di Linda Laura Sabbadini
PIL fermo, non succe deva da 14trimestri. Tasso di occupazione a settembre in diminuzione su agosto di O, l pun ti. Non c'è da essere allegri.
Partiamo dal Pil. La sua inva rianza rispetto al trimestre precedente è il frutto di un ca lo nel settore dell'industria, già emerso nel corso dell'an no, e di una crescita seppur contenuta degli altri settori. E non c'è grande differenza tra la componente nazionale e quella estera.
Dall'uscita dalla recessione l'Italia non ha mai registrato una crescita del Pil sostenuta che, anzi, è stata sempre più bassa della crescita media dei Paesi europei. Anche l'Euro pa ha rallentato nel terzo tri mestre, ma è comunque cre sciuta dello 0,2%, più di noi. La differenza con l'Europa in debolisce ulteriormente la nostra posizione debitoria, rendendo meno appetibile pertutti l'acquisto dei titoli di Stato italiani. Siamo ancora 4,5 punti percentuali al di sotto del livello di Pil pre-crisi e in questo siamo in compa gnia solo di Grecia e Croazia.
In sostanza ci stiamo avvicinando alla stagnazione, prima ancora di aver recupe rato ciò che avevamo perso. Se la stagnazione dovesse es sere confermata nel prossi mo trimestre, potrebbero es serci conseguenze più pesati anche sui livelli di occupa zione, visto che normalmen te l'effetto del rallentamento o della diminuzione del Pil sull'occupazione non è im mediato e si sente con un po' di ritardo.
E veniamo ora ai dati sul la voro. n tasso di occupazione a settembre scende al58,8%, il calo riguarda sia uomini che donne e si concentra tra le persone tra 35 e 49 anni. Cre sce l'occupazione a tempo de terminato di 27 mila unità, mentre diminuisce quella a tempo indeterminato di 77 mila. Ladisoccupazione torna a aumentare, raggiunge il 10,l% e risulta anche in que sto caso più alta di quella eu ropea (area euro) pari al1'8,1%. n dato critico è che l'aumento è più accentuato tra i 25-34enni e tra quelli con più di 50 anni.
n confronto della situazione di settembre 2018 con quella pre-crisi di settembre 2007 fa emergere differenze sconvolgenti. Bastano poche cifre: l milione 100 mila di soccupati in più, tra i quali 376 mila ultracinquantenni, difficili da ricollocare nel mondo del lavoro; mezzo milione di lavoratori indi pendenti in meno; 930mila lavoratori a tempo determina to in più, contro appena una crescita di 68 mila contratti a tempo indeterminato. n tasso di occupazione di 58,8% è pari a quello di settembre 2007, ma nasconde un cambiamento della mappa del lavoro: 8 punti di tasso di occupazione in meno per i giovani di 25- 34enni contro i 14punti in più degli ultra 50enni.
C'è da essere preoccupati per la situazione, per il Pil, per l'occupazione, per l'andamento di entrambi nel2019. E an cora una volta, così come suc cesso durante la crisi potreb bero essere proprio i giovani a pagare il prezzo più alto, la no stra risorsa più preziosa e an che insostituibile per vincere le sfide dell'innovazione tecnolo gica. E anche il Sud, che a dif ferenzadelNordnonhaanco ra recuperato la perdita di oc cupazione di questi anni: solo il44,9% della popolazione la vora, controil67,4% al Nord.
Questo Paese ha bisogno di essere raddrizzato urgente mente, puntando sulla crescita, e tenendo a mente che le tradizionali disuguaglianze sociali e territoriali possono irrimediabilmente aumenta re verso una frattura del Pae se. I segmenti più deboli sul mercato del lavoro, giovani, donne e Sud rischiano il peg gioramento e il consolida mento della marginalità.
La Stampa, 01/11/2018