“Il mondo del lavoro al femminile”

da | Dic 16, 2022 | Donne e politica

Irecente Gender Policies Report 2022, si pone l’obiettivo di indagare le implicazioni di genere, nel mondo del lavoro, proponendo contributi sulle questioni più attuali e rilevanti in una prospettiva di parità.

Quali le possibili chiavi di lettura dei principali fenomeni

A partire dalla rilevazione dei principali andamenti del mercato del lavoro il Report propone l’analisi di alcune politiche e interventi orientati a contribuire, in un’ottica di efficienza, efficacia ed equità, a superare i ritardi del Paese, rispetto al contesto europeo, e gli storici squilibri che segnano la partecipazione di donne e uomini al lavoro, anche attraverso il contributo del PNRR.

In tale contesto nuove e vecchie sfide si alternano e si intersecano: alcune parole centrali

– le caratteristiche della partecipazione al lavoro di donne e giovani,

– il tema della cura

– le politiche di armonizzazione dei tempi vita-lavoro legate all’attuazione della direttiva 2019/1158/UE,

– la trasparenza salariale quale elemento di superamento delle discriminazioni retributive,

– nuove e più insidiose forme di discriminazione prodotte dagli algoritmi.

Vediamo i dati:

I dati di ottobre segnalano un incremento del lavoro a tempo indeterminato.

Dopo la crisi avvenuta in seguito alla pandemia, e il conseguente crollo dei lavori a tempo determinato, si era aperta una fase di crescita soprattutto dei lavori precari.

Negli ultimi mesi il lavoro a tempo indeterminato ha ripreso ad aumentare, ciò si è visto in particolare nel settore degli alberghi e ristorazione. Questo può essere stato favorito dalla transizione da tempo determinato a indeterminato e dalla fine della cassa integrazione superiore alla durata di tre mesi con il ritorno all’occupazione.

Sono segnali importanti ma che hanno bisogno di essere rafforzati, pena un rallentamento della crescita. E che soprattutto vanno estesi ad altri settori.

E per questo non basterà solo il Pnrr.

Il tasso di occupazione cresce a ottobre di 0,2 punti percentuali ma il lavoro manca. Solo il 60,5% della popolazione in Italia lavora. 60,5% è il valore più alto di tasso di occupazione raggiunto dal nostro Paese dal 1977, anno di inizio della serie storica.

Dopo la diminuzione di luglio e agosto crescono gli occupati di 82 mila unità a ottobre, proseguendo la tendenza evidenziatasi in settembre, nonostante la crisi energetica e l’aumento dei prezzi.

Cresce anche l’occupazione femminile di 0,3 punti percentuali.

Diminuisce però, l’occupazione dei giovani da 25 a 34 anni.

Il tasso di occupazione dei giovani da 25 a 34 anni è sceso a ottobre al 66,6%. La loro situazione è instabile, avendo conosciuto qualche progresso nei mesi precedenti. Ma soprattutto è ancora 4 punti sotto il tasso di occupazione di ottobre 2007. Sono passati 15 anni da allora! E non siamo ancora riusciti, non dico a migliorare, ma a recuperare i livelli precedenti la grande crisi del 2009 !

Siamo ultimi in Europa per tasso di occupazione, 9,7 punti al di sotto della media, più di 17 punti in meno della Germania, altrettanti sotto Malta che fino a pochi anni fa ci stava alle spalle, 11 punti in meno della Polonia, e del Portogallo, 8 sotto la Francia. Ultimi, dietro anche la Grecia.

I dati di oggi ci dicono che la strada da percorrere per risalire la china e per recuperare questa grande distanza che ci divide dall’Europa, è lunga.

Ancora di più per le donne. Solo poco più della metà lavora, il 51,4% a ottobre.

La distanza dall’Europa per noi donne è ancora più elevata: 13,8 punti nel secondo trimestre del 2022. Molti di più, 22,5 dalla Germania, 23,5 dalla Svezia, 14 dalla Francia.

Il Paese ha bisogno di investire seriamente sulle proprie risorse umane.

Ha bisogno di valorizzare le sue risorse femminili e giovanili, puntando alla riduzione delle diseguaglianze nel mondo del lavoro, tra chi è precario e chi non lo è, tra chi lavora poche ore e chi troppe, tra chi ha paghe orarie da fame e chi le ha elevate, tra chi vive al Nord e chi vive al Sud, tra chi è istruito e chi lo è di meno, tra chi è giovane e chi non lo è più.

Il Paese ha bisogno di ampliare decisamente la propria base occupazionale.

Il futuro che verrà dovrà essere costruito con le competenze, la conoscenza, la creatività e la crescita all’interno di un ambiente di sviluppo più ampio legato alla sostenibilità, dove con il termine “sostenibilità” non s’intende solo quella ambientale, ma anche quella sociale, culturale, economica ed amministrativa.

Ogni anno dal 2021 al 2026, si stima che il PNRR generi un aumento del tasso di occupazione, rispetto al valore di riferimento per tutte le categorie considerate.

E’ interessante notare che la stima sulla crescita del tasso di occupazione femminile prevede inizialmente un aumento paritario rispetto a quello maschile : 0,7 punti nel 2021 e 2,2 nel 2022, sia per gli uomini che per le donne. Solo dal 2023 c’è un cambio di passo per l’occupazione femminile, che dovrebbe registrare delle variazioni dal benchmark maggiori rispetto a quelle previste per l’occupazione maschile.

Per la crescita prevista del tasso di occupazione femminile le Missioni 1 digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo e 2 rivoluzione verde e transizione ecologica risultano le più incisive in termini di punti di variazione ed anche le misure della Missione 5, inclusione e coesione, in particolare per l’attuazione delle politiche attive del lavoro e degli interventi a sostegno all’occupazione. Meno impattanti invece, anche per le donne oltre che per i giovani, le Missioni 3 e 6.

In sintesi 4 punti percentuali è l’aumento previsto nel biennio 2024-2026 del tasso di occupazione femminile come conseguenza dell’attuazione del PNRR.

Soluzioni possibili

Cosa potrà fare la differenza?

In ambito aziendale per le lavoratrici già impiegate, si suggerisce un costante impegno delle aziende verso l’equità di genere. Dove questo succede i tempi di carriera tra uomini e donne si avvicinano, cala la possibilità di essere vittima di molestie, discriminazione o stereotipo ed emerge una maggiore consapevolezza della maternità nella prospettiva più corretta della genitorialità, considerata un valore imprescindibile della società intera.


In ambito macroeconomico : due ambiti l’imprenditoria femminile e lo scenario della sostenibilità

1- Sulle donne imprenditrici

Analisi attuale

Il lavoro sistematico dell’Osservatorio di Unioncamere descrive i caratteri fondamentali e le potenzialità delle imprese femminili, fattore determinante del nostro sistema economico, evidenziandone punti di forza e di debolezza, aree di eccellenza e di arretratezza, il ruolo all’interno del tessuto produttivo e l’interazione con gli altri segmenti e potrebbe sviluppare e analizzare le linee di una politica nazionale volta a valorizzarlo ai fini di promuoverne il ruolo di contenitore di resilienza e di incubatore di sviluppo.

Nello scenario attuale le imprese femminili evidenziano soprattutto un” fattore resilienza” testimoniato dalla percentuale di imprese che hanno resistito all’epidemia e comunque realizzato investimenti post Covid ma manifestano la necessità di migliorare la formazione verso le nuove tecnologie e il green sia a livello scolastico che universitario, di avere un accesso più facile alle risorse finanziarie di semplificare le procedure amministrative.

Prospettive future

Oggi, nonostante gli sforzi compiuti in Italia, persiste una generale mancanza di meccanismi di valutazione e di accountability per quanto riguarda le imprese femminili, analisi fondamentale per promuovere un progresso coerente tra Governo e aziende, anche attraverso la costruzione di una stima d’impatto per stabilire un benchmark positivo e misurare il grado di efficacia delle diverse politiche.

La misurazione è un punto di partenza essenziale per favorire e consolidare l’occupazione e l’empowerment femminile in una prospettiva intersettoriale per attuare politiche in grado di attivare cambiamenti sociali, economici e culturali di lungo periodo nell’ottica di politiche di natura collaborativa e di condivisione.

Sulla base delle considerazioni fatte si propone di stabilire indicazioni e linee guida per le imprese, definendo Key Performance Indicator – KPI e obiettivi specifici al fine di capire come sostenere le imprese anche attraverso incentivi fiscali, per aumentare la leadership femminile, risolvere la partecipazione equa al MdL, in una prospettiva di equilibrio di Cura&Lavoro, di indipendenza finanziaria, di stabile connessione tra istruzione e occupazione, in uno scenario di crisi e di rapidi cambiamenti.

Occorre innanzitutto introdurre il nuovo paradigma attraverso il monitoraggio degli investimenti e delle azioni del PNRR per realizzare una reale parità di genere ed informare/formare il sistema delle imprese (e degli enti locali) circa le opportunità del PNRR.

Nella fase attuativa del PNRR possiamo, attraverso il monitoraggio, valutare i progressi ottenuti e gli obiettivi da raggiungere, suggerendo al sistema delle imprese e alle Amministrazioni locali buone pratiche, avendo a disposizione una dotazione di 80 miliardi di investimenti, competenze specifiche, conoscenza e interesse delle comunità di cittadini e cittadine ed anche la possibilità di procedere a nuove assunzioni.

Il monitoraggio degli investimenti del PNRR attraverso uno sguardo di genere e una condivisione degli obiettivi, delle definizioni e dei metodi di osservazione, nonché la comparabilità dei dati si realizza attraverso:

– attività di consulenza e di supporto tecnico per il monitoraggio degli stati di avanzamento e la verifica del raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali nell’ambito dell’esecuzione dei progetti;

– la verifica dell’avanzamento di strategie di sviluppo territoriale multisettoriali e multifondo;

– la costruzione di sistemi di monitoraggio fisico di progetti e processi anche in riferimento agli stati di avanzamento degli investimenti per Missioni specifiche;
– la valutazione dell’impatto delle semplificazioni introdotte dal decreto-legge 1° maggio 2021, n. 77 e successivi interventi di riforma adottati nell’ambito del PNRR sul flusso e la modalità di gestione dei progetti;

– l’assistenza tecnica agli Enti del territorio e alle imprese per l’adozione e l’utilizzo di sistemi informatizzati di gestione delle procedure amministrative;

– introduzione di proposte di innovazione nei modelli organizzativi, di reingegnerizzazione e semplificazione amministrativa dei processi e degli strumenti dell’azione amministrativa riguardanti tutte le procedure/azioni oggetto di intervento.

Occorre formulare proposte di semplificazione normativa riguardanti le procedure/azioni oggetto di intervento.
Occorre impostare e realizzare da subito, per ogni procedura 
azione, attività di monitoraggio dello stato di avanzamento dell’intervento e di verifica del raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali.
Nel modello/proposta qui in fase di descrizione si potrebbero analizzare e misurare le modalità di funzionamento, i risultati e le problematiche di una o più politiche di sostegno:

– politiche fiscali specifiche,

– accesso al credito e alla finanza, anche innovativa, responsabile e sostenibile,

– accesso all’innovazione e ricerca,

– alle tecnologie emergenti e green,

– al sostegno alla costituzione di filiere, distretti e smart communities,

– costruzione di reti di impresa anche per l’acquisizione di alte qualifiche manageriali e tecniche,

– formazione e sviluppo delle competenze,

– servizi generali e di marketing,

– internazionalizzazione ad hoc,

– accesso a programmi europei e ai vari incentivi disponibili attraverso il PNRR.

Proposte

La proposta qui delineata si propone in sintesi di:

1) misurare i progressi e sistematizzare le best-practice sulla base del principio di accountability e sulla misurazione degli impatti sociali, economici e culturali;attivare un sistema dinamico di indicatori di contesto e di performance per un monitoraggio integrato; individuare e tenere aggiornato un sistema di indicatori di processo;

1bis)a questa attività si propone di associare una piattaforma per mappare, raccogliere e condividere le principali best-practice delle politiche pubbliche e le migliori performance aziendali per colmare i gap informativi, con apertura di aggiornamenti e sperimentazioni specifiche verso un monitoraggio integrato e garantire l’accesso e la messa in rete dei dati e delle informazioni disponibili;

2) la costruzione di un indice, il Women in Business Act, (WBA)* che misura, monitora e traccia i progressi delle imprese femminili per settore e territorio con l’obiettivo di promuovere politiche efficaci, anche locali. Indice da sottoporre ad Audit per la definizione della qualità, l’affidabilità e solidità scientifica;

3) analisi delle nuove imprese femminili aperte per effetto/con/per i progetti del PNRR con il break down della loro classificazione e per settore/missione:

  • le imprese individuali di cui siano titolari donne;
  • le società di persone in cui la maggioranza dei soci è di genere femminile;
  • le società di capitali in cui la maggioranza delle quote di partecipazione sia nella titolarità di donne, ovvero in cui la maggioranza delle cariche sia attribuita a donne, ovvero le imprese in cui la media tra le quote di partecipazione nella titolarità di donne, ovvero in cui la maggioranza delle cariche sia attribuita a donne, ovvero le imprese in cui la media tra le quote di partecipazione nella titolarità di donne e le quote delle cariche attribuite a donne risulti superiore al 50%;
  • le imprese cooperative in cui la maggioranza dei soci sia di genere femminile;

     

4)analisi e misurazione delle imprese femminili al Sud correlate con la quota degli investimenti PNRR destinati al SUD;

5)analizzare le nuove imprese femminili per fasce di età (correlate al PRNN) e scolarità < 25; 26-35; 36- 50; > 50 con un focus su laureate vs non laureate;

6) analisi del tasso di mortalità in base all’anno di avvio delle imprese con

distribuzione per anno di costituzione e numero di anni in cui sono rimaste attive (1,3,5,10 anni), distribuzione degli stessi dati per regione (o per Nord-Centro-sud) e per scolarità, con focus sulle ragioni di mortalità e quindi una correlazione con le competenze o con altri fattori. (La longevità delle imprese femminili è maggiore al centro nord, dove trovano terreno fertile anche le imprese femminili straniere);

7) per l’analisi del rapporto Cura&Lavoro occorre analizzare il set dei dati relativi al numero di figli per donna titolare /socia di impresa femminile, con età dei figli;

8) confronto tra componenti di investimenti etici e non.

2 – ripensare lo sviluppo in termini di sostenibilità economica, sociale, ambientale, amministrativa ed aggiungo spirituale.

La sostenibilità rappresenta una sfida ma anche una grande occasione di sviluppo per le aziende. Le PMI mostrano infatti una crescente attenzione nei confronti di questa opportunità, seppure con alcune difficoltà legate nel definire un processo strutturato che si fondi su una efficace auto-valutazione iniziale. Un gap che si può tuttavia colmare, grazie a strumenti  adeguati.

Molte piccole e medie aziende, soprattutto quelle femminili, hanno già messo in atto azioni concrete, non solo in ambito “Environment”, ad esempio riducendo le emissioni di CO2 o promuovendo politiche paperless o plastic-free. Diverse sono anche le iniziative sul fronte sociale per promuovere la diversità e le pari opportunità.

Spesso, tuttavia, per le imprese è difficile “fare una fotografia” della situazione attuale e impostare un percorso di transizione ESG strutturato e di lungo periodo.

Occorre quindi “staccarsi” da una logica di business tradizionale e integrare la sostenibilità nel proprio modello di business, creando valore a medio-lungo termine.

Nel concreto, attraverso la concessione del credito, le Banche Etiche sostengono attività economiche volte a favorire la decarbonizzazione, la limitazione dell’emissione di gas serra nell’atmosfera oppure l’utilizzo di materiali come il legno nell’ambito del sustainable building.

L’ESG Evaluation Tool è in grado di misurare concretamente ed in modo oggettivo il grado di sostenibilità delle aziende in linea con i principi della Tassonomia Europea. Attraverso un set di KPI ad esempio la Volksbank è in grado di effettuare una Due Diligence ESG della controparte. Il risultato è uno score ESG frutto di un’analisi lungo le tre dimensioni EnvironmentSocial e Governance. Si procede poi con la valutazione della quarta dimensione, ovvero del progetto per il quale viene richiesto il finanziamento.

Il modello femminile di fare impresa è un nuovo paradigma d’impresa responsabile, etica e sostenibile che valorizza tutta la tradizione italiana di CSR, di economia civile e dei rispettivi “padri nobili”, tra gli altri Stefano Zamagni, Adriano Olivetti, per trasformare le aziende in soggetti che producono valore per la società, per dar vita a una nuova politica economica.

L’imprenditoria femminile contribuisce in maniera significativa al PIL italiano ed europeo ma è ancora inespressa e sottorappresentata e costituisce una risposta importante alla crisi, grazie anche al contributo di competenze e stili imprenditoriali spesso differenti.

Occorre favorire la nascita di nuove imprese femminili attraverso il sostegno, la valorizzazione e l’individuazione delle capacità e potenzialità imprenditoriali dei soggetti con maggiore rischio occupazionale favorendone il consolidamento e radicamento sui diversi territori. Occorre sostenere e valorizzare il capitale umano e le pari opportunità mediante la creazione di nuove leve imprenditoriali all’interno dei diversi settori di attività. Occorre ridurre il tasso di mortalità delle nuove imprese correlato alla carenza dei fattori di conoscenza del tessuto produttivo, di stabilità e di continuità delle nuove iniziative imprenditoriali.

Il modello economico di riferimento è quello dell’economia green e della digitalizzazione, in una sfida tra tra creatività digitale, arte, umanesimo, nuova imprenditorialità e nuove professioni che pone alla base dell’innovazione la rimozione delle barriere disciplinari, per guidare l’attitudine al cambiamento verso la consapevolezza che il digitale, dopo esserne stato una formidabile leva, può diventarne il motore alimentato da un’energia realmente sostenibile: la conoscenza.

La consultazione che in questi due anni abbiamo messo in atto è stato un momento di formazione, apprendimento continuo, confronto e dialogo su alcuni temi strategici che caratterizzano il gender mainstreaming coniugato con la sostenibilità nel contesto territoriale delle Città del futuro, le “Città delle Donne” e la vita di donne, uomini, bambine e bambini ponendo l’attenzione ai cambiamenti climatici, la cultura, il lavoro, le imprese femminili, la biodiversità, l’interconnessione, la mobilità virtuale e fisica, l’innovazione e la ricerca, il rispetto e la cura delle relazioni e della Madre Terra.

Riteniamo che le grandi questioni di conflitto sociale, sicurezza, sostenibilità – ambientale, amministrativa, economica-finanziaria, e culturale – cura, welfare devono avere risposte e traiettorie comuni verso la transizione ecologica e digitale, le politiche di genere, la gestione della cosa pubblica, partendo dalla capacità generatrice e rigeneratrice della donne, dai territori, dagli stili di vita, dall’educazione, dalle Città, dai borghi, da tutti gli insediamenti umani che esprimono relazioni sociali organizzate, da connessioni virtuali e fisiche, incentrate sulla promozione di azioni concrete su temi strategici in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nonché con la cooperazione tra scuole, università e comunità locali.

Alle donne spetta il compito di scrivere il futuro che è presente e lo dobbiamo costruire ogni giorno.

Il futuro è di chi lo fa.

Questo lungo ultimo miglio sembra irrealizzabile rispetto all’eccentricità della diversa realtà misurabile almeno nei diversi contesti nazionali e di continenti in cui ancora la soglia di povertà e il dramma della guerra costringono a forme di sopravvivenza milioni di persone.

Traiettorie scomposte e trame interrotte da riannodare e tessere.

Un lavoro complesso e sfidante in linea con l’Agenda 2030, ma che va oltre, a causa di una accelerazione alla trasformazione che ci coinvolge tutti e tutte dove tenere in seria considerazione le competenze da costruire fin dalla prima infanzia e determinanti nel futuro dei giovani e degli adulti. Competenze dotate di una nuova visione del mondo, fondate su nuovi valori, con cui leggere, interpretare ed agire nei contesti di vita quotidiana .

La nostra missione è quella di ispirare positività e cambiamento, contaminare il mondo di energia virtuosa, e costruire entusiasmo e speranza per co-progettare e anticipare il futuro, in questo momento storico terribile ma meraviglioso, alba di una nuova era di rinnovamento sostenibile per poter rispondere in modo adeguato ai problemi e per cogliere le opportunità che la transizione verso un modello di società più sostenibile offre.

COSA FARE PER LA LOMBARDIA?

Occorrerà aprire gli spazi di intervento e cercare di promuovere attività economiche verso l’innovazione, l’internazionalizzazione, per accelerare una riconversione complessiva verso nuovi modelli di sviluppo, favorendo la transizione ecologica e la digitalizzazione.

Nel percorso avviato verso la modernizzazione del nostro Paese e della nostra Regione, una delle 4 Regioni dei Quattro Motori per l’Europa riteniamo centrale rispondere alle sfide della modernità e del post pandemia con un nuovo Modello di sviluppo per una transizione sostenibile che sia sociale, economica, ambientale ed amministrativa, dove al centro c’è la cultura digitale per la promozione della salute e del benessere, la coesione sociale e il superamento dei divari territoriali, cosi visibili anche in Lombardia.

Il ‘sapere’ digitale ha favorito e sta favorendo infatti l’emergere di occasioni strategiche di riorganizzazione dei saperi, di apertura alle entità e ai contenuti, di accesso al mondo delle nuove professioni e di nuove imprese.

In Lombardia l’imprenditoria femminile contribuisce in maniera significativa al PIL italiano e lombardo e pur essendo ancora sottorappresentata, costituisce una risposta importante alla crisi, grazie anche al contributo di competenze e stili imprenditoriali spesso differenti.

Occorre quindi qui in Lombardia, motore del rilancio, un maggiore incoraggiamento per diventare imprenditrici..

La consultazione messa in atto dagli Stati generali delle Donne e dall’Alleanza delle Donne che si è configurata in questi ultimi anni, per costruire il Patto delle Donne,è un momento di formazione e di apprendimento continuo, confronto e dialogo su alcuni temi strategici che caratterizzano il gender mainstreaming coniugato con la sostenibilità nel contesto delle Città del futuro, le “Città delle Donne” e la vita di donne, uomini, bambine e bambini ponendo l’attenzione ai cambiamenti climatici, la cultura, il lavoro, le imprese femminili, la biodiversità, l’interconnessione, la mobilità virtuale e fisica, l’innovazione e la ricerca, il rispetto e la cura delle relazioni e della Madre Terra.

La “Carta di Dubai” presentata a Dubai lo scorso 8 marzo è uno degli output di questo percorso, insieme ai due Position Paper sull’imprenditoria come leva per il rilancio dell’economia del nostro Paese e dell’Europa e quello sul Futuro delle Città.

La Carta di Dubai, che arriva dalla Carta di Pechino del 1995 e da quella di Milano dell’Expo del 2015, si pone l’obiettivo di sostenere i policy maker e i rappresentanti del mondo delle politiche di sviluppo economico locale, educazione, formazione, pari opportunità e sostenibilità di tutto il mondo per sviluppare politiche e programmi a supporto del lavoro, delle imprese, della formazione, della innovazione e ricerca delle donne, attraverso il protagonismo delle donne stesse, nell’ambito di una sostanziale valorizzazione delle donne.

Questo lungo ultimo miglio sembra irrealizzabile e il dramma della guerra costringe a forme di sopravvivenza milioni di persone.

Traiettorie scomposte e trame interrotte da riannodare e tessere.

Un lavoro complesso e sfidante in linea con l’Agenda 2030, ma che va oltre, a causa di una accelerazione alla trasformazione che ci coinvolge tutti e tutte.

Il lavoro che che abbiamo avviato, anche qui in Lombardia, darà spazio e potere alle donne per ispirare un futuro migliore.

Alle donne spetta il compito di scrivere il futuro che è presente e lo dobbiamo costruire ogni giorno.

La nostra mission è quella di ispirare positività e cambiamento, contaminare il mondo di energia virtuosa, e costruire entusiasmo e speranza per co-progettare e anticipare il futuro, in questo momento storico terribile ma meraviglioso, alba di una nuova era di rinnovamento sostenibile.

di Isa Maggi