Il secolo delle donne (forse)

da | Set 6, 2021 | Editoriali

di Marta Ajò

 

Settembre 2021.
Quest’estate sarà ricordata non solo per gli effetti di un clima apparentemente impazzito con conseguenze devastanti, temperature surreali, incendi, nubifragi, terremoti.
Per un virus che ha continuato a fare vittime minacciando di restare nelle nostre vite per parecchio tempo nonché per le conseguenze economiche derivate.
Per un preoccupante quadro di politica internazionale del quale la maggiore catastrofe è rappresentata dall’ Afghanistan.
L’estate sta morendo ma forse è presto fare bilanci.

Ciononostante, nel girone dei fatti drammatici che hanno funestato questi ultimi due anni, emerge un dato positivo e non di poco conto che rimette in discussione vecchi schemi identificativi di genere. L’impegno assunto dalle donne in ognuna di queste circostanze indica, forse, il 2021 come un anno “speciale” per esse ed uno spartiacque nella “politica”.
Cosa è cambiato e cosa sta cambiando.
Le donne, da che la storia ci rimanda la loro presenza nell’evoluzione del mondo come una massa generica senza nome, colpevoli- innocenti-sante-madri-prostitute ecc., sono state ricordate e rappresentate più per i loro drammatici vissuti che per le qualità da loro messe a disposizione al progresso delle società e quindi del mondo, salvo la maternità come dovere.

In particolare nel nostro Paese, anche la memoria più recente della partecipazione attiva nella guerra-resistenza, l’impegno nella ricerca, la cultura e molti altri campi, appaiono fortemente datate nel ricordo collettivo e nei percorsi formativi. Più in generale, la storia delle donne è fatta risalire, erroneamente, al protagonismo femminista degli anni’70 e, quello che è avvenuto successivamente negli anni 1980/2000, appare genericamente scontato quanto insufficiente.
Ancora oggi la riflessione che permane sulla differenza di genere, ancora più sul raggiungimento di una parità effettiva, che se è ancora presente vuol dire che non è risolta, si divide tra chi ritiene che la questione sia superata grazie alle “conquiste” ottenute ( tali vengono considerate normali acquisizioni di diritto) e chi obietta-rivendica altre e ancora maggiori opportunità. Il tutto secondo una scala di valori “tradizionali” che non tiene in conto i cambiamenti in corso.
Per esempio le conseguenze di una diversa spartizione di aree geografiche che obbliga ad essere una società sempre più aperta e inclusiva rispetto alla propria identità, in un obiettivo generale d’integrazione economica e lavorativa delle persone.

Nel particolare :

Donne- Covid
La devastazione che questo virus ha portato a livello mondiale, in un caos unificante davanti alle molte conseguenze drammatiche e all’incapacità iniziale di avviare una difesa comune a livello scientifico, in questo secolo appunto, le questioni ideologiche sono state assorbite, rinviate, pur restando fondamentalmente presenti, come dimostra la posizione dei “no vax”.
Nell’ingovernabilità della prima ora, la necessità di fare uso del sapere, di metterlo a disposizione di tutti, di puntare alla sopravvivenza e alla solidarietà, è stato il contenitore che ha risvegliato e caratterizzato l’impegno oltre il genere.

Donne-Società
Esse hanno rappresentato un’ enorme risorsa di assistenza sociale nell’occuparsi delle famiglie, dei soggetti fragili, anziani e malati, dei bambini piccoli e di quelli in DAD. Sostegno che non si è limitato a quello fisico-assistenziale ma anche psicologico della struttura familiare nel suo insieme. Impossibilitate a svolgere normali attività, sono state capaci di “reinventarsi” unendo adattamento emergenziale, creatività e tolleranza ingaggiando una forma di resistenza peculiare nelle lunghissime file per l’acquisto di beni di prima necessità e per ogni genere di rifornimento alimentare e medicale. Spesso dimenticando se stesse

Donne-Sanità
Esse hanno contribuito in ogni settore medico-infermieristico della sanità pubblica e privata per combattere l’epidemia e sottrarre molti pazienti alla morte. Le immagini d’infermiere stremate in corsia, a volte usate retoricamente, sono drammaticamente vere.
Un dato, non sostanziale ma significativo, è emerso in questa direzione dal mondo scientifico che ha evidenziato come il virus colpisca meno le donne degli uomini e come esse rispondano diverdsamente alle cure. Da ciò la necessità che la ricerca, la medicina e quindi le politiche sanitarie affrontino la questione delle differenze all’interno di una o più patologie .

Donne-Economia
Il lockdown ha sconvolto un sistema lavoro basato su tempi, orari, trasporti e organizzazione di cui il carico maggiore è sicuramente ricaduto sulle donne in particolare per problemi di spazi-tempi da condividere con la famiglia. La capacità delle lavoratrici di tenere complessivamente salda l’ attività lavorativa ha contribuito in misura efficace a non fare crollare il sistema economico paese.

Donne-Violenza
E’ incontrovertibile che la violenza contro le donne, nelle tante forme in cui essa si declina (fisica, sessuale, psicologica, economica), si è manifestata con maggiore recrudescenza in particolare tra le mura domestiche.

Al di là delle specifiche la questione è un’altra.
E cioè se può bastare l’ essere riconosciute come esseri esistenti o cambiare il modo di esistere?

La differenza tra queste due visioni, tra passato e futuro, deve passare necessariamente attraverso un presente attivo e determinato che vada oltre il dibattito di genere in cui siano ancora presenti due modi diversi di affrontare la questione: da un lato un continuum di analisi dei perché e dei come, dall’altro l’affollamento di proposte non sempre perseguibili. Difficile dire chi frena e chi traina in questo dualismo contraddittorio faticosamente risolvibile a livello ideologico.

Ciononostante il mondo e la storia creano le situazioni.
Quanto accade in Afghanistan, le reazioni internazionali, le coraggiose manifestazioni delle afghane, le attività in corso delle donne di tutto il mondo, sono la dimostrazione che per le donne il tempo non si è fermato. A meno che non si pensi che la questione femminile riguardi solo l’Occidente, alcune aree geografiche, alcune forme di governo.

La “questione femminile”, di per sé, c’è o non c’è. Altrimenti non si può definirla tale ma solo rivendicazione parziale scartandone automaticamente altre.
Il problema dunque è se, in un mondo così conformato, le donne debbano continuare a porre i loro diritti come una faccenda “privata” o come diritti universali, alla vita, alla libertà individuale, all’autodeterminazione, alla libertà di credo religioso e politico alla pari di ciascun essere umano.
In quest’ottica è fondamentale manifestare (come sta avvenendo) una solidarietà attiva verso le donne sottoposte ai principi della “sharia” (nella forma in cui questi ci vengono esibiti dal mondo talebano) .

Un quadro complesso, dove conta dove sei e cosa puoi fare, in cui le donne , non più soggetti generici, hanno il dovere storico della “sorellanza” intesa come “uguaglianza”.
Salvo non liberarsi mai dal fardello.

Dunque questo 2021 è o sarà l’anno delle donne?
Una sfida e una speranza.
Una base per una vera alleanza, non ancora formalizzata politicamente ma già esistente.
Oltre i propri confini, oltre propri interessi.

In questo secolo niente potrà essere più come prima e la ripartenza più equa e sostenibile per tutte e tutti.
Le donne non potranno più costituire un apartheid.
La loro condizione originaria è cambiata rispetto al passato nel senso che esse sono divenute parte integrante del dibattito sociale, economico e della politica come pensiero.

Le donne dunque non più questione ma risorsa.
La trasformazione-ricomposizione di aree geografiche, l’appartenenza al proprio Paese, non consentono una visione minimalista degli interessi collettivi dei quali esse ormai sono protagoniste e pilastro.

Sebbene possa apparire prematuro affermare di essere all’ultimo passo affinché la “questione femminile” trovi una sua possibile definizione e termine, certamente sembra arrivato il penultimo passaggio che, cancellando e superando la fase del conflitto permanente, configuri i grandi cambiamenti di questo secolo.