di Maria Giovanna Farina
I vigliacchi non si assumono alcuna responsabilità delle loro azioni, sono neutrali e si sottraggono quando siamo in difficoltà: non prendono mai una posizione e ciò li rende compagni pericolosi per ogni progetto.
Non c’è miglior esempio se non quello fornito, ancora una volta, da Dante nel terzo canto dell’Inferno dove parla degli Ignavi che colloca nell’Antinferno non avendo, per il Poeta, nemmeno il diritto di stare tra i dannati dell’Inferno. Li definisce coloro / che visser sanza 'nfamia e sanza lodo (Inferno, 35 -36), i neutrali per vigliaccheria. Pensiamo a come agì, secondo i Vangeli, Ponzio Pilato, anch’egli collocato tra gli Ignavi che lasciò condannare a morte Gesù: non prese una posizione contro le accuse mosse dalle autorità giudaiche e lo condannò per lesa maestà perché si era proclamato re dei Giudei.
La Storia ricorda Pilato come colui che se ne lavò le mani, modo di dire oggi di uso comune per indicare chi per vigliaccheria non vuole noie. Non ci sono altri suggerimenti per guardarsi da una simile tipologia umana se non di starne molto, ma molto alla larga. Il vile non ci difenderà mai, se ci ingiuriano finge di non sentire, se ci colpiscono gira la testa dall’altra parte, se non ci ama più cambia numero di cellulare piuttosto che lasciarsi rintracciare e confessare che non prova più nulla per noi.
La vigliaccheria sembra un fenomeno piuttosto dilagante, in parte è nutrita e foraggiata dal timore di ritorsioni.
Mi capita spesso di osservare i comportamenti umani sui mezzi pubblici, luogo sociologicamente molto interessante, e notare giovanissimi e meno giovani assumere posture scorrette per la spina dorsale e per il bon ton.
Piedi con le scarpe appoggiati malamente al sedile di fronte, ginocchia piegate e piedi sotto il sedere con le scarpe che infangano il sedile: difficilmente si trova un passeggero che dica qualcosa, paura di essere aggredito? Forse.
Resta il fatto che una brutta esperienza l’ha vissuta la mia ex vicina di casa, Stefania.
Era estate, l’abbigliamento in quella stagione è meno sobrio, le borse più ampie, quella di Stefania era un grosso cesto aperto e fu così che d’improvviso scorse la mano di un inesperto scippatore tentare di infilarsi nella borsa: ebbe la prontezza di tirarla a sé e di impedire il furto. Stefania si spaventò moltissimo, il ladro si dileguò perché per sua fortuna era prossima la fermata, ma nessuno intervenne per chiederle se solo avesse bisogno di un bicchiere d’acqua.
Tutti i passeggeri rimasero al loro posto composti e intenti a far finta di fare qualcosa: chi leggeva il giornale, chi armeggiava con lo smartphone, chi guardava languidamente fuori dal finestrino. Nonostante il trambusto, che lei stessa aveva creato, tutti sembravano non aver udito nulla. In preda allo sconforto, Stefania ritornò a casa con la consapevolezza di dover per forza contare solo su se stessa.
“È comprensibile avere paura, ma poi il ladro si è dileguato” mi disse alla fine del suo racconto. Eppure nessuno aveva mostrato un briciolo di solidarietà preferendo la comoda neutralità…