Il cammino prefissato dagli Stati Generali delle Donne già dalla Conferenza Mondiale delle donne del 2015 a Milano, sta per concludersi a Matera il 24-25 gennaio 2019. La riforma degli organismi di parità, concepita nel nostro Paese negli anni 90, ha portato ad un sostanziale impoverimento e da un eccesso spartitorio.
“Grande importanza dovrà essere annessa al problema della parità tra i sessi, che ha trovato idonee soluzioni di principio nelle legge cosiddetta di parità del 1977, ma che esige ora strumenti concreti e operativi per meglio combattere le tante discriminazioni di fatto che, soprattutto per quanto riguarda gli sviluppi di carriera, colpiscono le donne impegnate nel mondo del lavoro rendendole artificiosamente minoritarie nelle posizioni di maggiore responsabilità” (…Punto 5/7 del programma di governo presentato alle Camere il 9 agosto 1983).
Gli Stati Generali delle Donne
Il cammino prefissato dagli Stati Generali delle Donne già dalla Conferenza Mondiale delle donne del 2015 a Milano, sta per concludersi a Matera il 24-25 gennaio 2019.
Il “movimento” di donne che hanno aderito, partecipato, sottoscritto la “Carta delle donne” scaturita in quel contesto, è oggi chiamato a fare il punto sulle questioni fondamentali tracciate da quel programma per passare dalla fase di attenzione attiva a quella concretamente propositiva.
Ciascuna lo voglia dunque, è sollecitata a fornire un contributo originale sui temi sollevati al fine di arricchire o convalidare quel patto.
Con la metodologia democratica che ha contraddistinto fino ad ora l’operato degli SGD, si avverte dunque la necessità di partecipare e supportare il Movimento con il proprio contributo.
La trasversalità di appartenenza garantisce la piena autonomia del pensiero.
Riflessioni
Le priorità appaiono essere, oggi come sempre, il lavoro (con tutti gli ambiti collaterali: parità salariale, formazione, mobbing ecc) e la violenza (esercitata nel privato, nel pubblico e nel lavoro ecc.)
Quest’ordine non risulta sostanzialmente cambiato negli ultimi decenni.
Senza fare troppa dietrologia ma per registrare una data di memoria storica, si può partire dalla Dichiarazione e dal Programma di Azione, adottati dalla quarta “Conferenza mondiale sulle donne per la uguaglianza, lo sviluppo e la pace”, svoltasi a Pechino dal 4/15 settembre 1995.
Quella Conferenza segnò il passaggio dalle politiche della parità alla consapevolezza che “per raggiungere l’uguaglianza di diritti e di condizione è necessario riconoscere e valorizzare la differenza del genere maschile e femminile; valorizzare dunque l’esperienza, la cultura, i valori di cui le donne sono portatrici”, (Livia Turco allora presidente della CNPO).
Il Programma di azione indicava gli obiettivi strategici e le iniziative che i Governi e tutti gli attori economici e sociali dovevano assumere e realizzare.
I concetti chiave:
GENERE E DIFFERENZA: EMPOWERMENT; MAINSTREAMING.
Pari opportunità, potere e responsabilità nei centri decisionali, un rinnovamento della pratica istituzionale di governo in una prospettiva di genere.
Economia e lavoro
– Promuovere i diritti e l’indipendenza economica delle donne, accesso all’occupazione adeguate condizioni
– Facilitare l’accesso paritario delle donne alle risorse, ai mercati e al commercio
– Fornire servizi professionali, formazione e accesso ai mercati, informazioni e tecnologie al fine di eliminare la segregazione professionale e tutte le forme di discriminazione nel lavoro
– Permettere agli uomini e alle donne di conciliare responsabilità familiari e responsabilità professionali
Ad oggi, pur considerando i progressi avvenuti, gli SGD evidenziano che i tassi di disoccupazione sono ancora preoccupanti e che non si riscontra la possibilità di creare nuove opportunità di lavoro per le donne.
Nella Pubblica Amministrazione sono in corso piani triennali di Azioni positive fino al 2019-2020):
“Il Piano individua misure specifiche per eliminare in un determinato contesto le forme di discriminazione eventualmente rilevate.
Obiettivi generali delle azioni sono: garantire pari opportunità nell’accesso al lavoro, nella progressione di carriera, nella vita lavorativa, nella formazione professionale e nei casi di mobilità; promuovere il benessere organizzativo e una migliore organizzazione del lavoro che favorisca l’equilibrio tra tempi di lavoro e vita privata; promuovere all’interno dell’amministrazione la cultura di genere e il rispetto del principio di non discriminazione).
Ma nel settore privato l’esperienza delle “mitiche” “azioni positive” non hanno fatto registrare passi rilevanti nel mercato del lavoro.
Le buone pratiche aziendali restano più ricordi che fatti. Dunque resta aperto un interrogativo su quali misure potrebbero essere suggerite o adottate.
“Un ruolo importante potrà essere messo in atto da sistemi di nuovo welfare aziendale. Per raggiungere l’uguaglianza, le aziende devono trasformare le buone intenzioni in azioni concrete e più decisive. La diversità di genere deve diventare una priorità aziendale: occorre colmare le lacune di genere nelle assunzioni e nelle promozioni, soprattutto all’inizio del processo lavorativo in cui le donne sono spesso trascurate. Significa adottare misure più audaci per creare una cultura rispettosa e inclusiva, in modo che le donne, e tutti i dipendenti, si sentano al sicuro e supportati sul lavoro”(Isa Maggi).
Violenza contro le donne
– Adottare misure concertate per prevenire ed eliminare la violenza nei confronti delle donne
– Studiare cause e conseguenze della violenza contro le donne e l’efficacia di prevenzione
– Eliminare la tratta delle donne e assistere le vittime delle violenze legate alla prostituzione e alla tratta
La terribile esplosione di questa violenza nel nostro Paese è stata denunciata dagli SGD che hanno dato vita ad un importante progetto #panchinerosse. L’installazione di una panchina rossa in memoria delle tante vittime di femminicidio è stata l’occasione per una riflessione e un’assunzione di responsabilità di molte amministrazioni, di cittadini e scuole.
Una campagna attiva di sensibilizzazione e promozione per una cultura diversa e rispettosa delle differenze. A testimonianza di questi numerosi eventi gli SGD hanno pubblicato una raccolta nel libro “#panchine rosse”.
Sempre più corpo prende l’esigenza di potenziare i centri antiviolenza e le case rifugio (molti dei quali a rischio chiusura) nonché ripensare la legislazione nel merito.
Conclusioni
I dati a disposizione indicano ancora situazioni di grave criticità.
Eppure l’atteggiamento generale rispetto alla politica femminile e alle istanze che essa pone, non suscita particolare “simpatia” né sostegno. Le valutazioni fornite spesso in modo generico e superficiale, insieme alla disinformazione e mancanza di storicizzazione della questione femminile, rivelano un profondo vuoto culturale da colmare.
La “rivoluzione” ma anche il pensiero femminista/femminile, hanno portato una ricchezza di analisi, proposte e potenziale umano di cui il nostro, come tutti gli altri Paesi, si è avvalso nei momenti di emergenza economica-sociale ma anche di rinascita e crescita complessiva.
Le questioni inerenti la parità salariale, uguale possibilità di carriera, il superamento attitudinale, gli orari lavorativi, i tempi di conciliazione, la necessità di servizi alla lavoratrice con incombenza familiari ecc., sono state al centro delle analisi e delle richieste provenienti dall’universo donna già dagli anni ‘70.
Ad oggi, 2018, in un contesto decisamente diverso e migliore, pure e nonostante, al fondo le richieste appaiono essere immutate o similari..
Dunque c’è da chiedersi cosa e perché si sia opposta tanta resistenza alla soluzione di queste condizioni.
Chi ha interesse a mantenere queste differenze e discriminazioni?
Ma anche quanto le donne hanno saputo fare valere e rappresentare le loro richieste?
Esiste la necessità di un confronto tra elaborazione e concretezza da farsi tra le forze disponibili a tutti i livelli.
Un altro esempio di come si possano perdere le occasioni con dolo riguarda le Istituzioni e gli organismi di parità creati in seguito alle varie direttive europee negli anni 80/90.
Esse appaiono desuete ed necessario un ripensamento-ammodernamento.
La riforma degli organismi di parità, concepita nel nostro Paese negli anni 90, ha portato ad un sostanziale impoverimento e da un eccesso spartitorio.
Accolte a suo tempo con grande soddisfazioni ma private successivamente dell’autorità e dell’autonomia, ogni iniziativa è stata resa inutile. Esse appaiono necessitare di un ripensamento e ammodernamento come tutti gli altri organismi decentrati a livello regionale, comunale e territoriale.
Sarebbe altresì necessario che tutte le realtà femminili in movimento, sviluppassero un’ulteriore confronto in sede di un tavolo comune di riflessione al di sopra di schemi egoistici, di collaborazione più che di appartenenza.
E’ consuetudine storica ma ancora radicata che, davanti ai bisogni del Paese, le donne mostrino una generosità ed uno spirito di sacrificio non indifferente.
Le donne, in particolare le più giovani, saranno parte integrante delle trasformazioni indotte dalla globalizzazione, dalla tecnologia, da tutte le grandi trasformazioni che questo secolo promette.
Per questo è impensabile che questa debolezza di genere permanga nei secoli dei secoli.
di Marta Ajò
pubblicato su Dols, 29/10/2018