‘La speranza è rosa", di Annamaria Mammoliti
Minerva, maggio/giugno 1985
La caccia al voto sta per concludersi. Anche se un po’ frastornati, molti elettori e tra questi molte donne, sanno già per chi votare o, malgrado sia una forma di diserzione, perche astenersi. A poche ore dal voto, comunque, vogliamo dire la nostra.
Nei nuovi consigli comunali, provinciali, regionali ci dovrebbero andare persone oneste, che amano la città, che sappiano stare e non "scendere" tra la gente, che sappiano decidere. Requisiti fondamentali, ma ancora troppo rari nella vita pubblica anche locale. Una ragione in più per votare bene, scegliendo il partito che più aggrada, ma anche e sarei tentata di dire soprattutto chi nelle liste per capacità, serietà, passione pubblica può riqualificare ed inverare la politica e le istituzioni.
La convinzione, consolidata da anni di esperienza e di impegno, e che competenza, amore, passione civile so no virtù maggiormente diffuse tra le donne ed espresse sia nelle professioni, vecchie o nuove che siano, sia nella vita pubblica. Purtroppo e vero che I’ aumentata credibilità sociale e politica delle donne si accompagna ad una aumentata "resistenza" maschile; vengono emarginate, accantonate, epurate. E quando sono in lista, non inganni la cosa, lo sono,almeno nelle intenzioni, per non essere votate.
La nostra prima indicazione, dunque, e: donna vota donna. Bene, ma non basta. Noi di Minerva non siamo il sindacato o il partito delle donne. Per noi la gonna, il sesso, non so no i titoli esclusivi, il passpartout per il potere. L’ esser donna e per noi non condizione privilegiata da far valere mistificatamente, ma affermazione di una migliore qualità umana e sociale nella professione e nel governo della cosa pubblica, ponendo verità tra tanta menzogna creatività tra tanta burocrazia, coraggio tra tanta pavità. Insomma, una donna incapace, anche se donna resta incapace. In guardia dunque, da un ceno opportunismo femminile. Anche il12 maggio. Le indicazioni che in altra parte della rivista diamo alle nostre lettrici e, perché no, ai nostri lettori su alcune candidate di diversi partiti pensiamo corrispondano, in modo rassicurante, alla qualità nuova del governare gli enti locali. Non e male pero aggiungere alcune altre riflessioni. II voto non e soltanto scambio: do per ricevere. La forte motivazione corporativa che è alla base del voto locale non va favorita da pane nostra. Dal commerciante all’ abusivo, dall’ ospedaliere all’architetto e così via, sembra spesso che il voto venga dato a chi si impegna con pili enfasi e talvolta con sfrontato squallore a tutelare, una volta eletto, gli interessi corporativi. In questa Italia locale, comunale e regionale, dei favori e delle corporazioni non c’e posto per cose giuste e nell’interesse collettivo. II voto che stiamo per dare non serve solo a verificare il peso elettorale dei partiti, ma anche a riqualificare il sistema di governo degli enti locali, delle nostre città che non si può proprio dire brillino per efficienza dei servizi sociali, per un corretto rapporto tra I’uomo e l’ambiente, per una chiara politica di sviluppo urbanistico ed economico. L’insieme di queste questioni richiamano le donne ad un voto non marginale, non settoriale. Senza nulla togliere al rilievo che hanno ed al giusto interesse che suscitano le tematiche quali la violenza sessuale, la disoccupazione femminile, la lotta alla droga, dobbiamo sapere che noi eleggiamo donne e uomini, amministratici ed amministratori che, per cinque anni, devono governare le nostre città facendo delle scelte competenti di piano regolatore, di traffico, sanità, sport, ambiente, di bilanci ed investimenti. Convinciamoci: donna vota donna quando possiede quella particolare sensibilità sulla "questione femminile" e quando sa esprimere una visione non settoriale, ma collettiva, umana e sociale dello sviluppo delle nostre città, grandi o piccole che siano. La donna se madre ha bisogno di asili nido funzionanti e di scuole serie, se giovane di riconoscimento dei propri meriti quando lavora, di un posto di lavoro se e disperatamente disoccupata, se anziana di amore e solidarietà sociale organizzata, se e sola di un ambiente urbano amico e non ghettizzante; comunque di una società dove la dignità ed il rispetto umani, vengano salvaguardati anche di fronte alla "bestialità civile" come nel caso delle due donne bruciate e "giustiziate" nel quartiere Torrione di Roma. La nostra speranza elettorale si tinge di "rosa": più donne nelle assemblee elettive e qualità nuova nel governare. Mettiamocela tutta, dunque, per affermare un’ autentica passione civile e riformatrice, per cambiare e laicizzare il modo di governare.
Scegliamo donne capaci e un simbolo di progresso.
Commento di Marta Ajò
Annamaria Mammoliti, purtroppo scomparsa nel 2009, è stata editrice e direttrice del magazine mensile Minerva e di Minerva Time dal 1983, è stata fondatrice e presidente del “Club delle Donne” dal 1982, ideatrice del Premio Minerva ai Saperi femminili, primo premio al femminile in Italia giunto alla sua XIX Edizione sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Sempre in prima fila nella difesa della liberta’ di informazione contro settarismi, conformismi, logiche omertose di potere, e in un appassionato costante impegno civile e sociale volto ad affermare i diritti di cittadinanza, con particolare dedizione a favore dei diritti delle donne. Cavaliere della Repubblica e nel 1996 Premio della cultura della Presidenza del Consiglio, ha svolto anche sul piano internazionale una dinamica presenza come relatrice italiana a importanti incontri sulla storia e il ruolo delle donne nella lotta per l’emancipazione. Negli anni della sua attività pubblica ha anche ricoperto incarichi amministrativi e politici. Tra gli altri al Comune di Roma come presidente della commissione Ambiente e nel partito Socialista come membro della direzione nazionale