Introduzione
La Lobby Europea delle Donne (EWL) ha redatto questa Road Map 2006 -2010 per le Pari Opportunità tra Donne e Uomini quale modello per la Comunicazione ufficiale sulle Pari Opportunità che la Commissione Europea presenterà a fine 2005
Una visione comune in merito alle pari opportunità tra donne e uomini in Europa
In Europa, nel 2005, la parità tra donne e uomini non rappresenta ancora una realtà, nonostante l’esistenza di una legislazione a livello europeo e nella maggioranza degli Stati Membri ed i numerosi impegni politici . Infatti, l’accesso alle risorse, ai diritti ed al potere sono distribuiti in modo diseguale tra donne e uomini in tutti i paesi dell’Unione . Tale disuguaglianza, sostenuta da pregiudizi ancora ampiamente condivisi e diffusi, stereotipi e comportamenti patriarcali, pervade trasversalmente tutti i gruppi nell’ambito della società, impedendo alle donne di agire autonomamente in ogni momento della loro vita
Sfide nuove e l’esperienza maturata nell’affrontare le disuguaglianze rendono necessarie, in Europa, risposte nuove ed innovative. Le istituzioni, tra cui le istituzioni Europee, hanno perciò il dovere e la responsabilità di continuare l’azione di lotta contro le discriminazioni di genere e garantire il raggiungimento delle pari opportunità tra donne e uomini.
Le politiche di genere sono intese a raggiungere parità di opportunità, diritti e responsabilità in ogni settore della vita tra donne e uomini. Per raggiungere tale scopo serve una strategia che delinei la messa in atto di politiche mirate, di meccanismi istituzionali capaci di predisporre azioni ed una forte “leadership” politica che provenga dal vertice delle istituzione e dei poteri pubblici
Le pari opportunità tra donne e uomini quale valore centrale dell’Unione Europea
Il principio di parità tra donne e uomini è stato rafforzato nel Trattato che istituisce la Costituzione Europea in modo tale che in aggiunta alle norme in materia già esistenti nei Trattato dell’UE in vigore, la parità è ora menzionata tra i valori dell’Unione stessa, mentre gli Articoli 1 e 2 citano le pari opportunità tra donne e uomini come un elemento che caratterizza il nostro modello di società . Per il modello di società europea a cui aspiriamo, il conseguimento dell’uguaglianza tra i generi non rappresenta solamente un fatto di giustizia sociale o di equità nei riguardi delle donne, ma è una questione di democrazia e di diritti umani oltre ad essere un fattore essenziale di sviluppo umano sostenibile. I valori dell’Unione Europea in materia di genere devono essere promossi oltre che nel suo ambito anche in quegli aspetti delle sue relazioni con il resto del mondo
La necessità di un approccio duale : Le azioni specifiche ed il mainstreaming di genere
Gli articoli 2, 3§2, 13 e 141 contenuti nel Trattato della Comunità Europea (TCE) stabiliscono che le pari opportunità tra donne e uomini costituiscono un obiettivo della Comunità stessa, fornendo una solida base giuridica ad una vastità di azioni in numerosi settori a livello di Unione.
La precedente Strategia Quadro Comunitaria per le Pari Opportunità (2001-2005) ha messo in atto, da una parte, un nuovo tipo di intervento che comprende tutte le politiche europee, mentre, dall’altro, ha messo in essere azioni specifiche in favore dei diritti delle donne, avvalendosi, così, di un approccio a doppio binario del mainstreaming di genere. La “Road Map” (2006-2010) per le Pari Opportunità fra Donne e Uomini dovrebbe utilizzare questa stessa strategia poiché riconosce che le disuguaglianze di genere sono presenti in tutti gli stadi della vita.
Riconoscere la diversità delle donne collegandola a politiche di lotta alla discriminazione
La Lobby Europea delle Donne ha accolto con favore la circostanza che l’UE abbia redatto politiche di lotta alla discriminazione soprattutto in questi ultimi anni. Tali politiche costituiscono, infatti, un indispensabile complemento alle politiche in materia di genere, poiché molte donne subiscono più discriminazioni a seguito di fattori diversi. Spesso esse stesse finiscono con l’eesere la maggioranza nei gruppi discriminati.
Di conseguenza, la “Road Map” dovrebbe tener conto della diversità delle donne integrando strategie di lotta contro le discriminazioni multiple
I diritti delle donne e la parità tra i generi e le sfide interne e globali
L’Unione Europea affronta in questo momento importanti sfide di carattere demografico, come l’invecchiamento della popolazione, basse percentuali di nascite e questioni legate all’immigrazione. E’ opportuno, quindi, che le prospettive di genere siano al centro delle risposte politiche, se si vuole risolvere positivamente tali problematiche. Allo stesso tempo le odierne trasformazioni e tendenze economiche (come la globalizzazione, le privatizzazioni, la liberalizzazione del commercio, ecc.) incidono sul modello sociale Europeo e sui servizi pubblici, colpendo a loro volta i diritti e l’indipendenza economica delle donne stesse.
Ulteriori fenomeni e tendenze politiche interne ed internazionali, come l’incremento della tratta delle donne a scopi di sfruttamento sessuale ed il diffondersi degli estremismi religiosi si risolvono in rinnovate minacce all’integrità ed ai diritti umani delle donne, in particolar modo ai diritti riproduttivi e sessuali Le donne devono, inoltre, affrontare in tutto il mondo problemi correlati alla diffusione dell’Aids e del predominio della violenza fisica e sessuale maschile ad ogni livello
alla violazione costante dei diritti umani nelle situazioni di guerra e conflitto oltre alla crescente povertà
L’Unione Europea deve soddisfare gli impegni assunti a livello internazionale per garantire che l’obiettivo del conseguimento della parità tra donne e uomini e della tutela dei diritti umani delle
donne venga integrato a pieno titolo nelle politiche, nei programmi e nelle sue attività all’ estero
Le aree tematiche della Road Map Europea per le Pari Opportunità tra donne e uomini
La Lobby Europea delle Donne ha individuato sei aree tematiche principali con i relativi Obiettivi Strategici a cui, tra il 2006 ed il 2010, la Commissione Europea dovrà indirizzare azioni concrete. Tali aree tematiche che si ispirano in parte agli Obiettivi Strategici della Piattaforma di Azione di Pechino (1995) sono:
1 I meccanismi istituzionali per la realizzazione della parità e del mainstreaming di genere
2 Il conseguimento della giustizia economica e sociale per le donne
3 La promozione delle donne nei posti decisionali ai fini del conseguimento della democrazia
paritaria in Europa
4 Lo sradicamento della violenza contro le donne e l’implementazione dei diritti umani delle
donne.
5 Il ruolo dell’Europa nella promozione dei diritti delle donne nel contesto internazionale
6 L’eliminazione dei ruoli patriarcali e degli stereotipi di genere
La Commissione Europea dovrà darsi un termine per il conseguimento di tali Obiettivi Strategici relativi alle sei aree tematiche in modo che le ONG possano così essere in grado di monitorare i progressi verso la realizzare di questi.
1/ I meccanismi istituzionali per la realizzazione della parità e del
mainstreaming di genere
Sono gli strumenti per la implementazione delle leggi e degli impegni politici
L’attuazione del mainstreaming di genere richiede, in particolare, l’esistenza di meccanismi istituzionali forti, poiché trattandosi di una strategia orizzontale ha bisogno di coordinare le azioni tra i diversi attori nell’ambito delle istituzioni pubbliche. I meccanismi in favore della parità che la Commissione ha messo in essere, a partire dal 2000, sono ancora poco efficienti a causa della assenza di adeguate risorse umane e finanziarie, l’ inadeguatezza della formazione, la poca chiarezza del mandato e la mancanza di una leadership politica ai massimi livelli.
Obiettivo Strategico 1.1: Rafforzare i meccanismi istituzionali già esistenti a livello di UE
Azioni:
▪ Definire un mandato per il Gruppo dei Commissari per le Pari Opportunità con il fornire loro una leadership effettiva, dinamica e visibile al di sopra ed al dell’annuale riunione sulle pari opportunità
▪ Trasformare l’esistente Unità per le Pari Opportunità tra donne e uomini in una Direzione
▪ Rafforzare il mandato oltre alle risorse umane e finanziarie della futura Direzione per le
Pari Opportunità della Commissione in modo da darle la capacità di influenzare le politiche e di
monitorare l’attuazione della normativa in materia.
▪ Creare nell’ambito della Direzione un servizio informazioni per le donne con compiti di
animazione e di informazione pubblica
▪ Allocare maggiori risorse al Comitato Consultivo per le Pari Opportunità tra Donne e Uomini
al fine di rafforzare l’interazione tra l’Unione e gli Stati membri e, in particolare, rendere più
incisivo l’impatto degli organi nazionali preposti alla parità istituiti in virtù delle
Direttive 2004/113/CE e 2002/73/CE
▪ Garantire la compatibilità tra il lavoro delle istituzioni europee e l’attività del futuro
Istituto Europeo per la Parità di Genere integrando le attività dell’Istituto nel programma
annuale di lavoro delle istituzioni Europee.
▪ Redigere raccomandazioni per l’uso di un linguaggio di genere per tutti i documenti e
nelle traduzioni ufficiali nelle lingue ufficiali dell’UE
Obiettivo Strategico 1.2 : Migliore attuazione del mainstreaming di genere ad opera della
Commissione Europea
Azioni
▪ Istituire un’apposita Unità per il monitoraggio del mainstreaming di genere all’interno della
futura Direzione Generale per le Pari Opportunità della Commissione Europea
▪ Istituire una Unità per il mainstreaming di genere in ciascuna Direzione Generale della
Commissione con il compito di redigere ogni due anni una strategia in merito al mainstreaming
da attuare nelle politiche trattate dalla Direzione Generale stessa.
▪ Rivedere il mandato, rivitalizzare, rafforzare e dotare di adeguate risorse il Gruppo Inter-Servizi
per il mainstreaming di genere della Commissione . Rendere visibili all’interno ed all’esterno,
della Commissione, le attività di questo Gruppo
▪ Inserire un capitolo sul mainstreaming di genere e dei risultati ottenuti in ciascuna Direzione
Generale della Commissione nella Relazione Annuale della Commissione sulle Pari Opportunità
al Consiglio di Primavera.
▪ Rendere obbligatoria la formazione in merito alla sensibilizzazione ed al mainstreaming di
genere per i Commissari, per i funzionari dei massimi livelli e nell’ambito di tutta la formazione
per gli impiegati delle istituzioni europee
▪ Garantire un forte mainstreaming di genere nelle politiche e nelle azioni Europee di lotta alle
Discriminazioni, al fine di assicurare che essa comprendano i bisogni e gli interessi delle donne
nell’ambito di gruppi soggetti a discriminazioni.. Ciò vale in particolare a tutte le attività previste
e organizzate per l’Anno Europeo per le Pari Opportunità per Tutti ed il Vertice sulla Parità
(2007)
Obiettivo Strategico 1.3 : Implementare la metodologia del bilancio di genere nella
Commissione Europea e nel Bilancio dell’UE
Azioni
▪ Insediare un Gruppo di Lavoro sul Bilancio di Genere nell’ambito della Direzione Generale
Bilancio
▪ Istituire una procedura permanente di valutazione di impatto per tutte le spese relative ai Fondi
Strutturali
▪ Realizzare ogni anno una valutazione di impatto di genere separata del bilancio dell’UE sotto
forma di documento allegato. Tale documento deve servire come documento di monitoraggio del
mainstreaming di genere e che dovrebbe contenere l’Opinione espressa dal Comitato per i Diritti
della Donna del un capitolo Parlamento Europeo
▪ Introdurre un capitolo di spesa per attività in materia di pari opportunità nel bilancio di
ciascuna Unità della Commissione
Obiettivo Strategico 1.4 : Una buona “governance” ed il dialogo civile
Azioni
▪ Stabilire dei meccanismi a favore del dialogo e della consultazione delle organizzazioni delle
donne e della società civile nell’ambito della Direzione per le Pari Opportunità tra Donne e
Uomini.
▪ Garantire l’accesso delle associazioni femminili degli Stati Membri ai programmi di
finanziamento relativi alle pari opportunità contenuti nel programma PROGRESS (2007-2013)
e il co-finanziamento pubblico per i programmi ed i progetti europei alle associazioni femminili
2/ La giustizia economica e sociale
La parità di partecipazione di donne e uomini a tutte le fasi dello sviluppo economico e sociale
costituisce un prerequisito per la realizzazione della giustizia di genere. L’Unione Europea al fine di
soddisfare gli impegni assunti in materia di parità, dovrà redigere risposte politiche concrete che comprendano politiche macroeconomiche, in materia di occupazione, di protezione sociale e quelle
altrettanto importanti relative alle questioni di cura.
2.1 Tutelare e sviluppare il modello sociale europeo
Le politiche macroeconomiche pongono le regole di base per lo sviluppo dell’economia e per la distribuzione della ricchezza generata da tale sviluppo, che a sua volta influiscono sull’accesso alle risorse di donne e uomini come individui singoli, all’interno delle famiglie e nell’ambito dei servizi pubblici. Il quadro macroeconomico dell’UE ha perciò un ruolo cruciale nel promuovere condizioni migliori per le pari opportunità e per sostenere lo sviluppo del modello sociale Europeo, tra cui i provvedimenti in materia di sicurezza sociale pubblica, la parità di accesso all’istruzione, ai sistemi universali di tutela della salute, ai servizi di cura per l’infanzia e familiari a carico.
Inoltre, le politiche macroeconomiche Europee dovrebbero tenere in debito conto le situazioni specifiche di alcuni dei nuovi Stati Membri dove il taglio e la riduzione degli investimenti statali nei servizi pubblici, hanno avuto conseguenze negative sulla parità di genere. In questo contesto vi è la necessità che l’UE adotti politiche che diano un sostegno più efficace alla tutela ed al
lo sviluppo dei servizi pubblici.
Obiettivo Strategico 2.1: Mettere in atto nell’Unione Europea quelle politiche macroeconomiche
che promuovano maggiori pari opportunità ed uno sviluppo ulteriore del modello sociale Europeo, tra cui i servizi pubblici e la partecipazione della società civile.
Azioni
▪ Stabilire un Consiglio di Primavera con relazioni sui meccanismi tra cui l’analisi di genere
delle Direttive di Politica Macro Economica e delle politiche comunitarie Finanziarie e
Commerciali.
▪ Sviluppare un Piano di Azione che profili come le politiche macroeconomiche possano
contribuire a crescenti investimenti nel settore pubblico, in particolare nei servizi di cura, come
componente essenziale del modello sociale Europeo.
▪ Adottare una Strategia Europea che introduca norme sulla pari opportunità nella
Organizzazione Internazionale del commercio e nelle istituzioni finanziarie internazionali.
▪ Adottare una strategia Europea per promuovere, implementare e facilitare il contributo della
società civile, ed in particolare delle organizzazioni delle donne, al dibattito Europeo quale
fattore essenziale del modello sociale Europeo
2.2 Donne e occupazione
Il lavoro rappresenta la chiave dell’autonomia economica delle donne e del conseguimento di una
parità maggiore tra donne e uomini in tutti gli ambiti sociali. L’esame della situazione delle donne nel mercato del lavoro in Europa, richiede un approccio plurimo che contrasti la divisione di genere presente nell’impiego pubblico e privato, combatta le discriminazioni contro le donne nel mercato del lavoro e nei sistemi di sicurezza sociale e promuova lo sviluppo dei settori del lavoro femminile. Inoltre non si può separare la questione dell’occupazione femminile dalle questioni legate alla cura ed alla individualizzazione delle imposte e della sicurezza sociale.
Obiettivo Strategico 2.2: promuovere i diritti e l’indipendenza economica delle donne, tra cui l’accesso al lavoro e condizioni dignitose di lavoro.
Azioni
▪ La Strategia Europea per l’Occupazione deve racchiudere obiettivi specifici e mirati alla parità
di genere contenenti:
– Provvedimenti per eliminare le discriminazioni salariali e la partecipazione alle forze lavoro, più specificatamente in relazione all’accesso alla formazione, al reinserimento ed alle pensioni.
– Provvedimenti tesi ad accrescere i servizi di cura
– Provvedimenti per migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza per i lavoratori atipici, a tempo determinato e con contratti di flessibilità
– Una attenzione specifica ai provvedimenti a sostegno di gruppi di donne che subiscono
– discriminazioni multiple quali le disabili, le donne migrate ed appartenenti a minoranze
etniche, le lesbiche oltre alle anziane ed alle giovani
– Garantire un bilancio di genere nei programmi di formazione a vita, di formazione
professionale e nelle altre offerte formative.
– Incentivi ai partner sociali ed alle imprese per promuovere la presenza delle donne nei posti
decisionali
▪ Sviluppare una Strategia Europea su come incrementare il sostegno alle iniziative economiche
delle donne attraverso la promozione dell’impresa femminile in tutti i settori ed a tutti i livelli
anche attraverso politiche che sostengano il potenziale contenuto nell’economia sociale e solidale
▪ Dare maggiore visibilità a ciò che rappresenta una buona soluzione da parte femminile
nello sviluppo di soluzioni economiche miste ed alla partecipazione femminile nella
creazione di iniziative innovative in questo settore
▪ Redigere strategie Europee e lavorare con i partner sociali per garantire il rispetto delle pari
opportunità nei consigli di amministrazione delle società
▪ Riconoscere il valore economico, educativo e sociale del lavoro domestico non remunerato e
del lavoro svolto nell’ambito delle associazioni. Riconoscere anche i benefici del lavoro di cura
non remunerato sia nell’ambito della famiglia che nel settore del volontariato
▪ Garantire l’accesso paritario ai crediti e servizi bancari al fine di competere sul mercato
internazionale
2.3 Riformare i sistemi di protezione sociale in Europa
Il lavoro e le scelte o opportunità di vita delle donne differiscono spesso da quelle degli uomini; di
conseguenza i sistemi di protezione sociale non sono strutturati in maniera tale da soddisfare le loro
necessità e da fornire forme individualizzate di sicurezza sociale. Diventa, perciò, indispensabile analizzare e riformare i sistemi di protezione sociale secondo un’ottica di genere affinché tali sistemi mitighino la situazione precaria delle donne e soddisfino le esigenze dei gruppi più vulnerabili fra queste.
Obiettivo Strategico 2. 3: Adottare e mettere in atto politiche Europee in materia di protezione sociale per sostenere le pari opportunità in tutti i settori della vita
Azione
▪ Effettuare, nell’ambito del Metodo Aperto di Coordinamento in materia di protezione sociale, una
analisi ed un piano di azione strategico in merito alla riforma dei sistemi di protezione sociale a
sostegno delle pari opportunità, tra cui un piano per l’individualizzazione del diritto alla sicurezza
sociale assieme all’individualizzazione dei sistemi di imposta e di indennità.
2.4 Combattere contro l’esclusione sociale e la povertà delle donne in Europa
La povertà e l’esclusione sociale delle donne in Europa rappresenta un problema dagli aspetti plurimi che richiede risposte politiche specifiche sotto un’ottica di genere. La persistente tendenza alla femminilizzazione della povertà nelle odierne società europee indica che l’attuale cornice dei sistemi di protezione sociale e le politiche sociali, economiche ed occupazionali europee non
soddisfano i bisogni delle donne
Obiettivo Strategico 2.4: Attuare nell’UE politiche economiche, relative all’occupazione e sociali
con lo scopo di combattere il fenomeno delle femminilizzazione della povertà in Europa
Azione
▪ Stabilire finalità specifiche in relazione alle pari opportunità e obiettivi all’interno della Strategia
Europea di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, tra cui un insieme di azioni politiche a
sostegno delle coppie di fatto o dei nuclei monogenitoriali ed azioni politiche specifiche a tutela di
quei gruppi di donne a maggiore rischio di povertà e di esclusione sociale come le migranti,
le rifugiate, le donne appartenenti a minoranze etniche, le anziane, le disabili e le lesbiche
2.5 Il sistema pensionistico
Molti sistemi pensionistici degli Stati Membri riservano ancora a molte donne soltanto “il diritto alla reversibilità” basata sulla contribuzione lavorativa dei loro mariti, con il risultato che le donne costituiscono la maggioranza fra gli anziani che vivono in condizioni di povertà. Garantire una vita migliore alle donne anziane richiede un esame dei fattori strutturali che contribuiscono alle disuguaglianze negli schemi pensionistici, tra cui l’organizzazione dei servizi di cura e di conciliazione tra vita professionale e familiare, le disuguaglianze esistenti nel mercato del lavoro, le differenze salariali e le discriminazioni dirette del secondo e terzo pilastro relativo alle pensioni
Le pensioni degli Stati membri (1 pilastro) compiono discriminazioni nei riguardi delle migranti e delle rifugiate, poiché tali schemi pensionistici si basano sul periodo di tempo di residenza nel paese. In particolare essendo le donne di colore, migranti e rifugiate maggiormente occupate nei settori informali, esse hanno poche opportunità di costruirsi una pensione che rientri nel 2 e 3 pilastro e diventano da anziane a rischio di povertà. Le donne disabili, che non sono in grado di lavorare e possono contare esclusivamente sulla pensione sociale, sono soggette agli stessi rischi di povertà
Obiettivo Strategico2.5: Garantire che le riforme dei sistemi pensionistici degli Stati Membri contribuiscano alla parità tra donne e uomini
Azioni
▪ Adottare una Direttiva Europea che vieti le discriminazioni dirette nelle pensione del secondo
e terzo pilastro nonché nel settore assicurativo privato, poiché le pensioni relative a questi pilastri
si fondano su calcoli attuariali riferiti al sesso.
▪ Intraprendere, nel contesto del Metodo Aperto di Coordinamento,uno studio completo
impatto delle riforme pensionistiche sulla vita delle donne dell’UE e che tenga conto dei
seguenti obiettivi .
– L’individualizzazione del diritto alla pensione (alla sicurezza sociale e dei sistemi di imposte) al
fine di incoraggiare donne e uomini a lavorare ed assicurarsi una sicurezza economica
personale;
– Lo sviluppo di meccanismi di aggiustamento delle fattispecie lavorative collegate alle necessità
di cura dell’infanzia e di familiari dipendenti in modo tale che l’interruzione dell’impiego ed
il lavoro a tempo determinato vengano considerati ai fini dei calcoli contributivi come lavoro a
tempo determinato.
▪ Formulare raccomandazioni concrete in base allo studio su riferito al fine di rafforzare la
dimensione di genere nel Metodo Aperto di Coordinamento.
▪ Ricercare strategie che assicurino la pensione sociale per intero alle donne migranti e rifugiate
e che consentano alle migranti di trasferire i loro diritti alla pensione inerente il primo pilastro
▪ Mettere in atto strategie che assicurino uno schema pensionistico alle donne disabili con, (a
tempo determinato), o senza pensioni del 2 o 3 pilastro che possano garantire, durante l’età
avanzata, un’indipendenza economica ed evitare una loro involontaria istituzionalizzazione.
.2.6 Conciliazione tra la vita privata e professionale, i servizi di cura
L’Unione Europea ha riconosciuto in varie occasioni l’importanza per donne e uomini di conseguire un equilibrio tra la vita privata e professionale (vedi ad es la Risoluzione del Consiglio 2000/C218/02 sulla partecipazione equilibrata di donne e uomini alla vita familiare e professionale).
Rimane, tuttavia, molto da fare per cambiare le tradizionali divisioni di ruolo del lavoro domestico e per conseguire un’equa condivisione dei lavoro in casa e di cura. Questo ultimo ricade ancora sulle
spalle delle donne sia per la scarsità che per l’assenza di servizi di cura affidabili e di buona qualità.
Le statistiche dimostrano l’esistenza di un legame positivo tra l’allocazione della spesa pubblica in indennità sociali (per la cura dell’infanzia e di familiari dipendenti) e la partecipazione femminile al mercato del lavoro remunerato. La Raccomandazione del Consiglio del 31 marzo 1992 sulla cura all’infanzia ed il recente Libro Verde della Commissione sui cambiamenti demografici (COM 2005
(94) finale) riconoscono l’importanza di tali provvedimenti.
Obiettivo strategico2. 6 .1: Sviluppare in tutta l’UE misure che garantiscano l’affidabilità e l’accessibilità dei servizi di cura
Azioni
▪ Sviluppare un Metodo aperto di Coordinamento nell’ambito dei servizi di cura al fine di formulare
Raccomandazioni su come soddisfare la richiesta dei servizi di cura nell’UE (cioè
l’organizzazione ed il finanziamento della cura all’infanzia e dei familiari dipendenti), tra cui
l’individuazione di obiettivi ed indicatori precisi, entro il 2015, allo scopo di fornire sevizi
all’infanzia per il 90% dei bambini dalla nascita all’età dell’istruzione obbligatoria in tutta
l’Europa ed un sufficiente livello di modalità di cura per le persone a carico. Tutti i servizi devono
soddisfare criteri di affidabilità, accessibilità e buona qualità
▪ Garantire, attraverso una nuova Direttiva, o attraverso la revisione di quelle esistenti, diritti
e tutele specifiche in relazione alla conciliazione tra vita familiare e professionale laddove vi
siano familiari a carico (come bambini o partner disabili).
Obiettivo Strategico 2. 6. 2: Conseguire la parità nella condivisione delle responsabilità familiari tra donne e uomini in tutta l’Europa.
Azioni
▪ Sviluppare schemi di sicurezza sociale che promuovano una equa condivisione delle
responsabilità inerenti alla vita professionale e familiare tra donne e uomini, tra cui la revisione
della Direttiva 79/7 sull’attuazione progressiva del principio di parità di trattamento tra donne e
uomini in materia di sicurezza sociale al fine di estendere il diritto alla parità di genere a tutto il
settore della sicurezza sociale compresi i congedi familiari.retribuiti
▪ Revisionare la Direttiva 96/34 sui congedi parentali al fine di istituire periodi più lunghi e
retribuiti di congedi parentali da condividere in modo uguale tra i genitori. La revisione della
Direttiva dovrebbe contemplare anche altre forme di congedo familiare e garantire la titolarità
.2.7 Salute
Le condizioni di salute delle donne in Europa sono migliorate in modo significativo negli ultimi
decenni, anche se persistono alcuni fattori che ostacolano la parità anche in relazione alla salute
stessa. La persistente suddivisione dei ruoli e le disuguaglianze nelle relazioni di genere
interagiscono con altri fattori sociali ed economici, dando luogo a modalità diverse e spesso poco eque di esposizione al rischio di malattie o a diversità di accesso e di utilizzo delle informazioni m, relative alla salute, alle terapie ed ai servizi.
. Obiettivo strategico 2. 7: Integrare un’ottica di genere in tutti gli ambiti delle Politiche Europee
relative alla Sanità Pubblica
Azioni
▪ Incorporare specifici obiettivi relativi alla parità di genere nell’ambito del Metodo Aperto di
Cooperazione nel campo della salute, tra cui il rafforzamento dei programmi di prevenzione che
migliorano la salute delle donne, il finanziamento della parità di accesso ai servizi sanitari e una
formazione del personale medico che risponda alle necessità della tutela della salute ed alle
patologie femminili.
▪ Consolidare le iniziative con una dimensione di genere che si rivolgono alle malattie
sessualmente trasmesse, all’ HIV/AIDS ed alle questioni inerenti i diritti riproduttivi e
sessuali. Tutte queste iniziative devono affermare con chiarezza l’assoluto diritto di ogni donna
di decidere sul numero ed i tempi delle gravidanze.
▪ Analizzare le conseguenze della disuguaglianza di genere sulla salute delle donne, tra cui le
conseguenze della suddivisione dei ruoli negli obblighi domestici e della divisione disuguale
del lavoro domestico e di cura.
3/ Far avanzare la posizione delle donne nei posti decisionali verso il conseguimento
di una democrazia paritaria in Europa
Le donne sono ancora sottorappresentate in tutti i posti decisionali sia dell’Unione Europea che degli Stati Membri e nelle assunzioni di decisioni economiche e finanziarie. Alcune fra queste come le giovani, le disabili, le lesbiche, le migranti e le donne appartenenti a minoranze etniche sono ancor meno rappresentate. L’azione dell’UE in questo settore si è limitata ad impegni e
regole giuridicamente non vincolanti. Di conseguenza resta ancora molto da fare nel cammino
verso una democrazia paritaria
Obiettivo strategico 3. 1: Conseguire la democrazia paritaria nei luoghi di decisione politica a livello Europeo.
Azioni
▪ Adottare normative vincolanti per garantire la parità di rappresentanza di donne e uomini nella
Commissione Europea, nel Parlamento Europeo, nel Comitato Economico e Sociale e nel
Comitato delle Regioni
▪ Sostenere il coinvolgimento delle donne in politica in vista delle elezione europee del 2009,
in particolare, aiutando le reti, concedendo risorse specifiche per le campagne elettorali delle
donne candidate in modo tale da aumentare le partecipazione femminile e soprattutto la
partecipazione delle donne che appartengono a gruppi discriminati.
▪ Emendare l’Art. 2 della “Decisione in merito al Bilancio di Genere” della Commissione
nell’ambito dei Comitati e dei Gruppi di Esperti, stabilito il 19/06/00, per raggiungere
l’obiettivo del 50% di partecipazione femminile e per fissare un termine di conseguimento
dell’obiettivo stesso
▪ Promuovere la partecipazione attiva delle donne alla politica attraverso campagne pubbliche che
incoraggino i partiti politici a mettere le donne in posizioni di eleggibilità nelle liste
elettorali.
Obiettivo Strategico 3 .2: Promuovere la parità nella partecipazione di donne e uomini nei posti decisionali dei settori economici e sociali
Azioni
▪ Monitorare la piena applicazione della Direttiva sulle pari opportunità in materia di impiego
ed organizzare campagne di informazione e visibilità.
▪ Raccogliere statistiche comparabili a livello Europeo sulla partecipazione di donne e uomini
nei luoghi decisionali di ogni settore.
Obiettivo Strategico 3. 3: Raggiungere la parità tra donne e uomini nei ruoli dirigenziali
dell’ impiego nell’ ambito delle istituzioni Europee
Azioni
▪ Tutte le istituzioni Europee dovrebbero attuare misure di azioni positive in favore di quelle aree e
livelli dove le donne sono sotto rappresentate in conformità con l’Articolo 1d(77)96 del
Regolamento del Personale delle Comunità Europee dell’ 1/1/2005
▪ Attuare e sostenere programmi di “consulenza”, oltre a corsi di formazione relativi alla
costruzione di autostima e leadership, sulle relazioni con i media per le donne che lavorano
nelle istituzioni Europee
4/ Sradicare la violenza contro le donne ed implementare i diritti umani delle
donne
La violenza contro le donne è rappresentata da una serie continua di aggressioni ed atti di carattere fisico, verbale e sessuale commessi in modi diversi dagli uomini contro le donne con il fine di offendere, umiliare, intimidire e tacitare. La violenza contro le donne costituisce una delle principali barriere al conseguimento delle parità di genere ed è una violazione dei diritti umani delle donne; come per esempio nel caso dei matrimoni imposti che non dovrebbero essere più ignorati o tollerati nei paesi Europei. La violenza dovrebbe essere sempre definita secondo la definizione contenuta nell’Articolo1 della Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le
Donne che comprende tutte le forme di minaccia, danno e vessazione fisica, psicologica e sessuale
Questa sezione ha come obiettivo principale l’assunzione di tutti i provvedimenti necessari ad
individuare e sradicare la violenza contro le donne come parte intrinseca delle strategie, delle politiche e delle azioni positive in materia di parità tra i generi.
Obiettivo Strategico 4. 1: Individuare a livello Europeo strategie, politiche e risorse fondate sui Trattati dell’UE in vigore per eliminare ogni forma di violenza contro le donne
Azioni
▪ Identificare una base giuridica nell’ambito dell’odierna struttura legislativa dell’UE che si
indirizzi ad ogni forma di violenza contro le donne
▪ Far progredire la stesura della Direttiva in materia di Violenza contro le Donne che garantisce
tutela e sostegno alle donne e sanzioni per coloro che commettono la violenza.
▪ Redigere un Piano d’Azione Europeo in merito alla violenza contro le donne, con
finanziamenti specifici e che sia espressione di una conoscenza olistica delle violenza e dei suoi
legami con le questioni inerenti alla parità di genere.
▪ Riconoscere e sostenere, nell’ambito del Piano di Azione Europeo in materia di violenza contro
le donne, il ruolo delle organizzazioni femminili che lavorano dando servizi di sostegno alle
vittime, e stabilire precisi obiettivi per la fornitura di servizi alle stesse vittime .
Obiettivo Strategico 4. 2: Garantire un monitoraggio permanente e sistematico per esaminare i progressi in relazione alla lotta contro la violenza alle donne
Azione
▪ Istituire un Centro Europeo di Monitoraggio sulla violenza contro le donne
Obiettivo Strategico 4. 3: Prevenire e proteggere le donne vittime di tratta a scopi di sfruttamento sessuale
Azioni
▪ Istituire meccanismi per garantire che la dimensione di genere della tratta degli esseri umani
faccia parte di tutte quelle politiche che hanno per scopo la prevenzione e la lotta contro la tratta,
in conformità a quanto descritto nella Dichiarazione di Bruxelles
▪ Analizzare criticamente l’attuazione della Direttiva 2004/81/CE e revisionare la Direttiva
stessa al fine di garantire alle donne vittime di tratta maggiori diritti e tutele, tra cui un maggiore
diritto ad ottenere il permesso di soggiorno nel paese di destinazione, al di fuori di ogni loro
cooperazione con le autorità competenti
▪ Favorire la riduzione della domanda di servizi sessuali attraverso azioni mirate alla educazione
di al rispettose ed alla parità nelle relazioni tra donne e uomini e campagne di sensibilizzazione
dei clienti
▪ Sostenere le reti delle organizzazioni soprattutto di quelle che si occupano di assistenza alle
vittime, di riabilitazione e rimpatrio
5/ Il ruolo dell’Europa nella promozione dei diritti delle donne nel contesto
internazionale
5.1 Aiuto allo Sviluppo
Le politiche estere dell’Unione Europea ed, in particolare, le politiche di sviluppo devono riconoscere che le donne giocano un ruolo chiave nella transizione dalla povertà e che il conferimento di potere economico, formativo, politico e sessuale beneficia non solo
le donne stesse, ma anche le famiglie e le comunità nel loro insieme.
Obiettivo Strategico 5. 1. 1: Garantire che i bisogni e le prospettive delle donne siano inserite e monitorate nell’ambito della Politica di Aiuto allo Sviluppo dell’Unione Europea.
Azione
▪ Individuare dei criteri comuni sulla parità di genere in vista della redazione di piani di azione
nel contesto della Politica Europea in merito all’Aiuto allo Sviluppo. Individuare degli indicatori
comuni per monitorare l’attuazione della dimensione di genere nei piani di azione nazionali
Garantire la coerenza con le azioni individuate dal Gruppo di Lavoro delle Donne del Comitato
per l’Aiuto allo Sviluppo dell’OCSE
Obiettivo Strategico 5.1. 2: Mantenere e monitorare l’attuazione della prospettiva di genere nel seguito degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio soprattutto in relazione agli impegni dell’Unione Europea.
Azioni
▪ Gli impegni dell’UE relativi al “follow up” per il conseguimento degli obiettivi del Millennio
devono essere destinati alle donne quali beneficiari chiave di quegli aiuti che le permettono di
sviluppare adeguate infrastrutture economiche e sociali di cui potranno usufruire tutti .
▪ Garantire la prospettiva di genere e la piena partecipazione delle donne alle strategie di gestione
del debito; per assicurare, soprattutto in relazione alle strategie di riduzione del debito estero,
un impatto positivo sulle pari opportunità .
5.2 Convenzione sulla protezione e promozione dei diritti e della dignità di donne e uomini con disabilità
Obiettivi Strategici 5.2 : Garantire l’attuazione di un approccio a doppio binario nella Convenzione dell’ONU sulle “disabilità” con particolare riguardo agli impegni dell’UE in materia di uguaglianza tra i generi.
Azioni
▪ L’Unione Europea dovrebbe impegnarsi affinché le Nazioni Unite adottino un approccio di
genere a doppio binario: introducendo il mainstreaming nei vari articoli della Convenzione e
azioni positive specifiche in favore dei diritti e della promozione delle donne disabili.
▪ L’Unione Europea dovrebbe sviluppare quelle strategie che garantiscano la parità tra i generi
durante i procedimenti di attuazione e monitoraggio della Convenzione.
5.3 Politica estera e risoluzione delle crisi
In un mondo di crescente instabilità e violenza, è essenziale per la promozione ed il mantenimento della pace l’accesso paritario e la partecipazione delle donne alle strutture di potere della politica estera dell’Unione. Nonostante le donne abbiano un ruolo sempre più importante nella risoluzione dei conflitti, sono ancora poco rappresentate nei processi decisionali. Per consentire alle donne di avere una posizione paritaria nell’assicurare e mantenere la pace, bisognerà che siano in grado di avere potere politico ed economico in politica estera .
Obiettivo Strategico 5.3 : Introdurre il mainstreaming di genere nella Politica Europea di Sicurezza e Difesa in conformità con la Risoluzione 1325 dell’ONU e con la Risoluzione dell’Unione sulla partecipazione delle donne alla risoluzione pacifica dei conflitti del novembre 2000.
Azioni
▪ Garantire che almeno il 40% di donne sia compreso in tutte le missioni di riconciliazione,
mantenimento, imposizione, costruzione della pace e di prevenzione dei conflitti, comprese le
missioni di inchiesta e l’invio di osservatori che agiscono sotto la bandiera dell’Unione Europea
o degli Stati Membri.
▪ Cercare e realizzare partenariati con le ONG femminili nell’ambito della Politica di Aiuto allo
Sviluppo della Commissione Europea (ECHO), oltre a concedere aiuti e finanziamenti alle donne
per servizi specializzati come l’assistenza alle vittime di stupro e traumi derivati da violenza di
genere perpetrata nei periodi di conflitto e per la gestione del dopo conflitto attraverso l’uso di
meccanismi previsti dal diritto internazionale.
▪ In relazione alla futura Forza di Rapido Intervento dell’Unione Europea, dovranno essere
garantite le azioni seguenti:
– Redigere delle Norme e Regolamenti contenenti una chiara dimensione di genere simili al
“Codice di Condotta” delle Nazioni Unite ed a quelle dei singoli Stati Membri sugli standard di condotta del personale militare e civile di “peacekeeping” in missione in aree di conflitto armato. Tali Norme e Regolamenti dovrebbero prevedere sanzioni per la eventualità di
violazioni degli standard di condotta stessi, soprattutto in relazione a tutte le forme di
violenza di genere.
– Redigere un Codice di Condotta, ispirato al Piano di Azione proposto dal Comitato
Permanente Interagenzie per la Protezione dallo Sfruttamento e dall’Abuso Sessuale durante le Crisi Umanitarie dell’ONU, per assicurare che il personale militare e civile che lavora negli aiuti umanitari per conto dell’UE siano a conoscenza del fatte che lo sfruttamento sessuale costituisce un atto grave di violazione delle norme di comportamento che può determinare sia la cessazione del rapporto di impiego che sanzioni.
– Sostenere le organizzazioni non governative e cercare istituti che compiano ricerche sulla
partecipazione delle donne nei vari settori della politica estera a livello nazionale ed
internazionale.
5.4, Politica Esterna dell’Unione Europea
5.4.1: Immigrazione
Il numero delle donne che sono immigrate nell’Unione Europea è cresciuto rapidamente
Nell’ultimo decennio. Molte donne emigrano per ricongiungersi ai loro partner che risiedono
già nell’Unione; molte altre, invece, e sempre di più, vengono da sole per divenire la principale fonte di reddito delle loro famiglie. Negli ultimi anni, parecchi Stati Membri hanno adottato una politica di “zero immigrazione” soprattutto nei confronti dei lavoratori a bassa specializzazione, ottenendo come diretto risultato l’incremento dei clandestini impiegati in condizioni precarie. Molte di questi sono donne che lavorano nel settore dei servizi di cura e soddisfano così le necessità relative alla cura dell’Unione Europea. Gli Obiettivi dell’Aia adottati dal Consiglio Europeo per essere attuati nell’area Libertà, Sicurezza e Giustizia nel periodo 2005-2010 non contemplano la particolare situazione delle donne migranti. Di conseguenza i diritti umani, le esperienze ed i bisogni delle donne vengono ignorati dalle politiche e dal dibattito in corso in materia di immigrazione.
Obiettivo Strategico 5.4.1 : Prendere coscienza del fenomeno della femminilizzazione della immigrazione ed introdurre il mainstreaming di genere nelle politiche e nelle azioni dell’UE relative ad ogni momento del processo di immigrazione, con particolare rilievo al momento dell’ingresso e dell’integrazione nel paese ospitante
Azioni
▪ Adottare linee-guida europee ed obiettivi ed indicatori di genere concreti e mirati
nell’ambito della politica di immigrazione, tra cui azioni di sensibilizzazione a livello
nazionale che assicurino l’integrazione della prospettiva di genere nell’ambito della politica
di immigrazione ed una regolare valutazione delle stesse politiche secondo l’ottica di genere.
▪ Proporre l’istituzione di un Gruppo di Lavoro Permanente Interistituzionale con il
compito d monitorare l’evoluzione della politica Europea sull’immigrazione in un’ottica di
genere di individuare strumenti di valutazione dell’impatto di genere prima della
adozione di qualsiasi misura relativa alla politica dell’immigrazione e di conseguenza, di
applicare la rendicontazione di genere
▪ Revisionare e consolidare la Direttiva 2003/109/CE del 25 novembre 2003 riguardante lo
Status dei cittadini dei paesi terzi, concedendo, in particolare, ai familiari dei residenti di
lungo termine un permesso di soggiorno a tempo indeterminato individuale
▪ Redigere linee guida e regolamenti riguardanti i lavoratori clandestini nell’UE, tra cui coloro
che sono impiegati nei lavori di cura, garantendo loro lo status legale.
5.4.2 Asilo Politico
Obiettivo Strategico 5.4.2: Riconoscere la natura delle persecuzioni fondate sul genere e garantire protezione alle donne che fuggono dai loro paesi per questa ragione
Azione
▪ Adottare nell’ambito del processo di armonizzazione Europea dell’asilo politico, le Direttive dell’ONU su “La Tutela Internazionale – La Persecuzione fondata sul Genere nel contesto dell’Articolo 1A(2)” al fine di assistere i funzionari preposti di tutti gli Stati Membri dell’UE a
comprendere la natura ed a determinare la legittimità delle richieste di asilo presentate da donne sulla base della violenza di genere.
6. Eliminare i ruoli patriarcali e gli stereotipi di genere
Nelle culture Europee sono ancora ampiamente presenti stereotipi dannosi in relazione ruoli di genere. L’immagine femminile comprende i clichè tradizionali sui ruoli domestici e di cura o sulla sottomissione all’uomo o sull’essere considerate quale oggetto sessuale a fini, per esempio, pubblicitari. Questi stereotipi, veicolati attraverso i media o attraverso l’istruzione sono tra gli ostacoli più forti al conseguimento della parità fra i generi.
6.1 Istruzione
Assenza di parità nel potere, diffusione di ruoli e stereotipi di genere nei testi di istruzione, nelle scuole, nelle università e su mercato del lavoro costituiscono ancora degli ostacoli alla libertà di
scelta professionale ed ad una parimenti veloce crescita nelle carriere ed al percepire uguale retribuzione per parità di impiego. Le disuguaglianze di accesso all’istruzione e le importanti differenze di genere esistenti in relazione ad alcune materie, impediscono a donne e ragazze di usufruire di opportunità relative all’istruzione e di vita. Il ruolo principale che le donne hanno nella cura delle necessità familiari costituisce una delle barriere strutturali maggiori all’istruzione ed alla formazione di donne adulte
Obiettivo Strategico 6.1: Promuovere un’istruzione ed una formazione non discriminanti sulla non discriminazione in tutta l’Unione Europea
Azione
▪ Adottare una Direttiva su Donne ed Istruzione (fondata sull’art. 13 TCE) che comprenda la parità
di accesso all’istruzione ed alla formazione a vita e preveda azioni positive per la promozione
della parità di genere nelle scuole mirata agli alunni, agli insegnanti ed ai genitori nonché ai testi
ed alla metodologia pedagogica e che integri, quale tema trasversale, la parità di genere nei
curriculum accademici obbligatori. Bisognerebbe, inoltre, tener conto della diversità fra donne
nella stesura di programmi di istruzione e formazione.
6.2 Media
La proiezione continuata da parte dei media di immagini femminili degradate e negative, con particolare riguardo allo sviluppo delle nuove tecnologie di informazione e comunicazione, come internet, le reti di telefonia mobile che distribuiscono pornografia violenta, deve essere fermata.
Accesso e potere costituiscono, ancora, dei fattori importanti nell’ambito della parità di genere in relazione ai media. Nonostante una maggiore presenza delle donne nelle professioni legate alla comunicazione, resta tuttavia difficile l’accesso ai vertici e permane una forte discriminazione di genere. Inoltre, gli sviluppi nei sistemi globali di comunicazione, tra cui la concentrazione nella proprietà dei mezzi di comunicazione, la minore influenza delle reti pubbliche di trasmissione ed, in generale, la commercializzazione dell’informazione, rendono più difficile l’attuazione della parità tra i generi
Obiettivo Strategico6 .2 : applicare il mainstreaming di genere a tutte le politiche ed ai programmi Europei relativi alla società di informazione
Azioni
▪ Monitorare l’applicazione delle norme esistenti nel Diritto Comunitario sulla discriminazione
e sull’incitamento all’odio in base al sesso
▪ Studiare azioni di sensibilizzazione in tutta Europa sulla tolleranza zero nei riguardi di insulti di
carattere sessuale e di immagini degradanti di donne nei media.
▪ Proporre una Direttiva sulla parità di genere ed i media che stabilisca la cornice giuridica
Europea a completamento della legislazione in vigore e che istituisca su chiare basi il necessario
equilibrio tra libertà di espressione individuale/ libertà di espressione della stampa ed il diritto alla
parità di genere ed alla dignità umana; introducendo la formazione obbligatoria di genere nelle
scuole di formazione sulla comunicazione; sviluppando meccanismi forti mirati all’equilibrio fra
i generi per tutti i vertici nell’ambito dell’industria dei media (azioni positive, quote e l’istituzione
di comitati per le pari opportunità all’interno delle organizzazioni della comunicazione)
Obiettivo Strategico 6. 2.2 : Accrescere la partecipazione delle donne e l’accesso all’espressione ed ai vertici nei mezzi di comunicazione e nelle nuove tecnologie; far emergere un’immagine equilibrata e non stereotipata della donna nei media
Azioni
▪ Salvaguardare e sviluppare l’informazione pubblica quale strumento di comunicazione
indipendente con le finalità del servizio pubblico che prevedono attività in favore della
uguaglianza, della democrazia e dei diritti umani tra cui la parità fra i generi.
▪ Creare politiche che contribuiscano ad una maggiore parità nella partecipazione alle decisioni
Politiche, allo sviluppo ed alla progettazione ed accesso alle nuove tecnologie di
Informazione e comunicazione, prevedendo il sostegno a software gratuiti pubblici e particolari
misure che assicurino un acceso maggiore delle donne alle nuove tecnologie.