La vita siamo noi

da | Feb 1, 2012 | Editoriali

Che cosa è che spinge tantissime donne a ritrovarsi il 21 gennaio presso la Casa Internazionale delle Donne, a Roma, per gridare forte lo slogan La Vita Siamo Noi? Perché un incontro nazionale? Per dichiarare il loro NO al tentativo di imporre visioni ideologiche nel servizio pubblico dei consultori e di limitare la libertà delle donne.

Per dichiarare il loro NO al tentativo di imporre visioni ideologiche nel servizio pubblico dei consultori e di limitare la libertà delle donne. Per chi ancora non ne avesse usufruito o non ne avesse avuto informazione, cosa sono esattamente i Consultori familiari? A cosa servono? Si tratta di strutture socio-sanitarie, pubbliche o private convenzionate, dell’Azienda Sanitaria Locale nate per rispondere ai vari bisogni della famiglia, della donna, della coppia, dell’infanzia e dell’adolescenza e dove un equipe di professionisti specializzati in vari settori collaborano al fine di aiutare tutti i cittadini a far fronte ai loro bisogni ed a garantire la tutela della salute.

Sono passati 20 anni dall’approvazione della legge istitutiva dei Consultori Familiari (n. 405/75) a cui hanno fatto seguito, dal 1975 al 1979, le leggi regionali attuative, ma il bilancio di questo ventennio, del loro utilizzo, della loro funzionalità, della professionalità e delle competenze in essere, della fruizione articolata, non è facile da farsi. Per almeno cinque motivi: per mancanza di obiettivi condivisi dal punto vista di sanità pubblica; un’assegnazione di risorse insufficiente e aleatoria ; la disomogeneità delle leggi regionali in materia; l’incompletezza, soprattutto al Sud, delle figure professionali previste e la distribuzione territoriale.

Da tempo sono state presentate proposte di modifica delle attività consultoriali in alcune importanti regioni italiane, soprattutto nel Lazio e in Piemonte. La ‘pietra dello scandalo’ contro cui le donne discuteranno nella giornata di sabato, è la cosiddetta e famigerata ‘legge Tarzia’, presentata dalla consigliera regionale Olimpia Tarzia.

Cosa propone questa legge? Perché è così contestata? Nel rigettare sostanzialmente le motivazioni su cui a suo tempo nacquero i Consultori, (ovvero il sostegno all’agire autonomo della donna nelle sue scelte familiari, in piena libertà decisionale a tutela della propria salute e della cura della salute psico-affettiva, sessuale e riproduttiva degli adolescenti), con questa nuova proposta si rischia di dare atto ad un tentativo di impedire l’applicazione della legge 194 (aborto), già erosa a causa dall’alto numero di medici obiettori di coscienza.

Lo scarso disinteresse che le amministrazioni dimostrano verso i servizi di base rende ancora più difficile la tutela delle giovani, delle donne meno abbienti e delle immigrate. L’incontro nazionale ha dunque come obiettivo quello di reagire all’"attacco all’autodeterminazione" delle donne che si evince dalla formulazione della legge Tarzia e contro cui sono state raccolte più di 100mila firme.

Un momento per ribadire che la libertà delle donne non può e non deve essere imposta da visioni ideologiche condizionanti ma che deve passare attraverso sostegni adeguati da parte di chi, come i Consultori, è strumento e servizio di estrema utilità, per la prevenzione, l’ascolto e l’ informazione, offerti alle donne e quindi a tutta la collettività. Cosa cambierebbe dunque se passasse la legge Tarzia?

Un punto fondamentale è che metterebbe al centro dell’attenzione dei consultori la ‘famiglia fondata sul matrimonio’ anziché la donna come persona ma anche l’uomo, il bambino e la procreazione responsabile. Non sarebbe più quindi l’individuo ma la famiglia l'”istituzione prioritariamente votata al servizio della vita” in una visione di centralità rispetto ai singoli componenti fino a riconoscere un ruolo da comprimario e di membro effettivo all’embrione in quanto “figlio concepito“.

I consultori verrebbero a ridefinirsi allora come "istituzioni vocate a sostenere e promuovere la famiglia ed i valori etici di cui è essa portatrice". Un quadro che riporta indietro di decenni rispetto ai diritti conquistati dalle donne a proposito di maternità libera e consapevole.
Il ruolo dei Consultori si ridefinirebbe non più come quello di fornire servizi sanitari o para-sanitari alle donne, ma piuttosto come quello di ‘vigilante sulla famiglia’, un’istituzione ‘al servizio della riproduzione’.
Altro elemento di criticità: la parificazione dal privato al pubblico che andrebbe ad insinuare in particolare l’interruzione volontaria di gravidanza.

Cita l’art. 14 della proposta: “Si consente una più efficace collaborazione tra istituzioni pubbliche e istituzioni consultoriali non pubbliche che metterebbe nella condizione di richiedere e ricevere a parità di titolo direttamente gli assegni da versare al concepito".

"La legge non dice che non ci saranno i consultori delle Asl, perché non è questo il vero interesse dal punto di vista della ‘Tarzia spa’