di Francesca Rigotti
Qui di seguito un articolo, particolarmente significativo, sulla falsita’ del “contro natura” del matrimonio omosessuale, articolo della filosofa Francesca Rigotti, uscito l’1 marzo su “Doppiozero”:
Viviamo in un'epoca di crescente accettazione delle relazioni omosessuali, almeno in occidente. La televisione e il cinema introducono rappresentazioni positive di gay, incoraggiando fiducia e tolleranza. Dai primi movimenti gay degli anni '60 e '70 del Novecento il mondo è molto cambiato e il matrimonio tra persone dello stesso sesso (same-sex-marriage) è riconosciuto da un numero crescente di paesi. In Germania per es. esiste da una decina di anni una forma di matrimonio omosessuale minore, e i diritti della coppia sono stati da allora continuamente estesi: se un partner muore, l'altro riceve una rendita di reversibilità. Negli USA le coppie gay possono sposarsi ormai in moltissimi stati; durante la presidenza Obama inoltre, alle categorie discriminanti di razza, religione e identità etnica sono state aggiunte quelle di gender, sexual orientation, gender identity and disability. La discriminazione delle persone in virtù del loro sesso e della loro identità sessuale vale come federal hate crime.
Le reazioni negative dall'altra parte abbondano (senza considerare la gravissima 'omofobia' del mondo islamico). In Sudafrica, dove i diritti dei gay sono iscritti nella costituzione, le donne lesbiche vengono rapite e violentate da bande di uomini a scopo di portarle sulla retta via. Negli Stati Uniti, circoli religiosi conservatori manifestano a tutto spiano contro il matrimonio same-sex, dichiarando tra l'altro di non tollerare il fatto che i loro bambini possano considerarlo un matrimonio normale. Molti di loro sostengono, nonostante la chiara latente omofobia, di non avere nulla contro i gay, ma di volere soltanto proteggere l'istituzione matrimoniale normale, naturale, tra un maschio e una femmina della specie uomo.
Questo è lo spunto principale da cui prende avvio il sapido libello di Nicla Vassallo e che corre lungo tutto il saggio della studiosa. L'obiettivo è quello di smontare la credenza fallace che vi sia un matrimonio naturale, quello tra donna e uomo (quanti uomini e quante donne non viene detto ma è un punto importante: i musulmani per esempio ritengono naturale il matrimonio poliginico tra un uomo e tante donne…). L'argomentazione addotta da Vassallo smonta abilmente l'apparato della cosiddetta naturalità (o essenzialità) dei fenomeni sociali, fino a negare che esistano una essenza o natura maschile (l'uomo è attivo, razionale, culturale, individualista) e una essenza o natura femminile (la donna è passiva, passionale, naturale, relazionale); e questo anche se gran parte dell'universo femminile condivide questa visione.
Come la mettiamo poi con l'argomento anti matrimonio same-sex, sostenuto soprattutto da religiosi e credenti nelle religioni monoteiste, secondo il quale, essendo il matrimonio finalizzato alla procreazione, esso non va esteso a coppie che non possono riprodursi naturaliter? Ora, a parte il fatto che la riproduzione anche nelle coppie etero sta prendendo vie che tanto naturali non sono (e non si dimentichi nemmeno che la chiesa cattolica in anni molto recenti si è chiesta se l'anestesia peridurale fosse compatibile con la dottrina, dal momento che la donna doveva partorire nel dolore), in questo saggio – spiega Vassallo – si parla di matrimonio civile e non di matrimonio religioso (ma anche qui un'altra contraddizione dall'arcipelago cristiano: molti religiosi benedicono l'unione delle coppie gay, specie nei paesi protestanti, ma talvolta anche in quelli cattolici…). E oltre a ciò, se lo scopo dell'unione carnale è la procreazione, perché non annullare i matrimoni quando la donna entra in menopausa, o non incoraggiare i matrimoni poliginici, dove un uomo sposa e feconda tante donne allo scopo di massimizzare la funzione procreativa? Non è preferibile una sessualità serena, libera e rilassata, sganciata dai vincoli della riproduzione grazie ai contraccettivi (a mio avviso la più grande invenzione dell'umanità prima di internet, prima e non dopo altrimenti noi donne da internet saremmo escluse)? Perché le tesi intorno alla procreazione, soprattutto queste, sono fortemente influenzate dal pensiero religioso, cosa che – scrive Vassallo con un'asserzione tanto breve quanto fulminante – nella buona filosofia non dovrebbe venir concesso (p. 57). Gli argomenti religiosi varranno per i fedeli di quella religione, e potranno venire accolti e discussi da altri se ragionevoli. Talvolta però la religione cristiana pretende che la ragionevolezza e la razionalità umana derivino da Dio, e questo argomento chiude la bocca a tutti gli altri. Viene da Dio perché, come spiegò a Ratisbona Benedetto XVI, Dio e l'uomo condividono la stessa ragione, lo stesso logos, essendo l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio. Ma chi può dimostrare che tale creazione avvenne, e soprattutto chi può dimostrare che Dio esista, se non ci sono riusciti nemmeno quegli illustri filosofi che dedicarono il loro pensiero alle prove dell'esistenza di Dio, tra le quali la cosiddetta prova ontologica, logicamente raffinatissima ma ahimè fallace, di Sant'Anselmo?
Chissà perché – si chiede Vassallo – la gente crede che si debba essere omosessuali per difendere i loro diritti, tra i quali quello del matrimonio same-sex. Come se si dovesse essere donne per affermare i principi del femminismo, o sfruttati per difendere i diritti di chi lo è. Ci si schiera a favore perché è una battaglia di civiltà in direzione della giustizia e dell'uguaglianza, se il matrimonio è ambíto perché garantisce benefici. E su questo punto non mi ritrovo completamente, non nell'argomentazione di Vassallo a favore dell'istituzione civile del matrimonio same-sex, che è puntuale e precisa e condivisibile, ma proprio sul fatto di argomentare a favore del matrimonio. Ma vale la pena? Non si vive il legame di coppia, con o senza figli, in maniera molto più distesa e piacevole e paritaria, oggi che le coppie di fatto non vengono più perseguitate, senza entrare nella logica istituzionalizzante del matrimonio? Lo dico sia pensando alle donne, e agli svantaggi simbolici che porta loro il matrimonio: in molti paesi europei le donne vengono private del cognome che viene sostituito con quello del marito, o devono scrivere sul passaporto, o sulla tomba, soltanto loro, coniugata/vedova taldeitali; in Italia si consente graziosamente alla donna di aggiungere al proprio cognome quello dello sposo, condizione che non è prescritta allo sposo medesimo, alla faccia della parità conclamata dalla Costituzione. Ma lo dico anche pensando agli uomini e ai loro diritti sui figli, per esempio, spesso trascurati in caso di separazione o divorzio. Paradossalmente nella coppia same-sex queste discriminazioni vengono meno, al venir meno dei ruoli: ma allora perché, Nicla, non pensare di abolire il matrimonio civile e sostituirlo con un partenariato per tutti i tipi di coppia?
Un'ultima osservazione prima di concludere, riguardante il caso dell'unione di donne lesbiche. Perché la situazione delle donne lesbiche e dei loro rapporti non è parte integrante della storia dell'omosessualità in generale, nel senso che non è mai stata posta allo stesso livello. È vero che persecuzioni e discriminazioni non risparmia(ro)no né le une né gli altri, ma è altrettanto vero che le donne gay furono doppiamente discriminate, come donne e come gay, e rese invisibili ancor più dei loro corrispondenti maschili. Pare che perfino da parte della componente maschile del movimento gay ci sia difficoltà ad accettare il fatto che siano donne (nel caso particolare Nicla Vassallo) a occuparsi dei loro diritti. L'oltraggio più grave esse lo compiono comunque nei confronti della cultura del prestigio maschile; desiderando una donna invece che un uomo (come pure desiderando starsene da sole e non accettare determinati corteggiamenti) infrangono il principio che la cosa più desiderabile per le donne sia accompagnarsi a un uomo, fare dono di sé a un uomo; se questo non avverrà esse saranno un frutto sprecato, non assaporato da altri, del quale potrebbe rimanere alle donne eterno rimpianto. Cantò tale situazione Fabrizio De André, rimanendo invischiato egli stesso nelle pastoie di questo pensiero- trappola, nel Valzer per un amore. Un volta che avrai rifiutato un uomo, dice l'innamorato deluso rivolgendosi alla donna che lo ha respinto, non te ne servirà nemmeno il ricordo, se non per piangere il tuo rifiuto/del mio amore che non tornerà.
Nicla Vassallo
Il matrimonio omosessuale è contro natura (Falso!)
Estratto del volume