Marina Fiordaliso non è solo una cantante di talento con una lunga carriera e milioni di dischi venduti in Italia e nel mondo, ma anche una donna che ha molto da raccontare perché i suoi interessi sono molteplici, dallo sport all’amore per gli animali, dalla maternità all’essere nonna fino alla scrittura. E che nonna sprint! Irrompo nella sua vita mentre è in palestra, ma una chiacchierata riusciamo a farla lo stesso. Il discorso inizia su Male, la canzone spagnola dal titolo Malo di Bebe definita da Fiordaliso un’artista spagnola meravigliosa. Canzone tradotta in italiano che rappresenta l’impegno contro la violenza di genere. Le chiedo se per lei si potrà mai raggiungere una vera parità tra i generi…
– Non ci sarà mai, la parità, hai visto cosa sta succedendo in questi giorni? Stiamo tornando indietro verso il Medio Evo – sottolinea con rammarico – hai visto a Rimini? Lì erano due di colore e allora hanno commentato “poverine “mentre a Firenze i due carabinieri? Non sappiamo ancora come si sono svolti i fatti ma lì danno la colpa alle ragazze: gli uomini in divisa sono persone di cui ci si fida, questo è terribile. Mentre senti le stesse cose: l’uomo è cacciatore, se loro li provocano…Ma stiamo scherzando?
Certi stereotipi dell’uomo che per natura è portato a insidiare le donne diventa un passe-partout della violenza, è come se non fosse addirittura mai stato archiviato il delitto d’onore.
– Ammettiamo che fossero consenzienti – continua – può essere che fidandomi di un uomo in divisa io lo abbia invitato a bere un succo ma poi non è detto che ci stia per forza!
Effettivamente una donna può cambiare idea e all’ultimo momento non voler più avere un rapporto, qui l’uomo deve fermarsi e rispettare la sua decisione. Sono concetti che abbiamo detto più volte ma che a quanto pare non vengono sufficientemente recepiti. Marina conclude con un pensiero interessante:
– Noi non abbiamo la stessa forza fisica dei maschi e questo ci frega, altrimenti basterebbe un pugno per tenere lontano un malintenzionato – conclude.
E da questo spinoso problema femminile inizia un dialogo più leggero.
“Il mio angelo”, le chiedo – la canzone che hai dedicato al tuo primo figlio, lascia trasparire un intenso senso materno. La sacralità della madre. Cosa pensi di ciò?
È un atteggiamento tipico italiano, siamo solo noi che abbiamo questo attaccamento materno. Siamo ancora puri sotto questo punto di vista, la famiglia, e la mamma ancora di più, è davvero sacra. È proprio una cosa bella che abbiamo in Italia che ci è stata tramandata. Mentre nelle altre parti del mondo, quando il figlio raggiunge i diciotto anni, la mamma lo saluta!
Tu che hi avuto i figli in età differente, come hai vissuto la maternità a quindici anni e poi da adulta?
Molto diversa, a quindici anni ho avuto bisogno dei miei genitori e grazie a loro ho potuto cavarmela. Grazie al loro aiuto, mio figlio è un ragazzo sereno, a posto, proprio perché ci sono stati i miei genitori a sostenermi. A quindici anni non hai la testa, mi dispiace di aver inconsciamente fatto mancare qualcosa a mio figlio, ma lo rimetterei al mondo un miliardo di volte!
Rimanendo in tema di amore, spostiamoci sul discorso animali da compagnia. So che hai un cagnolino: cosa rappresenta per te il cane? È un sostituto dei figli? O sono esperienze diverse?
È molto difficile dare una risposta… penso di essere molto mamma e un po’ sì, il cane è un sostituto dei figli e quando lo prendi capisci delle cose che ti dà l’animale: serenità e purezza, sempre. I figli possono procurarti delusioni, ci puoi litigare anche, non è il mio caso, ma può accadere.
Hai ragione, quando crescono non sono più bambini puri.
Ecco, invece il cane è sempre puro, ha sempre bisogno di te, è sempre contento quando ti vede. È un altro tipo d’amore, non lo paragono ai miei figli, ma è un amore che ti dà tanto. Naturalmente devi essere disposta a prendertene cura, il cane non è un peluche che tieni per due mesi e poi lo lasci. Quando prendi un cane devi essere consapevole che hai un bambino piccolo per tutta la sua vita.
Sono più che d’accordo con te. Ora hai preso un altro cane?
Si, in un canile ho adottato una chiwawa che è stata abbandonata in un cespuglio, ha cinque anni ed ha subito maltrattamenti. La gente deve capire che si possono prendere anche cani adulti, loro ti vogliono bene e ti fanno tanta compagnia: il tuo cane ti ama anche se non è un cucciolo.
Nelle tue canzoni ci sono tanti spunti autobiografici, cosa pensi della scrittura autobiografica che si esprime anche nell’arte in generale e nei libri?
Penso che insegni cose, io sono un po’ una maniaca, mi piace andare a scoprire la storia degli artisti, dei matti, dei delinquenti e delle belle persone: la storia di una vita insegna ai giovani a fare o non fare determinate scelte, per crescere: per me è un vero e proprio insegnamento.
È un esempio, quindi?
Certo, tu con la tua vita e i passi che hai fatto insegni qualcosa.
Hai scritto “Il cacciatore di stelle”, un libro di fiabe a quattro mani con Rita Dalla Chiesa. Come ti è nata l’idea?
Perché sono nonna e lo è anche lei, per questo abbiamo deciso di scrivere le favole per i nostri nipotini. Le favole matte sono più mie, quelle più romantiche sono sue. Ci siamo un po’ bilanciate, lei toglieva i miei spigoli ed io i suoi cuoricini così sono diventate nostre.
Fiordaliso è sempre in tour per soddisfare le richieste del pubblico che la vuole dal vivo e presto tornerà, a partire dalla Calabria, la sua fortunata rappresentazione teatrale “Menophause the musical”
Maria Giovanna Farina ©Riproduzione riservata