di Elisabetta Righi Iwanejko
Virginia Oldoini Contessa di Castiglione, fu una figura del XIX secolo molto discussa, personaggio emblematico del Risorgimento e di un' Europa in fieri. Le sue vicende hanno ispirato romanzi, pellicole cinematografiche e fiction televisive.
L'opera di Antonio Stolfi, si inserisce in un panorama già ricco, dove leggenda e realtà si fondano insieme, concorrendo a erigere un monumento di sensualità e mistero. Su di lei si è scritto tanto, eppure c’è ancora qualcosa su cui poco è stato detto: ossia i suoi sentimenti, le sue emozioni ed esperienze, la sua seconda vita dedicata alla fotografia e i suoi contatti con Bismarck per preparare i negoziati tra la Francia e la Prussia dopo il conflitto del 1870.
Nel rievocare la vita pubblica e privata della Contessa di Castiglione, emergono la sua personalità, il suo fascino e la sua scaltrezza, il suo egocentrismo e smisurato narcisismo, il suo egoismo nonché l’ambizione di una donna che punta sempre più in alto.
Dopo un matrimonio imposto e una vita noiosa a Torino, la nobildonna si trasferisce a Parigi per sostenere le cause dell’Unità d’Italia e lì si impone come la femme fatale più affascinante e desiderata ai tempi della festa imperiale durante il Secondo Impero di Napoleone III. Non mancano nel racconto sia pettegolezzi piccanti sia appassionate storie d’amore.
Un libro documentato e denso di contenuti solitamente trascurati che aiutano a capire i protagonisti delle vicende, le loro idee, i loro progetti: conoscere come si sono fatte l’Italia e l’Europa ieri, consente di capire meglio il presente.
Un libro godibile e pieno di verve che racconta la storia di una diva, eroina di un racconto favoloso, personaggio magnifico e tragico, inseguito da una maledizione implacabile, quella della sua bellezza.
Virginia porta a un punto di assoluta rottura certe ossessioni del suo tempo, le incarna con una determinazione talmente estrema da superarle, annunciando invece quelle che saranno alcune caratteristiche del Novecento, cioè del “nuovo femminile” emerso da un intero secolo di emancipazione.
Oltre al mito e alla mitomane – al contempo spia e cortigiana – ruoli difficili da ribaltare anche con verità incontestabili, rimangono le sue fotografie che ci testimoniano ancora oggi la sua specificità e la sua modernità. Questa sua peculiarità, benché relativamente celata, giustifica da sola la sua celebrità postuma.
Elisabetta Righi Iwanejko