“Possiedo la mia anima- Il segreto di Virginia Woolf” lettura psicoanalitica del libro di Nadia Fusini

da | Dic 24, 2023 | Dietro la lente

Questo è un libro che mi riporta alla mia adolescenza, quando andavo e ritornavo a Londra nei vari soggiorni estivi. Virginia Woolf è la scrittrice che più ho amato in quel periodo di ribellione e femminismo giovanile. Questo è un libro che parla degli amori saffici e di una donna “diversa” ma molto impegnata dal punto di vista culturale, a Londra. Io che a Londra ci volevo andare a vivere!
Cosa dire se non di appassionante della scrittrice di “La signora Dalloway”, oppure di “Orlando”, opere che descrivono l’amore così complesso di Virginia Woolf?
Di femminista aveva proprio questo: descrivere la propria sessualità, anche agita lesbica, ma da un punto di vista maschile, in fondo con “Orlando” ci dice questo, la donna è per un Altro/Altra ciò che noi proviamo in assoluto per gli altri, cioè tutto!
Cosa vuol dire tutto: ciò che deriva dalla mancanza grande, dall’assenza della madre, che per Virginia era stata grave. Con un padre amorevole, che lei comunque amava in modo totalizzante.
In psicoanalisi si parla di mancanza di elaborare il lutto della perdita, per la nostra scrittrice, senza un fratello o senza la madre, la vita non aveva più senso. E questo le costava energia mentale
e fatica nervosa, ma la rendeva docile alla penna. Così non si separava dagli oggetti amati che perdeva, facendoli rivivere nei suoi libri.
Così l’ho amata, amando i suoi personaggi, pieni di veri ideali, valori umani e con arie forti di rinascita al femminile!
Ma quello che più cercavo e credo che tutti cerchino in questa adorata scrittrice è avere un corrispettivo di quello che è la “Recherche du temps perdu” di Marcel Proust, ovvero lo “stream of
consciousness”, ovvero letteralmente, “il flusso di coscienza”, tanto ricercato dagli intellettuali borghesi ma bohemians di Londra ed europei.
Cos’è tutto questo? E’ andare dietro a ciò che ti fa perdere la testa, l’inconscio, l’irrazionalità pura, dietro la parvenza di una struttura letteraria ben pensata. Ma è anche leggere ciò che  appartiene a tutti, segni di tristezza, paure e tanta malinconia, o per aver perso magari qualcuno, un amore o un legame esclusivo che in altri momenti ci ha dato felicità o terrore per la sua assenza.
Virginia Woolf si suicida a Londra nel 1942, anno di inizio della caduta del nazismo con la sconfitta tedesca in Egitto da parte dell’esercito inglese, dopo un tentativo di suicidio reiterato per delle crisi gravi depressive. I libri non bastavano più, la scrittura era diventata amorfa, “meaningless”, cioè senza senso, e non faceva rivivere né lei, né con i suoi personaggi, le persone che più le mancavano.
Perché scrivere di un’autrice tanto particolare, quanto controversa, ma identica a chi soffre mentalmente?
Questo di Natale, è un periodo di feste, ma anche di calore umano e chi soffre, come una mia cara paziente mi ripete ogni anno, è tempo di rifiuto del momento. Si vorrebbe evitare questo, magari non presenziare a nessuna riunione familiare, piuttosto di condividere il senso di estraneità e angoscia che si prova, si sente incessantemente.
Invece si pensa che chi scrive come Virginia Woolf, vorrebbe avere ancora tanti lettori per non pensarsi sola al mondo, con la vicinanza di amici quasi fedeli, come chi legge per passione ogni libro classico.
Secondo me, Nadia Fusini ha interpretato bene un’autrice classica della letteratura inglese del’900, descrivendone la vita tramite il racconto della narrazione dei suoi romanzi, ma non facendo mancare un dialogo con chi legge, con più capitoli stupendi, denominati “al lettore”, veri pezzi di critica e di apertura letteraria verso l’autrice.
A tutti, buona lettura… Il libro è scorrevole e piacevole nell’espressione, fluido e non annoia, nonostante sia corposo, ma avvincente!