Il 2017 è iniziato con una toccante messaggio di papa Francesco sulla nonviolenza. Ci sono interessanti iniziative già in atto per educare al reciproco rispetto. Iniziative volte a prevenire la violenza di genere attraverso l’educazione, che, in prospettiva, potrà prevenire anche ogni altra forma di violenza
121 sono stati i femminicidi nel 2016. E anche oggi è stata registrata un'ulteriore aggressione.
Per curare la violenza di chi perpetra un femminicidio serve un processo lungo di educazione all’affettività. E c’è chi ci prova.
A Parma ci sta provando l’Associazione centro antiviolenza, che da ottobre a dicembre 2016 ha organizzato con successo un corso di formazione per il personale docente delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie e per educatori ed educatrici del territorio. Il precorso, dal titolo “Cultura delle differenze e prevenzione della violenza” ha vista la partecipazione di oltre cento persone. È stato condotto insieme a Maschile plurale e patrocinato dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia- Romagna.
Molto interessanti i temi affrontati: superare ruoli stereotipati, riconoscere e considerare i valori delle differenze di genere…
Maschile plurale ha avviato da tempo un percorso di cambiamento per uomini, perché lo stereotipo del “maschio dominatore”, che usa la violenza per imporsi, è una gabbia anche per loro. Una prigione alienante.
A Roma ci sta provando Stefania Catallo, fondatrice del Centro antiviolenza Marie Anne Erize di Tor Bella Monaca e Ambasciatrice del Telefono Rosa.
Anche per lei la cultura è alla base del cambiamento: «Abbiamo desiderato creare un posto che non fosse il classico Centro antiviolenza, pur conservandone le funzioni. Abbiamo anche un laboratorio culturale. E credetemi, da noi ce ne è molto bisogno».
Oltre a percorsi di autostima per le donne vittime di violenza, il centro antiviolenza accoglie anche uomini che desiderano liberarsi dalla violenza che li domina.
La trasformazione culturale coinvolge anzitutto le famiglie, ma non solo. Per questo Stefania Catallo ha recentemente lanciato una petizione “Partiamo dall'educAZIONE per una nuova generazione“; invita gli uomini a “metterci la faccia” per liberarsi dallo stereotipo violento.
Ha poi indirizzato una petizione anche alla ministra dell’educazione, Valeria Fedeli, perché: «nei programmi scolastici, già a partire dalle scuole elementari, venga introdotta l'educazione all'affettività. Chiediamo che essa venga inserita come materia di studio».
di PM, ComBonifem