Figlio in “rosso”, l’estratto conto va alla madre: la banca non risarcisce la donazione della casa sfumata, 30 maggio 2012

da | Giu 6, 2012 | Anno 2012

Figlio in “rosso”, l’estratto conto va alla madre: la banca non risarcisce la donazione della casa sfumata
Non basta la violazione della privacy del cliente a configurare il danno senza prova certa del nesso con la mancata stipula dell’atto di liberalità

  

Il figlio è in bolletta e lui solo sa quanto avrebbe bisogno della donazione della casa da parte della madre promessagli da mesi. Ma un giorno il suo estratto conto “in rosso” arriva all’anziana genitrice e nella vecchietta scatta la molla: inutile compiere un atto di liberalità nei confronti di un dissoluto che finirebbe per perdere anche la storica casa nel centro di Roma. Allora l’uomo assediato dai creditori se la prende con l’istituto di credito: se la banca non avesse violato il segreto bancario e la privacy del cliente, la nonnetta non avrebbe mai saputo dell’esposizione debitoria e la donazione sarebbe andata a buon fine. E invece no: il risarcimento non scatta perché manca la prova certa dell’esistenza di un nesso di causalità fra l’illecito trattamento dei dati personali da parte dell’istituto e il danno patrimoniale e non patrimoniale lamentato dal cliente. E ciò nonostante le lettere prodotte in giudizio del figlio dell’anziana possidente che comproverebbe come l’estratto conto recapitato per sbaglio alla madre sarebbe stato la classica goccia che fa traboccare il vaso. È quanto emerge dalla sentenza 8451/12, pubblicata dalla prima sezione civile della Cassazione.