Giunge al termine la prima edizione della rassegna Luoghi Comuni, dopo due mesi nei quali Palazzo Ducale, Genova, è diventato protagonista di sette lezioni di filosofia su questioni patrimonio di tutti, dalla Vita alla Felicità, dal Potere alla Bellezza, passando per Giustizia e Felicità.
Luoghi comuni si chiude con una lezione incentrata sulla Sessualità tenuta dalla filosofa Nicla Vassallo.
A Nicla Vassallo è stato chiesto di spiegarci il perché di questa scelta, partendo proprio dal titolo della lectio: perché sessualità e non sesso?
«Se con sesso, intendiamo un complesso di azioni e attività, non una nostra appartenenza biologica, il “fare sesso” presenta caratteristiche diverse dalla sessualità. Credo che il “fare sesso” sia limitante e limitativo, comunque circoscritto, a differenza della sessualità che avvolge e coinvolge la nostra intera esistenza. La sessualità contiene desideri vitali».
Il fare sesso è più maschile e la sessualità più femminile?
«Dipende da che individui si è e da ciò che si cerca».
La prima edizione del ciclo di lezioni magistrali Luoghi comuni termina interrogandosi sulla sessualità: è un suo diritto o un dovere?
«Il proposito dichiarato di Remo [Bodei, n.d.r.] e mio nell’ideare Luoghi comuni è stato e rimane quello di sollevare domande che concernono aspetti ineludibili della nostra condizione umana: la sessualità ne fa parte a pieno titolo. È un diritto parlare di un’esperienza così intensa di noi, molteplice, non solo per emozioni e creatività. Un’esperienza che tutti condividiamo, che ognuno di noi vive come unica: in questa unicità si rivela il proprio singolare coinvolgimento. È anche un dovere parlarne, perché di sessualità si sa ancora poco, benché si creda di sapere molto, perché di sessualità si fa eccessivo sfoggio, banalizzandola. Occorre poi sempre ricordare che non vi è un’unica sessualità. Ve ne sono molte. Ciò ci attrae e al contempo ci incute timore».
Come dialoga la filosofia con psicoanalisi e sociologia, discipline in cui i temi delle sessualità giocano ruoli centrali?
«In molti modi. La filosofia ha tracciato una distinzione tra sesso e genere. La categoria “sesso” è biologica, ed è entro questa categoria che si situano femmine e maschi. La categoria “genere” è socio-culturale, e qui si situano “donne” e “uomini”. Distinzione importante, per comprendere che occorre andare oltre il dato biologico, che in donne e uomini ci si trasforma. Distinzione che presenta però limiti. Per quanto comodo e scontato, il dualismo femmina/maschio e uomo/donna crea norme, differenze, stereotipi che concernono le sessualità, il nostro modo di viverle. Psicoanalisi e sociologia mettono in evidenza alcuni problemi di questi dualismi, e dialogano con la filosofia sui cosiddetti “ruoli sessuali” e sulle cosiddette “divisioni sessuali” – ruoli e divisioni che hanno senso, oppure no? E dialogano con la filosofia su altro: sulla negazione di alcune sessualità, sulla questione delle perversioni, sulle ineguaglianze e intersezioni tra modi di esperire le sessualità, sulle nostre identità, sulle nostre forme di orientarci tra ortodossia e mutamenti sessuali».
La biologia ha dei limiti nella descrizione delle sessualità?
«Stando a Michel Foucault, «con i nostri desideri, attraverso i nostri desideri, si creano nuove forme di relazione, nuove forme d’amore, nuove forme di creazione. Il sesso non è una fatalità; è possibilità di una vita creativa». Concordo con lui, a eccezione del fatto che preferisco parlare di sessualità, non di sesso. E nel concordare con lui emerge una biologia incapace, a mio avviso, di decretare i nostri desideri, le nostre relazioni, i nostri amori, le nostre creazioni. In effetti, grazie alle sessualità e ai loro elementi creativi, ci allontaniamo dalla cosiddetta naturalità del sesso, che peraltro è parecchio discutibile».
Ma le sessualità non sono forse destini biologici?
«Lo sarebbero se la biologia riuscisse a spiegare gli esseri umani in ogni loro aspetto, singolare e pluralista, nelle tante peculiarità e fantasie con cui interpretano e praticano le sessualità. Non ci riesce. E, quando mi si obietta che le sessualità rimangono vincolate alla riproduzione, rispondo che di fatto le cose non stanno così. Concepire un nuovo essere umano fa parte di coloro che desiderano diventare genitori, e la genitorialità, la buona genitorialità, va oltre la biologia, mentre le nostre sessualità vanno ancor oltre».
Quante sessualità esistono, dal punto di vista filosofico?
«Se evitiamo pregiudizi e stereotipi, cosa che la filosofia deve fare, esistono tante sessualità quanti esseri umani».
Ma allora le “perversioni”?
«Non so perché quando si parla di perversioni vengono in mente esempi di tipo sessuale. Si danno molte diverse perversioni. “Perversione” a che fare con “inversione”, con “stravolgimento”, con “anormalità”. Già, cos’è però la normalità? Per di più, di solito, con perversioni si intendono comportamenti condannati dalla società, e questi comportamenti variano da società a società, nonché nel corso del tempo. Fumare è un comportamento condannato dalla nostra attuale società: siamo disposti a classificarlo tra gli atti perversi? Non voglio così dire che non si diano perversioni, ma, più semplicemente, mostrare quanto il tema sia difficile. Per affrontarlo, ritengo che occorra partire dalla relazione tra perversione e attrazione, e che ci sia perversione in chi si attesta incapace di giudicare attraente bontà e bellezza».
Il matrimonio, uno dei cardini della società contemporanea, quanto si lega alle sessualità?
«Il matrimonio è un atto giuridico, opzionale, che fa sì che la collettività riconosca legami sessuali, d’affetto, d’amore. Purtroppo, non tutte le nostre espressioni sessuali vi hanno accesso. L’arretratezza culturale italiana si vede da qui, dalla sua ortodossia nel legare il matrimonio alle eterosessualità. In ciò risiede una grettezza mentale che limita le nostre libertà».
Ci spiega cosa s’intende con “democrazia sessuale”, tema di forte attualità, specie nel mondo anglosassone?
«Quando si discute di cittadinanza sessuale, ovvero dei diritti e dei doveri dei cittadini rispetto alle proprie sessualità, si sfidano vecchie gerarchie, alla volta di relazioni sessuali basate sul rispetto, sull’equità e sull’eguaglianza tra esseri umani che sono agenti conoscenti e morali, che meritano benefici e responsabilità sessuali (equità), che non devono subire discriminazioni sessuali (eguaglianza). Equità e eguaglianza sono i cardini di ogni democrazia».