E’ la violenza la vera provocazione

da | Gen 28, 2015 | Donne e violenza di genere

by lunanuvola

 

(“Violence is the real provocation, not speech “, di Deeyah Khan per The Guardian, 24 gennaio 2015, trad. Maria G. Di Rienzo.)

Deeyah Khan ha vinto un Emmy per il suo commovente documentario “Banaz” che racconta di una ragazza assassinata dalla sua famiglia in un “delitto d'onore”. Ora ha organizzato un summit per radunare donne le cui voci dissidenti ne mettono le vite in pericolo.

La libertà di espressione è essenziale per le femministe e i dissidenti nel mondo musulmano. Da ragazza dovetti abbandonare una carriera promettente come cantante a causa delle violente aggressioni degli islamisti. Da allora ho passato più di vent'anni come documentarista e attivista e sono un'appassionata sostenitrice della libertà di espressione, anche quando sfida idee ed immagini ritenute sacrosante.

Il massacro di Parigi non dovrebbe essere singolarizzato. Sebbene gli assalitori e molti di coloro che ad essi hanno risposto abbiano visto la vicenda come parte di una battaglia epocale fra l'Oriente e l'Occidente, io l'ho vista come la continuazione della campagna terrorista a lungo termine per silenziare ogni opposizione o critica alla destra religiosa.

Com'è tipico del terrorismo islamista, la maggior parte delle vittime di queste campagne provengono da un contesto musulmano – e le donne e le bambine ne sono vittimizzate ancora di più.

Se una ragazzina che cantava canzoni tradizionali Pashtun in modo del tutto innocente è stata considerata una minaccia ai valori islamisti e meritevole di attacchi fisici, allora che ne è di tutte quelle donne coraggiose che sfidano le giustificazioni religiose all'oppressione delle donne negli ambienti più difficili, stati che imprigionano, torturano e giustiziano dissidenti, dove milizie ed estremisti agiscono come vigilantes al servizio delle loro idee contorte e della loro intolleranza per qualsiasi cosa li disturbi.

Questi sforzi di schiacciare la libertà di espressione sono una potente testimonianza sull'importanza di ciò che i dissidenti hanno da dire e sulla vulnerabilità della loro posizione. E' per onorare il coraggio e la creatività delle voci dissidenti delle donne che sto organizzando ad Oslo l'inaugurazione di “World Woman” – http://fuuse.net/world-woman/about/ – e l'evento vedrà la partecipazione di molte che hanno dovuto affrontare violenza e minacce per il loro sostegno all'eguaglianza, a riforme, alla laicità e ai diritti delle donne. Questo evento è la mia personale sfida a coloro che vogliono ridurre al silenzio le voci delle donne, le voci di donne che sono le mie eroine personali, ed è il mio fermo impegno a favore della libertà di espressione.

Dai fumettisti di Charlie Hebdo agli scritti tolleranti di Raif Badawi, grottescamente condannato a un migliaio di frustate dallo stato saudita per il crimine di aver creato un blog di larghe vedute, non ci possono essere equivoci sulla libertà di espressione, chiunque sia a minacciarla e qualunque sia la sua giustificazione.

Le nostre libertà sono libertà condivise: sono legate l'una all'altra. La capacità di confrontarsi con l'oppressione vestita da religione è legata alla capacità di professare qualsiasi religione scegliamo: entrambi sono atti dell'espressione. La violenza, non la parola, è il vero atto di provocazione. La parola, non la violenza, è il modo in cui creiamo ponti su ciò che ci divide.

Ndt.: “World Woman” si terrà il 30/31 gennaio a Rikscennen – Oslo, Norvegia.

Parteciperanno, secondo la presentazione ufficiale: “(…) piantagrane e costruttrici di pace, attiviste e artiste, pensatrici e rivoluzionarie” e alcuni uomini che condividono queste caratterische e “una visione del mondo in cui le donne vivono libere da violenza e paura”.

La lista di conferenziere e performer è impressionante e lunghissima, e inoltre particolarmente gratificante per me: ho scritto/tradotto articoli sulla maggioranza di esse e quasi tutti si trovano su questo blog. Nawal El Saadawi , Shirin Ebadi, Hina Jilani, Mona Eltahawy, Panmela Castro, Salma, Farida Shaheed, Sanam Naraghi-Anderlini, Safak Pavey, Rana Husseini… sembra che Deeyah abbia riunito anche le mie, di eroine. (Per la cronaca, fra gli uomini c'è John McLaughlin).