Il Paritismo così come l’ho descritto nel suo manifesto fondativo non mostra tutta la sua capacità e potenzialità. La cultura di parità auspicata da questo nascente movimento culturale non si ferma alla parità dei diritti intellettuali e materiali tra uomini e donne ma vuole guardare oltre: oltre la siepe del proprio condominio per abbracciare una parità che è di tutto il genere umano e di tutti i viventi. Se riflettiamo ci possiamo rendere conto che il razzismo (intolleranza per tutto ciò che è diverso) non è solo verso chi è diverso per colore o stile di vita, ma lo è anche, ad esempio, nei confronti degli animali usati come cavie mentre altri loro fratelli sono considerati con più rispetto ed elevati al compito di tenere compagnia. Ci dovremmo rendere maggiormente conto di come la dis-parità sia presente nella nostra vita, lo possiamo fare attraverso una nuova visione della realtà dei viventi con cui e per cui siamo in interazione quotidiana.
Il Paritismo nasce su un terreno costituito dal confronto e dal rispetto delle differenze: io non posso sentire, nel senso di provare, quello che prova un altro, ancor più se è troppo diverso da me: del sesso opposto, di un altro colore, di un’altra etnia, di un’altra specie, di un’altra morale…A proposito, che differenza passa tra Etica e Morale? Lo spiega bene il professor Giannino Piana nel suo libro Bioetica, tra scienza e morale, UTET, 2007. Sostiene che all’inizio i due sostantivi erano sinonimi, ora invece l’Etica ha il compito di dare le norme del comportamento mentre la Morale rileva i comportamenti di un gruppo umano: è importante avere le idee chiare quando si intraprende un percorso e in rapporto al Paritismo questa precisazione è fondamentale. Per essere paritisti è necessario riconoscere l’unicità dell’essere vivente nella sua possibilità di essere quello che è: nessuno può ad esempio disconoscere, mettere in discussione o in forse il dolore, la gioia, il desiderio, la passione…la scelta morale di un altro. Perché è il suo dolore, la sua gioia, il suo desiderio, la sua passione, la sua scelta morale. E non la mia.
Un tema molto discusso da sempre è la questione dell’aborto. Uscendo dal contesto religioso e politico che ci porterebbe nell’ambito delle scelte morali, rimaniamo sull’argomento ma a prescindere. Credo che per ogni donna l’opzione di abortire sia dolorosa per il fatto principale di essere una scelta che si oppone alla natura femminile e materna del generare: come può un uomo di sesso maschile proporre soluzioni, dare giudizi o addirittura legiferare in questo contesto? Il Paritismo, quando si affronta questo problema, non è assolutamente preso in considerazione: da quando leggo i giornali e ascolto i dibattiti, da almeno quarant’anni, vedo soprattutto maschi trattare l’argomento, maschi che non potranno mai trovarsi in prima persona di fronte alla questione. Lo slogan del femminismo l’utero è mio e me lo gestisco io ha dato il via ad un processo che può trovare nel Paritismo il luogo dell’applicazione concreta: quel principio che divenne simbolo di una rivoluzione e di affermazione di un femminile orgoglioso, ora non ha più ragione di proseguire con lo stesso criterio di lotta. Dopo ogni rivoluzione tende ad instaurarsi un processo di restaurazione del vecchio modo di pensare e di agire precedente, il Paritismo offre la possibilità di non tornare indietro, ma di far tesoro del passato per raggiungere una vera mentalità paritista. In questo caso l’utero si può “condividere”? Un confronto è utile se si tiene presente chi è la parte in causa e se la controparte maschile è di mentalità paritista.
Il discorso vale anche per chi è donna e non può comprendere le difficoltà e i disagi dei maschi quando ad esempio si trovano di fronte a scelte dettate dal loro ruolo sociale o ancor più dall’ansia da prestazione: in modo particolare nei confronti e in rapporto all’altro sesso che a volte li manda in crisi. In questo caso una donna non può veramente capire cosa prova il maschio. Mi pare di udire alcune signore suggerirmi che “I maschi se la passano meglio di noi”, a loro rispondo che per un dialogo paritista dobbiamo andare oltre e non limitarci ai soliti luoghi.
Credo di aver chiarito come il Paritismo chiami in causa i due sessi come persone desiderose di confronto ma, e questo è molto importante, nel rispetto dell’unicità reciproca di fronte alle situazioni della vita.