Questioni di Gender

da | Set 23, 2015 | L'opinione

Teoria vs ideologia, di Nicla Vassallo

Se immetti su un motore di ricerca il termine “ideologia”, oggi come oggi, i tanti suggerimenti che trovi non si rivolgono alle ideologie di un tempo, mirate a indottrinarti per non farti pensare, bensì al gender, e a questa ideologia del gender viene attribuita ogni sorta di “nefandezza”: corrompe i giovani, distrugge le famiglie, favorisce gli omosessuali, mina la moralità, e via dicendo. Conclusione affrettata: a tale ideologia occorre senz’altro opporsi. A contare sarebbero solo i due sessi (maschio e femmina) che, copulando, si amano e generano in modo del tutto naturale figli sani, felici, eterosessuali. Un bel determinismo biologico!

Torniamo però coi piedi per terra. Perché non ci sono solo due sessi (lo attestano biologia, psicologia, filosofia), perché le relazioni sessuali non presuppongono di necessità amore, perché l’amore rimane un complesso di emozioni, razionalità, scelte, maturità, che non può, né deve essere esclusiva delle coppie eterosessuali, coppie, tra l’altro, non sempre rispettose della moralità, non sempre in grado di accudire i propri figli, né di farli crescere bene.

L’ideologia del gender è una fantasia, che puzza di bieca retorica. La teoria del gender no. Qualche decennio fa si è compreso che col termine “donne” era errato riferirsi alle femmine, e col termine “maschi” agli “uomini”: i genitali rimangono una cosa, i ruoli sociali, culturali, e via dicendo, un’altra. Per evidenziare la differenza tra appartenenza biologica (femmine e maschi) e ruoli socio-culturali si è iniziato a parlare negli ambienti accademici di gender a indicare appunto la differenza sessuale tra femmine e maschi da una parte e la differenza tra donne e uomini dall’altra – sto semplificando dato che ho già specificato che non esistono solo due sessi.

Pareva tutto semplice, ma le cose si sono complicate man mano che la teoria del gender si è andata sviluppando. Il determinismo o destino biologico non sembra scomparso da ogni orizzonte concettuale. Basti pensare che, nei non lontani anni settanta, negli Stati Uniti, in piena rivoluzione sessuale, una motivazione contro la possibilità di donne che pilotassero aerei constava nel fatto della loro instabilità ormonale (e quindi mentale?) una volta al mese. O che solo da poco le caratteristiche del Disturbo disforico premestruale, già presente nell’appendice del DSM (la bibbia degli psichiatri) IV, nella ultima versione, la V, risulta decisamente più marcato e sottolineato.

Su questo supposto destino biologico alla fine deve prevalere la saggezza, ma anche la disputa. A partire dal materiale grezzo della biologia, la teoria del gender ci aiuta a comprendere che sesso e sessualità umane non debbono essere “istintuali”, ma vengono piuttosto modellate da noi umani, dalla nostra cultura e dalla nostra società. La categoria per eccellenza sociale rimane però quella del gender. Il sociale non è determinato una volta per tutte e risulta quindi modificabile. Palese, il sociale può risultare oppressivo, nel senso che, se tu sei una donna devi comportarti come tale secondo gli standard della tua società, assumendo i ruoli che questa ti attribuisce, e per gli uomini vale lo stesso. Uomini e donne possono però uscire da questo stato di cose, non per trasgressione, ma piuttosto perché si rendono conto di quanto siano anti-etici alcuni standard, per esempio quello della subordinazione delle donne agli uomini, o comunque della disparità dei ruoli da loro giocati – non dimentichiamo mai di andare a dare un’occhiata alla pessima posizione italiana nella classifica mondiale che riguarda il gender-gap. Sbarazzandosi degli standard insensati, li rendiamo irrilevanti almeno a noi stessi, acquistiamo una maggiore libertà di essere e di fare, e anche di chi vogliamo amare. Che male ci sarebbe in ciò? Si deve solo e anzi essere dotati di una certa dose di coraggio. Certo questo coraggio può condurre all’omosessualità, ma non necessariamente, e gli amori omosessuali contengono in genere migliore eticità, poiché i ruoli all’interno della coppia risultano maggiormente paritari rispetto a quelli delle coppie eterosessuali. Eccoci qui di fronte a un bel dilemma per gli ideologici del gender, che vorrebbero abolire la categoria del gender. Non comprendono, di fatto, che quanto da loro abborrito, gli amori omosessuali per esempio, può risultare proprio una celere conseguenza della caduta di tale categoria.

Si potrebbe poi proseguire. Per esempio, avete mai pensato che un individuo può avere un sesso femminile (o maschile) e appartenere al genere “opposto”, ovvero essere un uomo (o donna). O che non tutte le donne sono differenti da tutti gli uomini? Per esempio, parecchie donne vengono ancor oggi nelle società occidentali sessualmente oggettificate grazie ai ruoli di genere accettati, ma alcune riescono a starsene alla larga. O che nel momento i cui si rifiutano i ruoli sociali imposti, si riesce a sviluppare una vera e propria personalità, al di fuori del così fan tutte o tutti?

La convinzione che tutte le donne presentino similarità rimane solo normativa, è utile a costringerle a comportarsi in determinati modi, a legittimare determinate pratiche e a delegittimarne altre. Serve, ad esempio, ad avallare il fatto che agli uomini e alle donne vengano riservati ruoli sociali e sessuali distinti sotto il profilo conoscitivo per esempio, che gli uomini e le donne debbano rispettare norme diverse di genere, che i tratti fisici e psicologici degli uomini debbano essere mascolini, mentre quelli delle donne femminili. E la tradizione, a cui i difensori dell’ideologia del gender, si appellano spesso come fosse sacra, ha senz’altro legittimato il dualismo uomo/donna, a cui sono state applicate categorie considerate antagoniste come mascolino/femmineo, razionale/irrazionale, attivo/passivo, culturale/naturale, oggettivo/soggettivo, e così via. Tali contrapposizioni debbono venire rifiutate in quanto insensate, ingiuste, superflue, poiché non fanno altro che assicurare agli uomini un ordine simbolico superiore e alle donne in un ordine simbolico inferiore.

Sul gender vi sarebbe molto altro da dire, ma non è questo il luogo. A importare rimane netta la distinzione tra l’ideologia del gender, ricolma di pregiudizi, e la teoria del gender, che ci conduce invece a ragionare, in un momento in cui ragionare pare un peccato mortale.

pubblicato su DOPPIOZERO