di Isa Maggi – Stati Generali delle Donne
Il PNRR elaborato dal Mef stima una crescita media del PIL nel 2022-26 di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019 e un PIL 2026 più alto di 3 punti rispetto allo scenario di base senza PNRR.
Per noi donne gli investimenti previsti sono finalizzati soprattutto alla costruzione di asili nido.
Il Piano per le donne non è un Piano integrato ma un insieme di misure distribuiti fra la missione sulla formazione, le Stem e la missione specifica sul lavoro e le imprese.
Ecco la strutturazione del Piano nelle sei missioni e la suddivisione delle risorse:
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: è un capitolo da 42,55 miliardi di cui 38,25 per nuovi progetti; il 22% degli investimenti totali saranno indirizzati in progetti di digitalizzazione della PA, transizione digitale e tecnologie innovative, banda ultralarga, internazionalizzazione, turismo e cultura.
Rivoluzione verde e transizione ecologica: 57 mld, il 30% del totale, per investimenti in economia circolare, fonti rinnovabili, smart grid, efficienza energetica degli edifici, dissesto idrogeologico e idrogeno.
Infrastrutture per la mobilità sostenibile: 25,33 miliardi, alta velocità, potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sportello unico doganale, logistica digitale.
Istruzione e ricerca: per un totale di 31,88 mld di cui il 17% delle risorse saranno destinati a investimenti per asili nido e infrastrutture per l’educazione e la cura della prima infanzia, scuola 4.0, formazione insegnanti, rafforzamento discipline STEM, istruzione professionale. Sul fronte della ricerca, programmi di dottorato e filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
“Inclusione” e coesione:19,12 mld: il 10% delle risorse, va a progetti per la partecipazione al mercato del lavoro, la formazione e il rafforzamento delle politiche attive. Centri per l’impiego e l’imprenditorialità femminile, servizi sociali, progetti di rigenerazione urbana per i comuni sopra i 15.000 abitanti e piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane.
Salute: per 15,63 mld, circa l’8% delle risorse, va a rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario. Progetti di assistenza diffusa sul territorio per le cure primarie e intermedie, assistenza domiciliare e telemedicina, parco tecnologico per diagnosi e cure, fascicolo sanitario elettronico, programmi di formazione per il personale medico e amministrativo, ricerca biomedica.
Il Piano prevede un investimento complessivo di 221,5 miliardi di cui 191,5 miliardi coperti con il Recovery Fund a cui si aggiungono i 30,04 mld del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio. Questo fondo assegna alla missione per il Digitale ulteriori 6,13 miliardi, a Rivoluzione verde 11,65 miliardi, alle Infrastrutture per una mobilità sostenibile vanno 6,12 miliardi, alla “Inclusione” e coesione 3,25 e alla Salute 2,89.
Per quanto riguarda i progetti sono confermati gli incentivi fiscali del piano Transizione 4.0 con 18,5 miliardi e la banda ultralarga ( 5G !)che viene ulteriormente ampliata e portata a 5,3 miliardi di cui 4 per progetti nuovi. Ci sono anche questioni trasversali: la disuguaglianza di genere, l’inclusione giovanile, i gap territoriali.
Gli investimenti dovranno essere affiancati a riforme strutturali della Pubblica Amministrazione, della Giustizia, della semplificazione, del Codice degli Appalti, della produzione di energie rinnovabili.
Il PNRR uscito dal Mef stima una crescita media del PIL nel 2022-26 di 1,4 punti più alta rispetto al periodo 2015-2019 e un PIL 2026 più alto di 3 punti rispetto allo scenario di base senza PNRR.
Ecco la strutturazione del Piano nelle sei missioni e la suddivisione delle risorse:
Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: è un capitolo da 42,55 miliardi di cui 38,25 per nuovi progetti; il 22% degli investimenti totali saranno indirizzati in progetti di digitalizzazione della PA, transizione digitale e tecnologie innovative, banda ultralarga, internazionalizzazione, turismo e cultura.
Rivoluzione verde e transizione ecologica: 57 mld, il 30% del totale, per investimenti in economia circolare, fonti rinnovabili, smart grid, efficienza energetica degli edifici, dissesto idrogeologico e idrogeno.
Infrastrutture per la mobilità sostenibile: 25,33 miliardi, alta velocità, potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sportello unico doganale, logistica digitale.
Istruzione e ricerca: per un totale di 31,88 mld di cui il 17% delle risorse saranno destinati a investimenti per asili nido e infrastrutture per l’educazione e la cura della prima infanzia, scuola 4.0, formazione insegnanti, rafforzamento discipline STEM, istruzione professionale. Sul fronte della ricerca, programmi di dottorato e filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.
“Inclusione” e coesione:19,12 mld: il 10% delle risorse, va a progetti per la partecipazione al mercato del lavoro, la formazione e il rafforzamento delle politiche attive. Centri per l’impiego e l’imprenditorialità femminile, servizi sociali, progetti di rigenerazione urbana per i comuni sopra i 15.000 abitanti e piani urbani integrati per le periferie delle città metropolitane.
Salute: per 15,63 mld, circa l’8% delle risorse, va a rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario. Progetti di assistenza diffusa sul territorio per le cure primarie e intermedie, assistenza domiciliare e telemedicina, parco tecnologico per diagnosi e cure, fascicolo sanitario elettronico, programmi di formazione per il personale medico e amministrativo, ricerca biomedica.