L’alto senso del  25 aprile

da | Apr 24, 2024 | Editoriali

A quelli presi dallo sport preferito di fare un dibattito senza sostanza, di montare pubblicità e propaganda a tutti i costi, piacerebbe ricordare  con spirito unitario l’alto senso del 25 aprile, cosa rappresenta, o dovrebbe rappresentare per tutti, ovvero per il popolo italiano.
La conquista della libertà dall’oppressione, dalla violenza, dalla belligeranza del regime fascista, dall’invasione nazista.
Perché è sempre necessario ricordare-rielaborare il passato, con le sue luci e le sue ombre per guardare in modo obiettivo alla costruzione del futuro, al non ripetere errori passati, alla difesa dei diritti di cui ancora godiamo e per cui molti hanno lottato e molti sono morti.

Il capzioso dibattito politico-culturale che spadroneggia in questi giorni attorno alla faccenda di una presunta censura sul monologo dello scrittore Scurati in occasione di questa ricorrenza (siamo sicuri che, più in generale, interessi o che si sappia di cosa e di chi si parla?), ci conferma ancora una volta l’importanza del ricordo, dell’insegnamento e della memoria.

Non ultimo il rispetto.
Per chi ci ha preceduto, ha aperto la strada ad un Paese libero e democratico, in cui appunto ognuno possa esprimere la propria opinione, la propria appartenenza politica e religiosa, il dissenso, il confronto e la discussione garantendo anche la valorizzazione delle differenze. Dove è possibile criticare o indignarsi delle scelte del Governo.

Non una data simbolica.
Al contrario una ricorrenza per riflettere sull’eredità che ci è stata lasciata, e sul privilegio della nostra democrazia. Circondati da un mondo in cui sono in atto guerre, regimi totalitari e sanguinari (ancora in questi giorni in Iran sono avvenute impiccagioni di dissidenti e arresti di giovani donne).
Un secolo che si è aperto non nel migliore di modi. Dalle epidemie, ai disastri ambientali, alla conta di morti, alle tecnologie sofisticate degli armamenti.
Un secolo che, con le sue contraddizioni, rischia di essere vissuto senza genere, senza età, senza religione, senza infanzia.

Dunque quale è il senso della  commemorazione di questa data?
Cosa ci siamo lasciati dietro quel 25 aprile?

Ce lo raccontano gli stessi protagonisti, con alcuni brani tratti dalla documentazione  sulla Resistenza.
In particolare stralci dai resoconti dei rappresentanti della Resistenza partigiana apuana incaricati di stilare  rapporti al Ministero delle Terre Occupate, datati Firenze 12 e 19 Dicembre 1944:

“…si chiede scusa per la forma e le discordanze che si trovano trattandosi di una relazione verbale stenografata e riprodotta. Voi vedrete chiaramente la cronistoria degli avvenimenti e quale sia la situazione della nostra zona.      
Aggiungere a ciò che si è dichiarato altre parole sarebbe inutile: vogliamo soltanto farvi rilevare che se la situazione dell’Italia occupata è difficile, quella di questo lembo di terra Toscana e della confinante Spezia è realmente GRAVE E CATASTROFICA.
Circa 400.000 persone, affamate, senza lavoro, senza mezzi, indumenti e medicinali, sotto l’oppressione e la violenza sistematica con l’incubo perenne della fucilazione e della deportazione stanno subendo un gravame di sacrifici e di lotte che stanno diventando insostenibili. Nelle montagne, nascosti come animali, vivono famiglie che per procacciarsi il misero atto di pane che le autorità Nazifasciste ancora concedono, compiono miracoli podistici per raggiungere il distante forno della città e la città stessa; migliaia di donne con i mezzi  più impensabili e quasi sempre a piedi cercano recarsi nel parmigiano e nel Modenese per procacciarsi un po’ di alimento e su tutto ciò domina incontrastato l’egoismo cinico della borsa nera. Unico pranzo concesso oltre l’etto di pane sono le cannonate degli alleati che hanno seminato morti e rovine specie nella zona di Massa.
Avevamo a nostra difesa delle formazioni ben organizzate e con alto spirito combattivo; l’abbandono da ogni aiuto e la preponderanza delle armi tedesche le hanno sfasciate dopo circa dieci mesi di lotta. Dei 4000 uomini restano ancora dei gruppi di animosi disposti a ricominciare. Le forze politiche che erano ben organizzate anch’esse sotto il peso degli avvenimenti si sono trovate nell’impossibilità di agire.  Comunque per noi la situazione della nostra gente è il primo GRANDE PROBLEMA , che assilla tutti i partiti.
…chiediamo … mezzi finanziari idonei a mezzo del governo per permetterci di superare l’inverno, l’invio urgente a Lucca, che penserà poi all’inoltro, di medicinali in genere, iniezioni antitifiche, antidifteriche e sulfamidici assolutamente mancanti nella nostra zona. Da parte nostra ci propiniamo di continuare fino a che è possibile la nostra attività ….compiendo fino all’ultimo il nostro dovere a fianco della popolazione che soffre e sopporta.
…ci promettiamo di …creare un’assistenza completa per la popolazione indigente, cementare al massimo la collaborazione di tutte le forze politiche e antifasciste per la lotta di liberazione nazionale evitando ogni qualsiasi scopo settario e divergenze di parte.
In relazione agli accordi presi fra la Commissione Annonaria del C.L.N. e gli incaricati dal vettovagliamento delle Formazione e dei Partiti sulla disciplina della distribuzione generi alimentari contingentati, si stabilisce quanto segue:
1 che il razionamento viene fissato in questo modo:
a)            Pane                             gg.500 a persona giornalieri
b)           Formaggio                      gg.500         ”       quindicinali,
salvo arrivi

e)           Conserva pomodoro      gg.225        ”            ”
d)           Pasta     100                   ”              giornalieri
e)           Olio   150                         ”              quindicinali
esclusa la zona di Massa.

L’approvvigionamento viene effettuato esclusivamente con buoni regolari che verranno rilasciati dall’Ufficio Razionamento Consumi. Per la farina tali buoni saranno rilasciati decadalmente. Per gli altri generi saranno rilasciati di volta in volta all’arrivo delle merci, sempre nella misura sopra stabilita“.

Dunque quel popolo affamato eravamo noi. Quei partigiani erano i nostri predecessori, i nostri nonni, i nostri padri.

Affermare il valore del 25 aprile dunque non è un’adesione simbolica ad una data obsoleta, qualcosa che apparentemente non riguarda più questo nuovo secolo.
A distanza di tanti anni, la guerra può apparire, specie alle giovani generazioni, come qualcosa di molto lontano, frammenti documentaristici, buone sceneggiature di film.
Nonostante si colgano in diretta notizie di guerre con aspetti inquietanti. Armamenti tecnologici e nucleari che tengono in ostaggio anche terre di pace. Si assista con sgomento ad immagini di combattimenti sempre più somiglianti ai video giochi di nuova generazione.
Un panorama allarmante e pericoloso, un futuro dove ad ogni nuova conquista può corrispondere un ipotetico e inusitato pericolo.

Partecipare al 25 aprile con lo spirito di gratitudine, non è solo un dovere.
E’ mantenere in noi e rinnovare nelle giovani generazioni un senso di responsabilità collettiva e condivisa di cui ci sarà sempre più bisogno.