Ringrazio il Future Food Institute , il T20, World Food Forum e l’Università degli Studi della Basilicata per questo importante incontro Ministeriale degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale che si tiene qui a Matera nell’ambito del G20
Come Stati generali delle Donne e Alleanza delle donne siamo qui a testimoniare il nostro impegno a tutela delle donne e dell’ambiente , in particolare riteniamo che
“Nutrire il Pianeta”, sia la “grande sfida della nostra era per riuscire a proteggere il nostro pianeta, nutrendo gli esseri umani in modo sano e prendendosi cura dell’ecosistema che ci ospita”.
Per assicurare le basi della prosperità futura e anche per ridurre i rischi di future pandemie, il G20 deve assumere la guida nel disegnare un’agenda di azione coordinata che possa fornire un futuro alimentare sano, sostenibile ed equo per l’umanità
La Presidenza italiana del G20 si è concentrata su tre pilastri tra loro interconnessi: Persone, Pianeta e Prosperità e la correlazione fra questi tre elementi è fondamentale per promuovere la crescita sostenibile dell’alimentazione e dell’agricoltura, favorire una migliore nutrizione e ricostruire al meglio.
Già l'Unione Europea, con il Green Deal for Europe del 2019,aveva posto le basi per creare nuove condizioni per preservare l’ambiente, il paesaggio, la Madre Terra e i suoli per le generazioni future e combattere concretamente il cambiamento climatico.
I suoli, il paesaggio e l’ambiente svolgono un ruolo fondamentale, come si evince dalla politica agricola, dalla strategia Farm to Fork, dalla strategia per la biodiversità, dalla legge sul clima e da altre politiche ambientali correlate.
Tutto ciò crea le condizioni per un nuovo modello specifico di strategia dello sviluppo sostenibile sul quale stiamo lavorando con il nostro “Patto delle Donne per il Clima e l’ambiente” da indirizzare alla COP26.
In questo scenario il cibo svolge un ruolo fondamentale perché mette al centro le relazioni dell’uomo con l’ambiente che lo circonda.
Il cibo studia i diversi aspetti della società considerando gli aspetti ecologici, filosofici, etici, antropologici, chimico-fisiologici, storici e culturali che implicano i modelli di produzione, approvvigionamento e consumo di cibo.
Lo avevamo già detto ad Expo Milano 2015 e più volte qui in Basilicata parlando della interrelazione fra cibo, donne e lavoro femminile e territori.
Ora più che mai è necessario ridefinire questi modelli per adattarli ai bisogni di una popolazione mondiale sempre più esigente e di un pianeta sempre più fragile dove le donne sono protagoniste del processo che mette in correlazione le basi che nutrono l’uomo e l’ambiente, in un flusso temporale che vede la contaminazione e l’evoluzione delle culture mediterranee.
Dal punto di vista delle donne osserviamo che le pandemie e le emergenze umanitarie hanno un impatto di genere in quanto aggravano le vulnerabilità e le discriminazioni preesistenti con conseguenze dannose per la salute e i diritti delle donne, in particolare nei diritti sessuali e riproduttivi. Il Covid 19 evidenzia la necessità di sviluppare approcci che tengano conto dell'interdipendenza tra settori e paesi, come ci raccomanda l’Agenda 2030, e che sostengano e proteggano l'uguaglianza di genere.
Occorre dunque elaborare strategie su come donne e ragazze possono essere al centro dei futuri piani di ripresa per affrontare e trovare soluzioni alle seguenti questioni:
– sui diritti delle donne. La pandemia rischia di far tornare indietro decenni di progressi sulla parità di genere. In molti casi, le politiche di contenimento adottate, le restrizioni e l'interruzione dei programmi hanno provocato un degrado dei diritti delle donne.
– salute. La pandemia di Covid 19 ha portato l'attenzione sulla salute globale come bene comune. Una serie di iniziative recenti come Act-A, Covax e C-Tap possono dare un contributo significativo al superamento della pandemia e alla preparazione per future emergenze sanitarie.
– sulla creazione di nuovi modelli di produzione e consumo all’interno di uno scenario di sviluppo sostenibile. Il COVID-19 potrebbe portare a un decennio perso per lo sviluppo sostenibile perché, nel breve termine, la pandemia ha aumentato la disparità esistente tra i paesi e nel nostro caso specifico italiano tra le stesse regioni.
Ad alcuni paesi, infatti, mancano le risorse finanziarie necessarie per combattere la crisi del COVID-19 e il suo impatto socioeconomico. I rischi a medio termine sono aggravati dai crescenti rischi sistemici che minacciano di far deragliare ulteriormente i progressi in alcuni settori. Nel caso italiano è proprio il turismo di qualità, lento e sostenibile, con i correlati settori del made in italy e della produzione di qualità, ad essere stato penalizzato.
Cosa possiamo fare?
E’ necessario sostenere le produzioni agroalimentari più efficienti, eco-sostenibili e radicate localmente, combinate con una distribuzione e una gestione ottimizzata del cibo, soprattutto nelle città, e abitudini alimentari più sane e sostenibili per una sicurezza alimentare e nutrizionale mondiale post-pandemia più efficiente, equa e resiliente.
Cosa possono fare le Città? Le Città devono decidere di rimettere al centro una nuova agricoltura perché il settore è una alternativa concreta da valorizzare, fonte di nuovo nutrimento e di nuovo lavoro, bacino di ampliamento della cerchia urbana e potenziale volano di sviluppo.
Come?
Preservare e gestire in modo sostenibile le aree agricole, sviluppando una politica di gestione del territorio.
Aumentare l’avvicinamento della popolazione all’agricoltura, facilitando l'accesso alla terra e alle abitazioni e creando un'autorità agricola metropolitana.
Sviluppare l'agricoltura biologica, aiutando l'installazione e la conversione delle aziende agricole, offrendo allo stesso tempo sbocchi attraverso appalti pubblici.
Adottare una gestione delle risorse idriche preservandone la qualità, grazie all'agricoltura biologica senza input chimici. Sviluppare quanto più possibile un'agricoltura di prossimità.
La complessità tocca molti attori con interessi diversi. La difficoltà sta nel comprendere le esigenze di ciascun attore e nel convergere verso una visione comune sulla tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei suoli per arrestarne il degrado e il consumo.
Non può esserci sviluppo equo, sostenibile e duraturo senza una maggiore uguaglianza e coesione sociale e territoriale.
Come Stati generali delle Donne stiamo attivando e studiando le azioni necessarie a promuovere una crescita equa della comunità nazionale, insieme alla riduzione delle disuguaglianze territoriali, generazionali e di genere, anche attraverso la concreta applicazione dei paradigmi dell’innovazione sociale.