Nell’affido condiviso bisogna spartirsi le responsabilità, non il tempo libero dei figli al cronometro
Alla permanenza a giorni alterni presso i genitori si sostituisce un assetto meno “salomonico” ma più adeguato ai minori, che evitano di essere sballottati
Basta con i genitori a “targhe alterne”. Affido condiviso fra i genitori divorziati, spiega il giudice, significa innanzitutto la condivisione delle responsabilità fra papà e mamma e non la rigida ripartizione al minuto secondo del tempo che i minori devono trascorrere con ognuno degli ex coniugi. È così che all’alternanza quotidiana fra i genitori può ben sostituirsi una ripartizione di un paio di giorni di permanenza a testa, che seppure non spacca al centesimo le giornate trascorse con l’uno e con l’altro, evita ad esempio ai ragazzi faticosi trasferimenti in auto e sballottamenti continui. È quanto emerge da un recente decreto pubblicato dalla prima sezione civile della Corte d’appello di Cagliari.
Dolore e silenzio
Sono accolti sia il reclamo principale della madre, non collocataria, sia quello incidentale del padre. Si arriva così a un assetto un po’ più sbilanciato a favore della madre, ma individuato nell’interesse dei figli per motivi logistici: durante i giorni liberi da impegni scolastici i ragazzi staranno con lei, che ha potenzialità genitoriali inizialmente sottovalutate. Dalla ctu emerge che i due preadolescenti non erano contenti dell’alternanza quotidiana fra papà e mamma ma tacevano per non perdere l’affetto di entrambi. Ma, fa capire il giudice, non sono i bambini che devono restare in silenzio ma i genitori a doversi sacrificare in modo che i minori possano esprimere liberamente le loro potenzialità e, se del caso, anche le loro sofferenze. Insomma: inutile fare i conti della serva sui minuti passati con l’uno e con l’altro, a patto che i genitori affrontino insieme i problemi sulle scelte in tema di scuola, salute, sport, tempo libero e tutte le altre questione che riguardano la crescita dei figli.