Elogio del flirt, differente parità tra i sessi

da | Gen 19, 2018 | L'opinione

di Gabriella Turnaturi

Il flirt, come la socievolezza, trova la sua forma più pura nella reciprocità, nella volontà dei soggetti di quell’interazione di riconoscersi come eguali. Non c’è infatti né un vincitore, né un vinto, un potente e un debole, ma ambedue i soggetti si riconoscono come pari e si onorano. Nel flirt un soggetto può realizzare la propria attitudine al flirtare solo se l’altro è messo in condizione di fare altrettanto.
Per flirtare si ha bisogno di sapere che nulla impedisce all’altro di giocare, che non solo noi siamo liberi, ma che anche l’altro non ha limiti o vincoli al suo agire in quella forma. Il flirt si realizza solo nella parità, nell’eguaglianza delle posizioni soggettive e oggettive e nella libertà di ambedue i soggetti: non tollera la disparità. Se sapessimo che l’altro si sta negando o con- cedendo per compiacerci, poniamo perché a noi subalterno, o perché costretto da circostanze oggettive, non vi sarebbe nessun flirt, nessuna ludicità e nessun gusto. Se si percepisce e si sa che quel concedersi e rifiutarsi non è più solo gioco, arte, ma inganno, non si può più flirtare. Il peso e i vincoli della realtà con i suoi calcoli entrano nel flirt, come nella socievolezza, solo per annullarli. L’arte della flirtation sta proprio nel riconoscersi come pari di soggetti che fuori da quella forma, da quella interazione non lo sono affatto. Una forma dunque possibile di riconoscimento? E questo riconoscimento, che risiede in una particolare relazione, può divenire una forma di apprendimento da spendere in relazioni più durature e più ampie?
Il senso di richiamare in vita il flirt sta proprio nella scommessa che da una dimensione estetica, quella del gioco, si possa passare ad una dimensione etica. E che paradossalmente dall’ apparentemente più frivola delle relazioni possa nascere una sorta di apprendimento morale.
Ma come il flirt trasforma i soggetti in essa impegnati? Nel flirt c’è un soggetto passivo ed uno attivo? Esistono un soggetto e un oggetto dell’azione?Il flirt, in quanto gioco e movimento, crea inevitabilmente un flusso continuo che va da un soggetto all’altro, e non è mai possibile trasformare l’altro in puro strumento e oggetto, in quanto non solo esiste la reattività di ogni soggetto in ogni relazione, ma siamo noi stessi a pretendere una risposta.
Il flirt può continuare solo se anche l’altro sta al gioco, risponde “a tono”, riconosce il gioco e in esso si riconosce. Se uno dei due soggetti si sottrae all’oscillazione concessione-negazione, o affrettandone la conclusione o perché non ne subisce la diversione e l’attrazione, e quindi in questo senso non si diverte al gioco del flirtare per flirtare tutto termina. Chi flirta deve necessariamente trovare non un oggetto, ma un altro soggetto senza il quale ogni flirt è impossibile.
Se è vero che in una cultura dominata da valori, stili di vita maschili, nessun gioco è libero per la donna, in quanto le regole del giocare sono comunque state stabilite dall’uomo, allora anche il flirt non potrebbe essere possibile in quanto la condizione di disparità fra i generi impedisce quella reciprocità necessaria al flirtare. Inoltre la diversità dei codici espressivi fra l’uomo e la donna rendono impossibile l’attribuzione dello stesso senso ad un tipo di azione già di per sé così ambivalente come la flirtation. In tale disparità oggettiva e comunicativa le donne intenderebbero giocare, flirtare per flirtare, mentre gli uomini tenderebbero alla realizzazione di uno scopo: la seduzione, la conquista, la sottomissione, ovvero ciò che, secondo la socializzazione maschile, credono che le donne si aspettino. Questo modello di comportamento maschile finirebbe quindi con lo snaturare la vera essenza del flirtare, che è appunto l’essere senza scopo, e costringerebbe le donne a giocare sempre al gioco imposto dagli uomini. Se ragioniamo in termini di rapporti di potere fra i sessi, di comportamenti secondo ruoli sessuali, dovremmo quindi concludere che non esiste alcuna possibilità di flirtare proprio perché la oggettiva disparità fra i sessi vanifica la libertà e la reciprocità necessaria al flirt.
Se pensiamo invece, il flirt come un’arte in cui entrambi i soggetti si spogliano da ruoli, condizionamenti culturali e oggettivi, si trattano come se fossero eguali e pari, interessati solo a quella forma particolare d’interazione, a trarre piacevolezza e piacere l’uno dall’altro gratuitamente, forse il flirtare può essere considerato una forma d’interazione liberatoria sia per l’uomo che per la donna proprio perché fondato sulla reciprocità.
La flirtation può allora essere vista come il luogo in cui uomini e donne lanciano una sfida alla disparità, alla fissazione dei ruoli e imparano a giocare insieme, stabilendo insieme nuove regole.
La teoria e la pratica del femminismo hanno cercato di riconoscere e salvaguardare il maschile e il femminile presenti in ciascuno di noi non per conciliare gli opposti, ma per affermare la costitutiva complessità di ogni essere umano. Sono stati lanciati dei ponti e socchiuse delle porte, ma oggi ogni accesso sembra bloccato e ogni genere sta solo e paralizzato mentre inutilmente risuona il fischio dell’inizio di un nuovo gioco.
Come in ogni vero gioco così nella firtation non c’è un soggetto attivo e uno passivo, ma ambedue danno vita all’attività del flirtare, allestiscono insieme una sorta di pantomima, un teatrino nel quale molte cose possono essere dette e messe in moto.
La flirtation allora appare, al pari della socievolezza, come una forma molto particolare della socialità liberamente scelta e come la socievolezza è un simbolo vitale della espressività dei soggetti, dei loro impulsi, del loro sentire. E, come la socievolezza è necessaria agli individui come spazio di libertà e di espressività, così la flirtation è necessaria come forma ludica dell’erotismo in quanto sublima la complessità e la drammaticità dei rapporti fra i sessi. La flirtation allora è una scelta libera ma necessaria per un’interazione svincolata dalla pesantezza e dalla costrizione delle rispettive posizioni e aspettative sociali. L’uomo e la donna si muovono “a proprio agio” in questa interazione perché non si aspettano l’uno dall’altro assolutamente nulla al di fuori del gioco. Nella socievolezza, come nella flirtation, tatto e cortesia tengono a bada i rispettivi ego, i rispettivi individualismi, rendendo possibile e guida l’interazione. Interazione che si fa più pura, più vera proprio perché degli individui non resta che il loro essere, il loro sentire, il loro esistere solo in rapporto all’altro.

DeA, 14 gennaio 2018