figli il prima possibile. La campagna sembrava di descrivere la maternità più come un dovere che come una scelta consapevole, per non parlare dei molteplici casi quando neanche questa scelta esista per diversi problemi – da quelli legati alla salute a quelli economici e sociali.

Ma quindi, come si potrebbe aiutare a chi soffre di questa mancanza nella vita?

Se avete delle parenti o colleghe senza figli, siate più gentili con loro, non chiedetele “Ma allora, un figlio, quando lo fai?” (come se fosse l’unico modo per essere davvero donna!) – può essere un tema molto sensibile. Bisogna capire che maternità non determina del tutto la personalità della donna e che la vita di una persona senza figli non è meno valida rispetto a quella di genitori.

Al lavoro invece, sarebbe giusto adottare delle politiche equipollenti a quelle per i genitori, verso i collaboratori senza figli, magari ripensare il concetto della “famiglia” nelle policy sul sostegno famigliare, tenendo conto che le famiglie sono diverse, e anche se una copia non ha figli, è comunque una famiglia.

Sarebbero tanto utili anche le campagne di sensibilizzazione sul tema childless / childfree, sulla fertilità e sul lutto “non riconosciuto”. Riconosciamolo. E’ molto concreto, e chi è childless ci convive per tutto il tempo. E’ PER SEMPRE, perché essere senza figli lo è. E’ importante riconoscere sia la sensazione stessa che il diritto di averla. Passerà del tempo prima che lo si possa elaborare e conviverci senza spaccarsi il cuore.

Secondo la psichiatra Elizabeth Kübler Ross, l’elaborazione di lutto avviene in 5 fasi: fase del rifiuto e negazione, fase della rabbia, fase del patteggiamento o contrattazione, fase della depressione e fase dell’accettazione. Quanto durerà questo percorso – non lo si può dire con certezza, tutto dipende dalle circostanze e dal carattere della persona stessa.

…Invece, tu, mia cara, che vivi questa vita senza mai diventare mamma, ti sono vicina, ti capisco, non sei sola. Siamo tante, siamo forti; uniamoci, sosteniamoci a vicenda. Anche se non siamo mamme nella vita, di certo lo siamo nel cuore.

 

Julia Fominova, HR:Human Rocks