Maternità surrogata: capriccio di bimbi e soldi. Questioni etiche intorno alla surrogazione di maternità

da | Lug 9, 2023 | Dietro la lente

Probabilmente tutti o quasi sanno cos’è prestare un utero. Ovvero compiere una gestazione per conto di coppie omosessuali o eterosessuali che non possono avere figli diversamente. Ma cos’è
allora, un’ adozione? No, anzi, il nascituro non saprà mai chi è la sua mamma, perché i genitori intenzionali sono altri.
Ho avuto un bimbo, mio figlio Matteo, 13 anni e mezzo fa. Quando ho saputo di diventare mamma, ho incominciato a fantasticare sul nascituro, su chi è diventato mio figlio, che si chiama con un nome che in ebraico significa: “dono di Dio”. Per me era effettivamente un regalo che il mio Dio mi aveva aiutato ad avere.
Perché citare mio figlio? Perché la maternità è importantissima per una donna. Forse è la dimensione che più ci fa riconoscere mature, sagge e responsabili da noi stesse per la nostra evoluzione di adulte e dal contesto sociale come soggetti di responsabilità.
E poi io con il piccolo Matteo, nella mia pancia, ci parlavo, facevo passeggiate allietanti, gli facevo sentire le opere di Mozart e Beethoven, facevo letture che mi aiutavano a vivere quel momento più lieto possibile, gli cantavo già canzoncine e diventavo emotivamente più dolce all’idea di poterlo cullare ed allevare…
Inoltre Matteo, così com’era nel mio ventre, mi dava pace, tranquillità. Infatti la gravidanza è armonia, oltre che avere disagi fisici, a volte. Come da teoria e prassi psicologica, mi immaginavo Matteo da grandicello, a scuola, con gli altri. Così fantasticavo il mio bimbo, lo immaginavo e già lo amavo tanto. Che dire, è iniziata con la gravidanza, tra me e mio figlio, una storia di amore fortissima, iniziata in gestazione, voluta, desiderata più di ogni altra cosa! E ringrazio anche Matteo per avermi dato la possibilità di provare già allora, e poi con lui neonato e così via, tanta felicità!
Invece prestare, affittare e poi per soldi il proprio ventre, come si fa in USA e in Russia, è mercificare la donna e la sua possibilità di donare la vita. Perché la vita è un dono e non si può pagare anche 70-80 mila dollari per far procreare un figlio ad una donna, che non è una macchina, è una persona degna di rispetto e dignità! Così invece di rendere preziosa la vita, che tanto viene sottovalutata in tempi di guerre come il nostro, chi è ricco e ha il desiderio di figlio, può comprarselo. Chi infatti fa questa pratica è di solito un personaggio famoso che si permette di vivere nel lusso. Ma a me il lusso non piace, è sinonimo di potere e arroganza.
Credo che essere di una parte cattolica, di destra o di sinistra, non serve se non a dare un orientamento successivo ad un'idea di vita superiore per una dimensione etica e di valore morale, base per qualsiasi altra questione. Poi legata ad avere un’ingente quantità di denaro, che con la vita non dovrebbe centrare affatto! Riprendo il concetto cristiano di rispetto della vita e quello marxista di condanna delle merci, del consumismo e dell’accumulo del capitale.
Non è una questione infatti di altruismo o egoismo permettere o no la surrogazione di maternità ma, piuttosto, di ribadire la centralità della scelta di paternità e maternità, quella di dare un senso forte alla natalità. Non per ultimo, rendere le adozioni più accessibili a tutti, perché di questo si tratta, in un contesto che lacera il valore della qualità della vita e del suo sfruttamento, il suo uso.
Non parlo di coppie omosessuali o eterosessuali. Sembra sia chiaro che la brama di vita, senza un significato maturo e valido per un figlio, sembra appartenere a tutte quelle coppie che in modo triviale acquistano la propria prole, senza possedere un senso profondo della vita, rispettoso dell’Altro e della madre, l’Altra.
La vita inizia dal suo concepimento simbolico e, essere madri, più di ogni altra cosa, appartiene ad essa.