Vecchi nonni, nuovi protagonisti?

da | Apr 21, 2011 | Editoriali

Non si può dire che  il nostro Paese non sia privo di contraddizioni.

Assistiamo infatti, da un lato, alla crescita del gravissimo problema del precariato e della disoccupazione giovanile , dall’altro al proliferare di un sempre più consistente numero di under 60,  pensionati, anziani che, arrivati in quell’età in cui dovrebbero trovare, se non la pace, almeno il riposo meritato, continuano o devono continuare a lavorare in vari modi per sostenere, per l’appunto, i loro giovani. In che modo?

Parliamo certo di sostegno economico, ma non è il solo; essi sono il perno su cui si basa anche l’accudimento dell’infanzia all’interno della famiglia.

Il governo della nostra società che dovrebbe prevedere e provvedere, infatti, ad una adeguata accoglienza in strutture per l’infanzia, asili, scuole, mense, centri sportivi ecc., a portata di “tasche” delle famiglie, si basa molto sul sostegno familiare non costruendone in misura sufficiente e spesso non adeguate per numero e qualità preferendo lasciare proliferare un giro d’affari privato che lucra sulla necessità delle famiglie stesse. Strutture private che appartengono ancora a classi di cittadini privilegiati, non certo ai precari o ai disoccupati che spesso non sanno dove tenere i figli. Ed ecco entrare in gioco la grande risorsa: i nonni.

Non quelli tramandati dalla letteratura, che raccontano fiabe e che trasmettono i loro antichi saperi, niente affatto! La società  è cambiata e sta cambiando in modo talmente veloce da obbligare i nonni a rivedere il proprio ruolo e ad assumere atteggiamenti diversi dalla funzione patriarcale, forse un po’ stereotipata, del nonno portatore di saggezza e cultura: figura d’altri tempi tipica di una società prevalentemente contadina

I nonni di oggi sono quelli che si fanno carico dei nipoti come se fossero figli, della fatica del crescerli, di accudirli, di vestirli, di accompagnarli, di dare loro sostegno psicologico e compagnia, che si accollano, infine, la quasi totale responsabilità fisica della crescita del bambino.

A questi cittadini anziani, che a loro volta avrebbero, in alcune circostanze, bisogno di essere essi stessi aiutati, si chiede invece, come una sorta di “canto del cigno” delle loro risorse umane, di compiere questo sforzo nell’interesse delle famiglie, dei loro figli e nipoti.

A giudicare da quello che si vede in giro sono pochi a sottrarsi.
Fuori dalle scuole sono moltissimi gli anziani che vanno a prendere i bambini, i parchi e le strade  pieni di passeggini trascinati, trainati, spinti da anziani. Tutto questo avviene con il loro consenso, c’è da pensare, dal desiderio di stare vicino ai nipoti, dalla voglia di prolungare il senso della paternità e della maternità, dimostrare la possibilità di farcela ancora…l’elenco potrebbe essere in progres.

Ma quando si parla con loro, viene fuori tutta la stanchezza, la rassegnazione, la tristezza, di dover fare un lavoro inadeguato alle loro forze fisiche e spesso materiali. Un sacrificio vero e proprio fatto per amore.

Fino a spengersi. E fino a quel momento “di gloria” in cui tutti sentiranno la mancanza del loro servizio gratuito, non avranno diritti su quei nipoti tanto amati e accuditi ma solo doveri, ordini da eseguire, regole da rispettare, tranne le loro da nessuno riconosciute.

Eppure l’Italia, grande Paese amante della famiglia ha indetto, con la legge 159 del 31 luglio 2005, la Festa dei nonni “quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale”.

E le leggi come si comportano in questo contesto? Esistono norme che regolano il rapporto fra nonni e nipoti?
Nel nostro ordinamento non vi è una disciplina specifica e sistematica della relazione nonni-nipoti. Il mantenimento non è un dovere diretto dei nonni, i quali però hanno il dovere di “fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinché possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli” quando i genitori non hanno i mezzi sufficienti per mantenerli. I compiti educativi, di cura, istruzione ed educazione sono per legge interamente demandati ai genitori.
Tuttavia, da tempo la giurisprudenza in varie occasioni ha riconosciuto anche il valore rilevante sia affettivo che educativo del rapporto nonni – nipoti, e ha affermato che “l’interruzione dei rapporti fondati su tale legame familiare può trovare giustificazione solo in presenza di gravi e comprovate ragioni” (Cass. 1998 n. 9606). Quindi esiste il principio secondo il quale un corretto esercizio della potestà genitoriale non può comportare un divieto dei rapporti nonni – nipoti senza ragioni serie e provate.

La frequentazione tra i nonni ed i nipoti dovrebbe essere tutelata, nell’interesse di entrambi, anche quando il rapporto della coppia si sciolga e  gli equilibri possono cambiare ed interferire in quel legame affettivo profondo. I nonni possono rivolgersi al Tribunale per i Minorenni (art. 333 e 336 c.c.), quando l’atteggiamento di ostilità e di chiusura nei loro confronti è così grave da concretizzare un vero e proprio pregiudizio per il bambino. Si tratta di una norma che vale sempre, non solo nel momento dello scioglimento della coppia. Ma sappiamo purtroppo che nei fatti non sempre è così e non sempre le leggi vengono rispettate.

E’ notizia di questi giorni che in Inghilterra ci si avvia a rivedere alcune norme ormai obsolete del diritto di famiglia, considerando la desolante tendenza, all’atto della separazione dei coniugi, a chiudere i rapporti anche con i rispettivi parenti, impedendo in questo modo ai nonni di compiere il loro dovere, fondamentale nell’educazione dei più piccoli. 

Il diritto di famiglia, in Inghilterra come in Italia, infatti, non garantisce alcun diritto ai nonni, nonostante rappresentino sempre di più un sostegno alle giovani famiglie, dal punto di vista economico e come babysitter.

In quello Stato, dunque, si lavora per tutelarli meglio mentre in Italia la Cassazione li esclude dalle cause lasciando che la battaglia per il diritto ai nipoti, divenga infinita. E i nonni, comunque, hanno la pazienza, a tempo indeterminato, dell’età matura.

 

Dols