dal 2014 ad oggi
Peccato, veramente peccato, che i politici siano tanto distratti.
Perché se non lo fossero stati in altri tempi e non continuassero ad esserlo ancora oggi, avrebbero colto l’importanza di sviluppare una politica di genere e non si sarebbero limitati nel tempo ad obbedire ad indicazioni per lo più provenienti dalla Comunità Europea.
E siccome dai comportamenti i cittadini giudicano e votano la politica e i suoi rappresentanti, non ci resta che dare un voto insufficiente.
Ed è proprio dalla necessità d’intervenire a realizzare in un ottica anche di genere, non di un solo genere, il cambiamento profondo a cui tutti siamo necessariamente chiamati ed avviati che, l’anniversario-incontro degli Stati Generali delle Donne del 6 dicembre 2019 ha assunto un significato importante e allargato.
Il dibattito è partito dal fare il punto sull’attività ma anche un bilancio necessario per analizzare i risultati ottenuti.
Si sono considerate altresì le tappe future da raggiungere per arrivare al traguardo di questo progetto, avviato nel dicembre 2014, la cui validità ed attualità appare tutt’oggi nelle cose.
Il pensiero progettuale ha dato seguito ad una produzione di attività e presenza su tutto il territorio nazionale ad ogni livello. Nella società civile come nelle istituzioni, fra fasce generazionali, realtà territoriali imprenditoriali e culturali. Una massiccia ed attiva campagna è stata promossa e svolta dagli SGD con il progetto #panchinerosse, che ha visto un’adesione inaspettata e che ha travalicato i nostri confini. L’apposizione di una panchina rossa come simbolo in memoria delle vittime di femminicidio e contro ogni violenza di genere è diventata un richiamo alle coscienze di tutti.
Un bilancio positivo che non ha lasciato però solo spazio all’orgoglio ma che ha voluto riaffermare l’impegno inarrestabile degli SGD e di tutte le persone che vi hanno aderito.
In questo senso il dibattito ha riaffermato l’importanza delle azioni in corso e quelle da intraprendere, gli ulteriori obiettivi a cui puntare, le modalità per realizzarli, i temi dell’organizzazione del lavoro da svolgere e il reperimentodi fondi come passaggio necessario per dare forma concreta a tutte le articolazioni del progetto fino al suo completamento.
La necessità di non ripartire ogni volta da “zero” come se la politica di genere fosse la scoperta di un mondo finora sconosciuto, inaspettato e pieno di misteri, richiede a tutte le donne di scuotere i rami secchi.
Tanti i temi trattati: dalla democrazia paritaria alla formazione, imprenditoria, innovazione, politica ed azioni intorno al Mediterraneo e la predisposizione di un piano nazionale per l’occupazione e le imprese femminili, temi non più rinviabili da consegnare al Governo.
Gli SGD, che da sempre hanno fatto della trasversalità delle opinioni e delle appartenenze un segno distintivo, s’impegnano dunque a realizzare e finalizzare proposte e progetti nell’interesse di tutta la società.
Le riflessioni che sono emerse in questi anni dal dibattito interno ed esterno degli SGD, confermano che non si possa prescindere dall’interesse generale o nell’interesse parziale e settoriale di gruppi e appartenenze.
Nello spirito di una concreta collaborazione, gli SGD hanno chiesto alla Sottosegretaria Francesca Puglisi, Ministero del Lavoro, presente all’incontro, di farsi portatrice della loro proposta per indire una Conferenza nazionale delle donne. Un luogo in cui riflettere, testimoniare, proporre politiche attive da realizzare studiandone tutti insieme la fattibilità.
di Marta Ajò
Per approfondire i temi degli SGD si propone di seguito integralmente il testo dell’intervista che Isa Maggi ha rilasciato all’ agenzia Dire.it:
Un Piano nazionale per l’occupazione femminile per mettere al centro il 51% della popolazione e le imprese delle donne, “che hanno resistito alla crisi” e “possono diventare il volano per un rilancio dell’economia secondo le vocazioni territoriali”. È Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli Stati Generali delle Donne, a puntare i riflettori sul “lavoro delle donne”, ancora “troppo poco e frammentato”, nel corso della terza convocazione annuale del forum che si è svolta oggi a Roma nella sala della Stampa Estera alla presenza delle rappresentanti regionali e, tra gli altri, della sottosegretaria al ministero del Lavoro, Francesca Puglisi, che ha invitato il summit a “portare un contributo di idee per concretizzare azioni ulteriori rispetto a quelle già individuate dal Governo”. Invito raccolto dagli Stati Generali, che in settimana metteranno a punto un documento “già pronto” da proporre alla ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti, e alla sottosegretaria Puglisi, dopo averne discusso nella giornata di oggi, a cinque anni esatti dalla prima convocazione del summit nel 2014 e guardando ad un altro importante anniversario globale che si avvicina: il 25esimo della Conferenza di Pechino.
LE PROPOSTE
Tra le proposte del coordinamento la necessità di “ricomporre i centri per l’impiego secondo la prospettiva della parità di genere“, ha chiarito Maggi alla Dire, ma anche “rivedere il rating Basilea 3 per quanto riguarda l’accesso al credito delle donne, perché capita che nelle periferie i direttori di banca non conoscano questi strumenti. Basterebbe metterli tutti intorno a un tavolo”, ha aggiunto ricordando “che spesso si tratta di misure a costo zero”.
“Se le donne lavorano, il Pil aumenta“, è il mantra degli Stati Generali, che lanciano l’idea di superare l’idea della “conciliazione”, a favore della “condivisione del lavoro di cura”. L’ottica è quella di un ripensamento più ampio del “dizionario delle parole delle donne, su cui stiamo lavorando per valutarne l’impatto a volte fuorviante che vogliamo provare a ricostruire”, in modo da “non perpetuare l’idea che le donne siano il segmento debole della società”.
“Abbiamo iniziato questo percorso degli Stati Generali delle Donne cinque anni fa al Parlamento europeo, in una situazione di pericolo: la mancanza di lavoro per le donne, pericolo che c’è ancora oggi”, ha spiegato in apertura Maggi, ricordando le tappe principali di questo quinquennio. Il libro ‘Gli Stati Generali delle Donne sono in movimento’, che “ha raccontato cosa fare regione per regione”. L’esperienza dell’Expo nel 2015, “in cui 981 delegate, in un lavoro collettivo durato tre giorni, hanno scritto la Carta delle donne del Mondo, raccontata, distribuita e condivisa in tante realtà”. Nel 2016 il Patto per le Donne per il lavoro, “sottoscritto durante diverse elezioni regionali per assumere degli impegni precisi” – le prossime in Emilia Romagna e in Calabria – e poi, ancora, i progetti ‘Le città delle donne’ e ‘Panchine rosse’, arrivato in Argentina, a Siviglia e Madrid per sensibilizzare i cittadini sui temi della violenza contro le donne.
GLI APPUNTAMENTI
Ma è fittissimo il calendario di appuntamenti anche per il prossimo futuro. Da Trieste 2020, “all’insegna di ‘Donne e scienza’”, a Venezia, il 7 febbraio a Ca’ Foscari, “a parlare di imprenditoria femminile”, per arrivare il 4 e 5 aprile a Parma, capitale cultura italiana, e il 22 maggio a Fiume, capitale europea della cultura 2020, dove si parlerà di “lavoro e maternità”. “Chiediamo una convergenza di tutti i ministeri su una conferenza nazionale che convocheremo a marzo qui a Roma- conclude alla Dire Maggi- per dare valore al lavoro delle donne”. Consegnato nel corso della giornata il Premio ‘Donne che ce l’hanno fatta’, che quest’anno è andato alla violinista palermitana Giovanna Ferrara per il suo impegno sociale a favore degli uomini, ma soprattutto, delle donne del quartiere Brancaccio attraverso la musica.