Il 'naturale', il 'divino' e la storia. Alla vigilia del Sinodo sulla famiglia

da | Ott 8, 2015 | L'opinione

"…Il patriarcato oggi, per paura, si inventa perfino il gender. ….". Riflessioni in occasione del Sinodo che si celebra in assenza pressoché totale delle donne, di Giancarla Codrignani

Papa Francesco, in occasione di una sua famosa intervista (a Civiltà Cattolica, settembre 2013), ebbe a dire “…la comprensione dell’uomo muta col tempo, e così anche la coscienza dell’uomo si approfondisce. Pensiamo a quando la schiavitù era ammessa o la pena di morte era ammessa senza alcun problema…”. A chiarimento dei tempi in cui queste barbarie erano ammesse, riporto – soprattutto per quei cattolici che contestano il presunto “lassismo” di Bergoglio – il pronunciamento del Sant'Uffizio dopo l'approvazione del XIII emendamento alla Costituzione americana (1865) che aboliva la schiavitù: “Nonostante che i Pontefici Romani non abbiano nulla lasciato di intentato per abolire la schiavitù presso tutte le genti, e a questo si debba principalmente il fatto che già da diversi secoli non si trovino più schiavi presso molti popoli cristiani, tuttavia […] la schiavitù, di per sé, non ripugna affatto né al diritto naturale né al diritto divino, e possono esserci molti giusti motivi di essa, secondo l’opinione di provati teologi e interpreti dei sacri canoni. Infatti, il possesso del padrone sullo schiavo, non è altro che il diritto di disporre in perpetuo dell’opera del servo, per le proprie comodità, le quali è giusto che un uomo fornisca ad un altro uomo. Ne consegue che non ripugna al diritto naturale né al diritto divino che il servo sia venduto, comprato, donato”.
Evidente, vero?, che il Papa di oggi ha ragione: la comprensione muta col tempo. E anche il pensiero della Chiesa, come diceva papa Giovanni XXIII, evolvendosi fa capire meglio il Vangelo.
Da poco è stata pubblicata “Laudato sii mi Signore”, l'enciclica semplicisticamente definita “ecologica”. Siccome alla base ci deve essere l'ecologia della mente, il Papa al capoverso 150 sostiene: “L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una “ecologia dell’uomo” perché “anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere”.
In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di “cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. E si aprono alcuni gravi problemi.
Papa Francesco ha più volte approvato la condanna di quella teoria del gender che non solo è un'invenzione insensata e fuorviante, come ha dimostrato pochi giorni or sono il segretario generale dell'Onu concludendo il Summit sullo Sviluppo con il”Global Leaders’ Meeting on Gender Equality and Women’s Empowerment”, dove la parola Gender ha il suo regolare significato di riconoscimento dei diritti delle donne (in italiano “di genere”). Il Papa è solito anche esprimere sostegno al “genere” femminile e rifiutarsi di giudicare l'essere umano. Ne deriva che simpatizzare con la sessuofobia di chi non accetta la normalità naturale di essere gay e lesbiche sembra in qualche modo contraddittorio e, di fatto, favorire proprio gli avversari di Francesco o, almeno, di quello che la pubblica opinione ritiene il sentire di Francesco.
Se, infatti, la comprensione muta con il tempo, il concetto di “natura” si evolve insieme con l'avanzamento delle conoscenze umane: oggi al bimbo mancino non viene più legata la mano “sinistra”, pratica fino a pochi anni fa seguita per correggere una stortura un po' diabolica. Oggi la donna e l'uomo si uniscono per amore, molto meno per interesse e certamente non per concupiscentia. Oggi il matrimonio è, si spera, un sacramento e non una cerimonia o un'autorizzazione ad atti altrimenti altrimenti impuri. Oggi i figli nascono non per rispondere alla volontà di Dio o alla legge di natura, ma perché la coppia li desidera a prescindere da egoismi carnali o patrimoniali.
La natura, d'altra parte, non è di per sé buona. La tigre non è il cerbiatto e il terremoto non è il cielo stellato. Il pharmakon è insieme la medicina e il veleno. Il diritto, invece, è una costruzione civile di crescita umana, almeno in linea di principio, e chi agisce con fede religiosa deve tener conto dei valori laici, la cui moralità severa e impegnativa richiede adesione mentale, coerenza e responsabilità: chi ha fede e crede di avere qualcosa di specifico da dare alla storia umana, non può prescindere dall'argomentare il bene che deriva per tutti dalle acquisizioni della scienza e del diritto e fare la sua parte testimoniando.
Possiamo esemplificare. Gli Usa hanno una legge sanitaria che non piace ai vescovi cattolici perché “permissiva” in materia di contraccezione e aborto, mentre il Parlamento europeo ha approvato il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2013 e la politica Ue in materia”, al cui interno si “deplora il fatto che i corpi delle donne e delle ragazze, in particolare riguardo alla loro salute sessuale e riproduttiva e ai relativi diritti, rimangano a tutt’oggi un campo di battaglia ideologico” e si riconoscono “i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e all’autonomia decisionale per quanto concerne, tra l’altro, il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale, la libertà dalla violenza, compresa la mutilazione genitale femminile, i matrimoni infantili, precoci e forzati e lo stupro coniugale”.
I cattolici sanno che l'aborto è un peccato, ma anche una piaga sociale presente ovunque nel mondo e che sarebbe facile cancellarla, se fossero cristianamente rispettate l'inviolabilità e la dignità del corpo delle donne e il loro diritto ad accogliere la gravidanza non “per caso”. Non è solo femminismo sostenere che, partendo dalla cultura delle donne, al mondo ci sarebbero meno “peccati”. “Peccato” che la Chiesa ripudi l'educazione sessuale e l'evangelizzazione dei maschi.
Il patriarcato oggi, per paura, si inventa perfino il gender.
Comunque vedremo le conclusioni sul Sinodo sulla famiglia. Che incomincia con la preoccupazione, appunto, che si impigli in qualche “gender” o si limiti a qualche misericorde consolatoria sulla struttura “famiglia” universalmente in crisi.
Ma preoccupa di più la constatazione dell'assenza pressoché totale delle donne, in quanto genere, autonome e non complementari, all'inizio e all'interno di questa grande opportunità per la Chiesa di essere all'altezza del mutare dei tempi.

ND NoiDonne, 6 ottobre