Marilù Chiofalo

da | Nov 15, 2016 | Donne e politica

La casa familiare e quella pubblica hanno bisogno di una co-gestione operata da persone con creatività, leadership, capacità di problem-solving differente: in questo modo la gestione diventa funzionale ad una efficace e innovativa soluzione dei problemi e delle sfide sempre nuove

In occasione dell’Incontro sui temi di ” Donne, economia e territori” promosso dagli Stati Generali delle Donne in collaborazione con il Mise, che si svolgerà a Roma il 18 Novembre, si proporrà di redigere un documento finale da consegnare al Governo e si stabiliranno reti per progettare azioni sui territori.
A Marilù Chiofalo, già eletta Presidente del Consiglio Cittadino per le Pari Opportunità del Comune di Pisa nella passata legislatura, dove oltre a svolgere l'attività istituzionale, ha coordinato e contribuito a ideare numerosi progetti trasversali a tutte le tematiche politiche, attualmente assessora alle politiche socio-educative e scolastiche, promozione delle tecnologie digitali per la formazione, pari opportunità e città dei valori, della memoria e della cultura della legalità nella Giunta del Comune di Pisa, una protagonista a trecentosessanta gradi, chiediamo se ritiene che quest’incontro possa costituire realmente una base, non solo di discussione ma di costruzione per un futuro impegno delle donne impegnate sui territori.

L’incontro “Donne, economia e territori” è pensato per operare concretamente a fare mainstreaming e empowerment sulle questioni di genere, due concetti rivoluzionari introdotti dalla Conferenza di Pechino del 1995: rivoluzionari non solo per le differenze di genere, ma per tutte le differenze. E’ fondamentale che le politiche pubbliche si ispirino a queste due semplici e potentissime idee. Come nel 1995, anche oggi questo percorso nasce dal basso, dai e con i territori e le comunità appunto, e questo rappresenta un ulteriore elemento di valore di questo incontro. Infine ma non per ordine di importanza, l’incontro vuole mettere a fuoco in quanti e quali modi uno sguardo attento e competente le questioni di genere possano rappresentare culturalmente occasione di sviluppo economico. L’etimologia della parola parla chiaro: gestione della casa. Dall’età della pietra – con poche eccezioni in società matriarcali- ad oggi si sono compiuti pochi sostanziali passi in avanti per materializzare il contributo competente delle donne, insieme e differente da quello degli uomini, nella gestione della “casa” (e della “cosa”) pubblica, lasciando alle donne la gestione della casa e basta. La casa familiare e quella pubblica hanno bisogno di una co-gestione operata da persone con creatività, leadership, capacità di problem-solving differente: in questo modo la gestione diventa funzionale ad una efficace e innovativa soluzione dei problemi e delle sfide sempre nuove.

Lei è un affermata dirigente politica. Ha sicuramente un’ampia visione del suo ruolo e delle cose possibili da attivare per dare risposte concrete e innovative alle istanze sociali, non solo delle donne. A lei, chiediamo un parere sull’apparente/sostanziale contraddizione che ci sembra permanere tra ciò che appare risolto e ciò che cui dovremmo concorre e a risolvere. Storicamente negli stati di crisi, le donne hanno dato le maggiori spinte all’economia del Paese per la loro soluzione. Anche oggi la politica chiede alcuni sacrifici e offre promesse future richiamando ciascuna/o a svolgere un ruolo in una visione moderna del mercato del lavoro. Secondo lei realisticamente, cosa possono fare le donne in questo contesto?

Le donne possono portare il proprio sguardo differente sui problemi da risolvere, in media più attento ai dettagli e alla funzionalità dei processi; il proprio modo differente di creare soluzioni, più spesso ispirato al mettere in relazione idee apparentemente molto distanti tra loro; la propria differente modalità di leadership, più spesso agita pensando il potere fare come poter integrando insieme competenze e responsabilità diverse, piuttosto che presupposto di una struttura gerarchica.

Nel dibattito femminile, sono ancora discussi forti ritardi su alcuni, temi. La rappresentanza, il sostegno alla famiglia, le nuove povertà, mentre il governo sollecita a pensare in grande, ad andare oltre. Come potremo colmare il divario tra ciò che ancora non è stato raggiunto e nuove sfide? Le donne potranno svolgere un ruolo nuovo e diverso?

Sono convinta che questo già accada, ormai da qualche anno, e altrettanto convinta che la strada da percorrere sia ancora lunga e a tratti faticosa. Percorrerla è stata, è, e sarà innanzitutto una straordinaria opportunità di cambiamento, innovazione, e trasformazione – in modo evolutivo – delle comunità. Per accelerare il processo, occorre però un profondo lavoro culturale da operare in modo pianificato e certo a tutte le età e soprattutto con chi ha responsabilità e compiti educativi e formativi, e su questo ritengo che la Legge 107 cosiddetta della Buona Scuola abbia compiuto importanti passi avanti concettuali e pratici, per quanto da migliorare nell'attuazione. Occorre poi rafforzare i legami di comunità e costruire e/o rafforzare alleanze tra donne e tra uomini e donne, come ad esempio l'esperienza degli Stati Generali è impegnata a fare: un grande esempio di impegno civico che fa onore a chi lo anima.

La concretezza con cui si deve misurare necessariamente chi riveste il ruolo di pubblico amministratrice/ore con cosa si misura in questo particolare momento?

Questa domanda richiederebbe una lunga risposta. Chi amministra oggi si misura con un preoccupante impoverimento culturale e materiale, e con un degrado culturale e di valori a partire dal rispetto tra le persone. Dovremmo operare per la valorizzazione dei talenti e ci troviamo a contrastare il discreto come forma sistematica di “relazione”, soprattutto nei confronti delle donne. Dovremmo rafforzare consapevolezza e responsabilità a partire da competenze e ci troviamo a dover contrastare il meccanismo disfunzionale dello scarico di responsabilità.
Chi amministra oggi, anche chi lo fa vestendo con onore la “divisa” che la Costituzione richiede, diventa bersaglio e capro espiatorio, per un meccanismo di delega in bianco molto comodo per chi la fa ma devastante per la comunità. I processi di partecipazione sono processi sommari.
A questo si aggiunge un impoverimento di risorse umane, sia in termini quantitativi a causa dei sistematici vincoli assunzionali con i quali dal 2009 gli Enti Locali sono stati piagati dalle Leggi di stabilità che si sono susseguite, che in termini qualitativi. I problemi e sfide cambiano – come è normale e anzi funzionale che sia – ogni giorno, in presenza di normative con crescenti vincoli che devono rimediare a generali difetti di responsabilità che gli ultimi decenni hanno messo in evidenza, e che tuttavia hanno in realtà l'effetto di favorire la deresponsabilizzazione. A fronte di questo, dovrebbe essere possibile una politica delle risorse umane completamente differente, che includa la formazione e aggiornamento in modo sistematico, ma anche questo negli ultimi anni è stato poco possibile per vincoli posti dalle leggi finanziarie sulla formazione. Il segno si sta finalmente invertendo, e il lavoro da fare tanto. Occorre poi rafforzare la cultura amministrativa che dovrebbe includere efficaci, efficienti, e trasparenti processi di analisi, programmazione, pianificazione e definizione di obiettivi, definizione di strumenti e risorse, azione amministrazione, controllo e ripianificazione.
Nonostante tutto ciò, l'esperienza amministrativa, soprattutto in un Comune, è quanto di più formativo e straordinario possa succedere nella vita di una persona: un'esperienza terribile per la difficoltà che comporta e per il carico di responsabilità nell'assistere ai problemi di concittadini e concittadine, e bella per la possibilità di operare concretamente per la soluzione di quei problemi mettendo al servizio della comunità i propri valori e competenze. A volte con una battuta dico che ogni cittadino/a dovrebbe fare sei mesi-un anno di “amministrazione obbligatoria”, dopo la quale si diventa cittadini/e migliori.

Quali sono le indicazioni che si sentirebbe di dare o porterà all’attenzione di questo incontro romano?

Tra le molte azioni utili da promuovere, una può a mio parere fare la differenza su questo tema. In effetti porterò all'attenzione dei e delle partecipanti l'esperienza che stiamo conducendo nel Comune di Pisa per la definizione di uno strumento amministrativo per la valutazione di impatto ex-ante delle politiche di genere dell'amministrazione. Si tratta di un lavoro che stiamo realizzando con approccio scientifico in collaborazione con il gruppo del Professor Tomei del Dipartimemto di Scienze Politiche dell'Università di Pisa, e pensando l'Amministrazione Comunale come un laboratorio. Lo strumento comsiste in un set di indicatori qualitativi nella forma di una check list, che ogni Dirigente comunale – dall'Urbanistica al Sociale – dovrà obbligatoriamente compilare ed allegare all'atto decisionale che ha tecnicamente preparato, che sia Dirigenziale, di Giunta, o di Consiglio, e che lo/a guiderà nel valutare l'impatto differenziato, su uomini e donne, della decisione che l'Amministrazione sta assumendo. L'adozione dello strumento sarà oggetto di una Delibera di Giunta sulla base di una prima forma stabilita con competenze specifiche del campo, organizzative, e di pari opportunità: la sua definizione sarà però completata insieme ai/lle dirigenti stessi/e nell'ambito di un processo breve e operativo di formazione sulle politiche di genere, in modo partecipato, così che possa essere facilmente utilizzabile e non appesantisca il tanto e complesso lavoro che oggi chi ha compiti dirigenziali deve operare. Abbiamo disegnato questo che strumento con l'obiettivo di favorire innanzitutto un concreto cambiamento culturale e in secondo luogo in modo diffuso: empowerment e mainsteaming, appunto. Lo strumento potrà col tempo diventare anche quantitativo e, soprattutto, ispirandosi alla grande rivoluzione di Pechino, potrà essere applicato alla valutazione di impatto di decisioni che riguardano anche altri segmenti di popolazione e altre differenze.

m.a. per il Portale delle donne