UN'ALTRA VIOLENZA

da | Nov 28, 2021 | Donne e violenza di genere

di Sonia Berti

Nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne un appello ad agire arriva dalla rete internazionale Talitha Kum. Dal 2009 impegnata per librare le donne dallo sfruttamento della tratta in tutti e 5 i continenti, hanno accesso i riflettori su un altro tipo di violenza.

L’appello – rivolto alle suore, alla Chiesa cattolica, ai leader di tutte le religioni e ai governanti – chiede di muoversi secondo 4 obiettivi principali: “curare le vittime; guarire le ferite psicosociali e spirituali; empowering dei sopravvissuti e delle persone a rischio; rigenerare la dignità umana. In altre parole creare un cambiamento a lungo termine per eliminare il sistema alla radice”, che sia di sottomissione, di oppressione, di traffico. In fin dei conti, tutto questo è violenza.

Le richieste sono rivolte non ai leader religiosi, ma anche a governi, cittadini, alle organizzazioni della società civile e alle università per un'azione sistemica che contrasti la tratta e lo sfruttamento. Solo nel 2020 Talitha Kum si è presa cura di oltre 15.000 sopravvissute e circa 170.000 persone hanno beneficiato di attività di prevenzione e formazione contro la tratta.

Dall’America Latina all’Africa, dall’Asia all’Europa, l’impegno delle religiose anti tratta è instancabile e durante l’incontro – la rete anti-tratta delle suore di tutto il mondo Talitha Kum, l'Unione Internationale delle Superiori Generali e il Global Solidarity Fund hanno lanciato una chiamata all’azione globale contro la tratta “Care against traffiking” – si sono susseguite anche numerose testimonianze.

Da quella di Carmen Ugarte Garcia, rappresentante di Talitha Kum per l’America Latina, che racconta la difficoltà di combattere la tratta durante il lockdown, dove il fenomeno era diventato virtuale, e ancora più clandestino.
A quella di Yvonne Clémence Bambara, coordinatrice per l’Africa di Talitha Kum, che racconta di come qui tutto nasca da promesse di un buon lavoro in Europa e finisca invece in schiavitù nei bordelli delle città minerarie.
E ancora la responsabile per l’Europa, suor Luisa Puglisi, che racconta di donne raccolte dalla strada e incanalate verso percorsi di miglioramento: per alcune è utile trovare un lavoro, per altre è meglio focalizzarsi sul superamento del trauma.

In senso più ampio, quello che chiedono le religiose della Uisg è di “promuovere un’economia della cura e della solidarietà” perché oltre a integrare e includere socio-economicamente le sopravvissute, è necessario creare modelli di business e consumo etici e responsabili che ne annullino le cause.

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